Il corso di spagnolo,
iniziato lo scorso anno, sta andando alla grande. Sempre più numerosi
sono gli iscritti per cui è stato necessario aprirne uno nuovo per i
principianti.
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Sono entrata per
la prima volta alla "Giulio Cesare" in una calda giornata di
luglio, in un momento particolare della mia vita. Mi avevano indicato questa
scuola come "polo dell’educazione permanente degli adulti".
Dietro queste parole altisonanti, speravo mi si aprisse qualche possibilità
di inserimento; magari insegnando italiano agli stranieri, pensavo. Lì ho
incontrato il prof. Stoppani, uno di quei professori speciali che si trovano
nelle scuole nelle calde giornate di luglio. Gli ho spiegato cosa sapevo
fare e gli ho presentato la mia richiesta.
"Insegnare italiano è impossibile perché fa parte dell’insegnamento
curricolare, mi ha spiegato, però ci sarebbero numerose richieste per un
corso di spagnolo…"
Lo spagnolo è una lingua che ho sempre amato, sonora, gioiosa e nel
contempo aspra e forte, come la terra di Spagna. Ho accettato. In ottobre la
prima lezione.
Sono entrata con una certa titubanza, nascosta da un brioso ¡Hola, qué
tal! Era la prima volta che mi trovavo a operare in una situazione "non
scolastica", senza la "corazza" di programmi ufficiali,
registri, voti, esami ….
È iniziata, così, un’esperienza che non esito a definire entusiasmante.
Dopo aver illustrato il mio metodo, che mirava alla comprensione di testi e
alla comunicazione, pur con i necessari "puntelli" grammaticali,
siamo partiti. Approfittando di una certa affinità dello spagnolo con la
nostra lingua, abbiamo subito introdotto brevi dialoghi, che più tardi si
sono trasformati in gustose scenette, letture, piccole composizioni. E non
ci siamo limitati alla lingua!
Periodicamente abbiamo esaminato qualche aspetto della cultura spagnola:
alcuni poeti, Neruda, Machado, García Lorca (la cui lettura ci ha fatto
trascorrere alcune ore di tensione emotiva assieme ai corsisti che
frequentano il corso di poesia del prof. Stoppani); e poi canzoni, e la
"scoperta" di un compositore, Manuel de Falla, e di un regista,
Carlos Saura, attraverso la magia, la musica e il flamenco de "El amor
brujo". Inoltre, con la collaborazione dei corsisti e dell’associazione
Saba, abbiamo costituito una piccola biblioteca di libri in lingua spagnola.
Insomma, un’esperienza che ci ha arricchito tutti, me per prima. L’entusiasmo
e l’impegno di persone desiderose di apprendere per se stesse, svincolate
da fini pratici immediati, quali il diploma o il lavoro, ha dato una
dimensione nuova al mio insegnamento e mi ha permesso di gustare
intensamente il piacere di condividere con altri le mie conoscenze.
Alla fine dell’anno, una corsista mi ha detto: "Mi sento commossa a
pensare che, non più giovanissimi, possiamo ancora imparare, cantare,
leggere poesie insieme. È un grande regalo!"
E abbiamo concluso il nostro corso con una canzone cilena, composta e resa
famosa da Violeta Parra:
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