Assistendo alle lezioni
di filosofia del Prof. Stoppani tante domande e tanti perché mi sono
frullati in testa, ora cercherò di spiegare con parole semplici quello
che per me vuol dire filosofia.
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Che
cos’è la filosofia? Questa è
una domanda notoriamente difficile. Uno dei modi più facili per rispondere
è quello di dire che la filosofia è ciò che i filosofi come Platone,
Aristotele, Descartes, Hume, Kant, Russel, Wittgenstein ecc. esprimevano con
i loro scritti. Ma probabilmente questa risposta non è di grande aiuto per
chi sta appena iniziando lo studio della filosofia, e non abbia dunque letto
nulla di questi autori.
I filosofi esercitano un’attività di pensiero e riflessione su temi
esistenziali di fondo quali il senso della vita e dell’universo. Essi
inoltre analizzano e chiariscono concetti importanti.
Riguardo a quali genere di cose i filosofi producono argomenti? Spesso
esaminano credenze che la maggior parte di noi dà generalmente per
scontate. Si preoccupano di questioni legate a ciò che si potrebbe
genericamente chiamare «il significato della vita»: questioni riguardanti
la religione, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, la politica, la
natura del mondo esterno, la mente, la scienza, l’arte e numerosi altri
argomenti. La maggior parte delle persone, per esempio, vive la propria vita
senza interrogarsi sulle proprie convinzioni fondamentali, come il fatto che
uccidere sia sbagliato.
Ma perché è sbagliato? Ed è sbagliato in tutte le circostanze? E in ogni
caso, che cosa significa «sbagliato»? Queste sono domande filosofiche.
Molte delle nostre credenze, una volta esaminate, risultano avere solidi
fondamenti, ma alcune non li possiedono. Lo studio della filosofia non solo
ci aiuta a riflettere in modo chiaro sui nostri pregiudizi, ma ci aiuta
anche a chiarire quali siano esattamente le nostre credenze. In questo
processo la filosofia sviluppa la capacità di argomentare coerentemente su
una vasta gamma di questioni.
Ogni serio studio della filosofia comporterà inoltre una combinazione di
analisi tematica e di studio storico, poiché se non conosciamo gli
argomenti e gli errori dei filosofi precedenti non possiamo sperare di
portare alcun contributo sostanziale alla disciplina. Senza qualche
conoscenza della storia, i filosofi non potrebbero fare progressi;
continuerebbero a commettere gli stessi errori, inconsapevoli del fatto che
sono già stati commessi. Molti filosofi, inoltre, elaborano le loro teorie
osservando che cosa c’è di sbagliato in quelle dei filosofi precedenti.
Si dice talvolta che studiare la filosofia non sia di nessuna utilità
perché tutto ciò che i filosofi fanno è di starsene lì a cavillare sul
significato delle parole. Sembra che essi non raggiungano mai nessuna
conclusione importante e che il loro contributo sia pressoché nullo. I
filosofi moderni stanno ancora discutendo degli stessi problemi che avevano
interessato gli antichi greci. Sembra perciò che la filosofia non sia in
grado di cambiare nulla e che lasci tutto così com’è.
Quali sono dunque le ragioni che inducono a studiare la filosofia? Un
importante motivo per studiare la filosofia è che tratta di questioni
fondamentali che riguardano il significato della nostra vita. Molti di noi
in qualche momento della propria esistenza si sono posti delle domande
filosofiche. Perché siamo qui? Esiste una prova dell’esistenza di Dio? Le
nostre vite hanno uno scopo? Che cos’è che rende qualcosa giusto o
sbagliato? Potremmo in qualche caso essere giustificati al di là delle
leggi? La nostra vita potrebbe essere solo un sogno? La mente è distinta
dal corpo, o siamo esseri puramente fisici? Come progredisce la scienza? Che
cos’è l’arte? E così via.
La maggior parte di coloro che studiano filosofia pensa che sia importante
che ciascuno di noi esamini tali questioni. Alcuni sostengono anche che una
vita che non sia passata attraverso un simile esame non sia degna di essere
vissuta.
Un’altra ragione sta nel fatto che la filosofia è utile in un’ampia
varietà di situazioni e sfere essenziali. Molte persone che studiano
filosofia applicano le loro abilità filosofiche in campi molto diversi come
la giurisprudenza, la programmazione di computer, la consulenza aziendale, l’amministrazione
pubblica, il giornalismo – tutti lavori in cui la chiarezza di pensiero
costituisce un grande vantaggio -. I filosofi usano inoltre le conoscenze
che possiedono sulla natura dell’esistenza umana quando si dedicano alle
arti; parecchi filosofi hanno avuto infatti successo anche come romanzieri,
critici, poeti, registi e drammaturghi.
Un’ulteriore motivazione per lo studio della filosofia è che per molti si
tratta di un’attività piacevole anche se è spesso descritta come una
disciplina difficile.
Molti filosofi però sono pessimi comunicatori delle proprie idee. Talvolta
ciò dipende dal fatto che sono interessati a raggiungere solo un uditorio
molto ristretto di lettori specializzati (i termini specialistici possono
essere utili per evitare di dover spiegare concetti particolari ogni volta
che sono usati). Alcuni usano un gergo inutilmente complicato che confonde
coloro che non vi sono abituati, altri usano espressioni latine anche quando
sono disponibili formule italiane equivalenti perfettamente adeguate. Questo
fa sì che la filosofia sembri una materia molto più difficile di quanto
non sia realmente. Ma, sebbene lo studio della filosofia possa illuminare
questioni fondamentali riguardo alla nostra vita, essa non fornisce niente
che possa dare un’interpretazione completa della vita, ammesso che una
cosa del genere possa esistere. Questa materia non è un’alternativa allo
studio dell’arte, della letteratura, della storia, della psicologia, dell’antropologia,
della sociologia, della politica e della scienza. Queste diverse discipline
si concentrano su aspetti differenti della vita umana e forniscono
conoscenze di tipo diverso.
Ci sono aspetti della vita che sfuggono all’analisi filosofica e forse ad
ogni altro tipo di analisi. Pensavo che la filosofia mi rivelasse il
significato della vita e mi spiegasse ogni aspetto delle nostre complesse
esistenze, ma così non è.
Ogni filosofo dà un’interpretazione sua. È importante perciò non
aspettarsi troppo dalla filosofia.
VIA
ALEARDI – Parallela fra Via Cappuccina e Corso del Popolo.
Aleardo
Aleardi – Poeta (Verona 1812-1878), Prese parte, nel 1848,
alla difesa della Repubblica Veneta e fu due volte imprigionato dal
governo Austriaco, a Mantova nel 1852 e a Josephstadt (Boemia) nel
1859. Insegnò a Firenze estetica e storia dell’arte; fu deputato
e senatore. Giunto al successo con le Lettere a Maria (1846),
vide crescere rapidamente la sua popolarità, che raggiunse l’apice
con la pubblicazione dei Canti (1864); altrettanto rapido fu
il suo declino, determinato dalla reazione di fine Ottocento al tipo
di romanticismo cui s’ispira la poesia dell’Aleardi, come quella
del Prati; la critica odierna, pur mostrandosi più benevola, non si
è mai spinta fino a una rivalutazione totale. Nel mondo poetico
aleardiano si avverte la lezione del Foscolo, sia sotto l’aspetto
contenutistico (amore e patria sono per l’Aleardi motivi poetici
fondamentali), sia nei riguardi dello stile; manca la tensione
foscoliana, per cui il motivo patriottico è indebolito e alterato,
mentre il tema amoroso scade sul piano d’uno sfocato
sentimentalismo. Ma accanto al falso c’è un vero Aleardi: è il
«poeta di bontà e malinconia» – come lo definì il Croce –
che, nel Monte Circello (1856), canta l’accorata nostalgia
dei mietitori abruzzesi nella desolazione delle paludi pontine; è
il poeta della storia, che nelle Antiche città italiane marinare
e commercianti (1856), rivela una così viva capacità di
rievocazione storica da giustificare l’attributo di precursore
della poesia carducciana, su toni che troviamo in Prima storia
(1857), I tre fiumi (1857), Un’ora della mia giovinezza (1858),
Sette soldati (1861), Canto politico (1862) e Fuochi
dell’Appennino (1863). Al Carducci, come al Foscolo, si
ricollega, in tono minore, l’Aleardi, per la cura dello stile e l’attenzione
prestata alla struttura metrica e musicale.
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