Lunedì 15 maggio 2000
ore 19,48. Mi trovo nell’autobus che porta a Venezia; si è concluso,
con la lezione di oggi, il mio primo incontro con quella strana idea che
si chiama Astronomia.
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È una serata
limpida, tersa, con una luminosità così forte, nonostante l’ora, da far
quasi pensare di trovarsi in un paese metafisico, anziché nel grigio
percorso che porta fuori Mestre.
Alta nel cielo, ancora chiaro, troneggia una luna quasi piena che sembra
essere di materia trasparente, e m’invita, direi quasi automaticamente, ad
una riflessione: che cosa può spingere delle persone della più disparata
età e dai più diversi interessi a ritrovarsi, con una frequenza mensile,
ad ascoltare ma soprattutto a restare affascinati da quella sorta di favola
eterna, antichissima e nello stesso tempo assolutamente contemporanea che
parla della nascita e dello studio dell’evoluzione dell’universo?
Ovviamente avremo tante risposte quante sono state le persone che hanno con
costanza seguito le lezioni del professor Tegon.
Andiamo con ordine. Non vi è mai capitato di passare una notte di settembre
in un rifugio di montagna a 2500 metri? Non vi è mai capitato di restare
per quasi un’ora, con il naso all’insù con sopra la testa la Via Lattea
che sembra quasi stia per precipitarvi addosso?
Bene, a me è capitato lo scorso settembre e il destino ha voluto che poco
tempo dopo iniziasse il "corso" d’Astronomia presso la scuola
Giulio Cesare organizzato dell’Associazione culturale "Nicola Saba"
e tenuto dal professor Tegon del Circolo Astrofili di Marghera. Poiché due
più due fanno ancora quattro (non si sa ancora per quanto), eccomi iscritto
ed ansioso di partecipare alla prima lezione prevista nel mese di novembre.
Il Programma è davvero promettente. Le stelle (a novembre), la gravità (a
dicembre), l’evoluzione delle stelle (a febbraio), le nebulose (a marzo)
per finire con le galassie (a maggio).
Ed eccoci alla prima lezione: eravamo davvero numerosi, e forse non molto
consci di ciò che costituisce l’oggetto di studio dell’astronomia, che,
anche se trattato con l’indispensabile semplicità, non può essere
disgiunto dalle basi fondamentali di tutte le discipline scientifiche, in
altre parole lo studio di fenomeni fisici tendente a determinare leggi
matematiche che ne spieghino i meccanismi.
L’attesa di molti partecipanti, infatti, fu delusa; probabilmente si
aspettavano di uscire dall’aula ed essere in grado di distinguere,
guardando il cielo, i Gemelli da Orione o da Cassiopea o di identificare
Arturo o Sirio.
Così la prima lezione con i primi approcci all’orientamento ci vede
subito alle prese con ascensione retta, declinazione, linea ecliptica, per
poi passere alle caratteristiche delle stelle con Magnitudini assolute,
apparenti, black body, equilibri termodinamici, spettrografi, leggi di Wien,
fino a spiegare il meccanismo di produzione d’energia del sole e di tutte
le stelle: la fusione atomica.
Gli argomenti sono certamente tosti, ma proprio per questo estremamente
stimolanti, tant’è che si presenta immediata la necessità di ricercare
qualche libricino che, magari con un po’ di sintesi, aiuti a ritrovare il
bandolo della matassa.
Ed è credo, l’innesco
di tale stimolo a cercare di saperne di più sull’argomento, il maggiore
risultato che un tale tipo di attività scientifico-divulgativa deve tendere
ad ottenere: aprire una finestra che si affaccia su nuove conoscenze.
Alla seconda lezione si registra la prevedibile "morìa infantile"
che comporta da una parte la defezione di alcuni compagni di corso, dall’altra
il rafforzamento della volontà di continuare nella "ardua
impresa" nei tenaci superstiti!
E così lezione dopo lezione si affrontano i vari argomenti scoprendo le
leggi della gravità, che consentono di mantenere ogni cosa al suo posto in
tutto l’infinito spazio; comprendendo la grandezza della mente di Einstein,
che con la sua teoria della relatività ha aperto la nuova era scientifica;
ascoltando il professor Tegon parlare di supergiganti e nane bianche e
sentire quanti miliardi di stelle formano una galassia e di quanti miliardi
d’anni luce sia esteso l’universo; e scoprire che quando vediamo il
tremolio di una stella stiamo guardando milioni d’anni indietro nel tempo
perché tanto ci ha impiegato quel tremolio luminoso per arrivare a colpire
il nostro occhio.
Una riflessione finale: la conoscenza di ciò che esiste nello sconfinato
universo, al di là di qualunque credo laico o religioso, non può non
riflettersi su quello che è il centro del pensiero umano, cioè la
finalità della nostra esistenza e il rapporto che l’uomo ha con se stesso
e il mondo che lo circonda.
Con la consapevolezza che costituiamo veramente un infinitesimo frammento di
questo universo senza fine(?).
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