Letteratura
Alfred Nobel, la ricchezza e la nobiltà dell’animo.

a cura di Speranza Visentin e Graziella Naccari

Tutti sanno cosa sia il premio Nobel ma pochi, forse, associano questa prestigiosa onorificenza al nome di un chimico svedese inventore di una sostanza divenuta celeberrima per la sua grande utilità ma anche per il suo terribile potere distruttivo: la dinamite. Questo esplosivo ha indubbiamente contribuito moltissimo al progresso dell’umanità (basti pensare alla sua applicazione nella costruzione di gallerie, ferrovie e strade), ma come tutti i ritrovati scientifici si porta dietro il grosso rischio di essere malamente usata. Un problema che lo stesso scienziato percepì in modo pressante dentro la sua coscienza, tanto da gettarlo in una crisi esistenziale di non piccola portata.

Alfred Nobel nel 1866 mise a punto una miscela di nitroglicerina e argilla che assumeva caratteristiche diverse e più manipolabili, che chiamò dinamite. La sua scoperta, meno pericolosa da maneggiare ma altrettanto efficace, conseguì un successo immediato. L’ingegnere svedese, per non lasciarsi sfuggire l’occasione di sfruttare il suo ritrovato, fondò in tutto il mondo alcune società per fabbricare e sperimentare l’esplosivo, accumulando così una fortuna considerevole.
Alfred Nobel, morì a San Remo il 10 dicembre 1896: quando il suo testamento fu aperto si scoprì che l’ingegnere aveva stabilito che i redditi della sua immensa fortuna fossero devoluti al finanziamento di cinque premi, che ben presto sarebbero diventati i più importanti del mondo, anche grazie all’Accademia che li distribuisce (quella di Stoccolma).

Tre di questi premi sono destinati a ricompensare ogni anno le più grandi scoperte nel campo della fisica, della chimica e della medicina.

Un altro è destinato a uno scrittore e il quinto a un personaggio o a un’organizzazione che abbia operato in modo particolare per la pace nel mondo e per la fraternità dei popoli.

Di seguito vengono riportati i sei premio Nobel per la letteratura italiana del ‘900.
Giosuè Carducci (1835 - 1907)
Nacque nel 1835 a Valdicastello nei pressi di Lucca. Studiò presso la Scuola Normale di Pisa, dove ottenne il diploma in magistero. Parlare oggi di Carducci è una sfida non facile, lontano da tutto ciò che impregna la vita attuale. Ma se è vero che la poesia ha un valore eterno allora si può avanzare la tesi che Carducci fu come le sue fonti all’origine della stessa. La natura, il cosmo, l’universo, il paesaggio, le città, fu pittore e scultore di immagini e uomini.
Le Odi barbare e le Rime nuove ne sono sensibile testimonianza.
Avendo manifestato un’erudita e dinamica personalità, egli rimase la più grande figura letteraria Italiana nell’ultima parte del diciannovesimo secolo.
Nel 1906 ricevette il Premio Nobel per la Letteratura Non solo in considerazione del suo profondo sapere e per gli studi critici, ma soprattutto come un contributo all’energia creativa, freschezza di stile, e forza lirica che caratterizzano i suoi capolavori poetici.
Grazia Deledda (1871 – 1936)
Nata a Nuoro nel 1871 Grazia Deledda si rivelò giovanissima, scrittrice d’istinto, e la sua opera feconda è strettamente legata alla sua terra, la Sardegna, i cui paesaggi e costumi sono, nei romanzi e nelle novelle protagonisti più ancora dei personaggi; i quali ultimi tuttavia, sono osservati con amorosa attenzione. Il romanzo più letto e tradotto della Deledda Canne al vento, contribuì in modo significativo a guadagnarle quella stima che nel 1926 le procurò il premio Nobel per la letteratura.
Luigi Pirandello (1867 – 1936)
Nel 1867 nacque a Girgenti (oggi Agrigento).
Nel 1887 Pirandello entrò all’Università di Roma e poi si trasferì all’Università di Bonn dove ricevette il Dottorato in Filologia Romana. Nel 1891 rivoluzionò le moderne tecniche teatrali, creando un grado di immediatezza e coinvolgimento che prima non esistevano. La sua influenza è sentita, tra gli altri, da scrittori come Jean Anouilh, Jean-Paul Sartre, Samuel Beckett, Eugène Ionesco, Jean Genet, Eugene O’Neill e Edward Albee. I suoi lavori includono romanzi, centinaia di brevi storie e circa quaranta commedie, molte delle quali sono scritte in dialetto siciliano. Le sue novelle e il suo teatro sono ora radunate - le prime col titolo Novelle per un anno, il secondo Maschere nude in una raccolta unica che comprende altresì tutti i suoi romanzi, da Il fu Mattia Pascal a L’esclusa, a Uno, nessuno e centomila. Nel 1934 Pirandello ricevette il Premio Nobel di Letteratura, Per il suo audace ed ingegnoso modo di rifiorire l’arte teatrale e drammatica. Morì a Roma il 10 dicembre del 1936.
Salvatore Quasimodo (1901 – 1968)
Nato a Modica provincia di Siracusa nel 1901 compì studi irregolari, ma nutriti di umanesimo, e influenza decisiva ha avuto su di lui lo studio amorevole delle lingue classiche, particolarmente del greco. Di lui alcune opere principali quali: Ed è subito sera, Giorno dopo giorno, Il falso e vero verde, Dare avere.
Traduttore di squisita sensibilità, è un poeta complesso, passato attraverso esperienze d’arte diverse e talora contrastanti, ma con una umanità e sensibilità ben definite.
Nel 1959 ha avuto il Premio Nobel per la poesia.

Eugenio Montale (1896 - 1981 )
Nasce a Genova il 12 ottobre del 1896. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza tra Genova e Monterosso, luoghi e paesaggi divenuti poi essenziali per la sua poesia.
Di salute malferma, compie studi irregolari, nutrendo una forte passione, oltre che per la letteratura e la poesia, anche per il canto.
Nel 1925 pubblica, proprio per le edizioni di Gobetti, il suo primo libro di poesie, Ossi di seppia.
Nel 1975 ricevette il Premio Nobel della Letteratura Per la sua caratteristica poesia che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il segno di una visione della vita senza illusioni.

 

Dario Fo (1926). Nato nel 1926 a Leggiuno - Sangiano Varese -, attore e autore teatrale. Nella sua opera comica si fondono felicemente fantasia clawnesca e satira politica. Le sue opere principali: Il dito nell’occhio, Mistero, Morte accidentale di un anarchico, Il Fanfani rapito. Nel 1997 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, per avere emulato i giullari del Medio Evo, flagellando l’autorità e sostenendo la dignità degli oppressi.
Dario Fo,
si legge nel comunicato ufficiale della Fondazione Nobel, con un misto di riso e di serietà ci apre gli occhi sugli abusi e le ingiustizie della società, aiutandoci a collocarli in una prospettiva storica più ampia.