Doriano Annibale, Emanuela Ceccon e Manola Bettio
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Ogni esposizione che vede
protagoniste le opere di Emanuela Ceccon e Doriano Annibale costituisce un evento non
esattamente ripetibile in quanto tempo e spazio vi operano determinando variazioni: il
luogo (spazio), il momento della giornata e la durata della mostra (tempo), influenzano la
scelta e la disposizione delle opere che quindi, lungi dallessere quali appaiono
semplici oggetti-quadro, sono elementi di una installazione, dettagli di una scenografia,
pensieri di un discorso, riflessioni, approfondimenti, interrogativi.
I lavori su tela di Emanuela e Doriano propongono porzioni del corpo che di solito non
vengono colte per loro stesse, ma solo come parti collegate allintera persona; i
temi delle loro opere si staccano quindi dai consueti contenuti pittorici e si offrono
come una specie di ossessione feticista. Labile il confine tra grafica, fotografia e
quadro nelle opere dei due artisti, apparentemente dipinte a pennello, di fatto elaborate
col computer, strumento interessante per le molteplici possibilità di sperimentazione e
mezzo duttile adatto a favorire la ricerca.
La loro pittura digitale tuttavia, pur utilizzando i mezzi della tecnologia, mantiene il
rigore delle regole pittoriche con protagonista la figura umana: le porzioni di nudi, gli
ingrandimenti di parti del corpo, i particolari dei ritratti, sono osservati con
locchio abituato alla classicità, con lo sguardo educato alla visione che sa
ritrovare anche nelle immagini contemporanee larmonia e la plasticità antiche (non
a caso Emanuela Ceccon lavora come restauratrice di dipinti su tela, tavola e su
affreschi).
Mantenute le radici che consentono una sicurezza di temi e composizione, Emanuela e
Doriano si spingono oltre quando propongono lo svilupparsi della loro "pittura"
in gesto, il gesto in danza. Si realizza così un rapporto tra immagine e realtà in cui i
corpi giocano liberi nello spazio uscendo dalla tela che li imprigiona. Questo gioco
ambiguo di contaminazione con altri linguaggi artistici, rivelatore della necessità di
superamento di quanto potrebbe ancora essere considerato datato in certe opere, permette
di andare oltre i temi rappresentati e di trasformare limmagine digitale in
unesperienza di sensazioni ed emozioni. Nasce così il connubio dei due artisti con
la danza, praticata in passato e con la quale hanno mantenuto sempre contatti attraverso
numerose esperienze; e tale connubio si attua attraverso linteressante
collaborazione con il gruppo della coreografa Manola Bettio, una delle ideatrici del Jazz
Dance Studio di Mestre.
Alle performers Marta Inclimona e Chiara Vittadello che hanno offerto una intensa
interpretazione in occasione dellinaugurazione dello stand allEsposizione
"Arte Europa Reggio" nel dicembre 99, si sono affiancate da circa un anno
con delicata sensibilità interpretariva congiunta ad una freschezza e naturalezza del
gesto, Elisa Frasson, Sara Granzotto e Laura Talon, proponendo nella coreografia
"Frammenti", ideata sempre dalla bravissima Manola Bettio, una ricerca che
esplora "materia e spirito", "corpo e anima".
Tramite tra pittura e movimento, il gruppo gioca un ruolo di primo piano nei confronti dei
fruitori e diviene la chiave di lettura delle opere. Ci si accosta così, grazie a loro,
al gusto per il dettaglio e la precisione che animano la ricerca artistica di Emanuela e
Doriano e si riesce ad entrare in più stretto contatto con le opere esposte affrontando
le immagini proposte dalle tele non solo con limpegno razionale richiesto dalla loro
complessità, ma con sguardo libero di giocare con i suoni, con i colori, con i gesti ed
infine con la realtà e la fantasia.
La pittura sposa allora il multimediale, rivelandoci la strada che i due artisti hanno
iniziato a percorrere e a scoprire. |