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Il Cile, grande stato dell’America del Sud... |
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di Stelio Fenzo |
Del Cile, grazie ai miei ricordi scolastici, sapevo che questo paese del Sudamerica era un grande produttore di rame e di guano (concime derivante da escrementi e cadaveri di uccelli marini). E niente più.
Santiago
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Sapevo sì che in questo lontano paese vivevano, e vivono, alcuni miei cugini con i quali di tanto in tanto ci scrivevamo. Si trovavano là poiché negli anni cinquanta si erano trasferiti per lavoro nel Nuovo Mondo. Nell’aprile del 2005 io e mia moglie siamo stati invitati per il matrimonio di una giovane della famiglia. Allora cercai di fornirmi di notizie su quel lontano Paese che, credo, ben poche persone conoscono.
Il Cile. Grande stato dell’America del Sud, lungo le coste del Pacifico con capitale Santiago. Confina con il Perù e con la Bolivia a Nord e a Nord Est; con l’Argentina ad Est ed ad Ovest è bagnato dall’Oceano Pacifico. La lingua parlata è lo spagnolo che qui è chiamato castellano. La moneta è il peso cileno. Dopo un viaggio in aereo di circa 22 ore, tra volo e soste, sorvolando infine la catena delle Ande ed il monte Aconcagua (circa 7000 metri s.l.m.) siamo atterrati a Santiago che si trova ad un’altitudine di 800 metri e qui cominciò il nostro . . . Sogno cileno.
Santiago. Guidati dai nostri cugini abbiamo cominciato con la visita alla capitale Santiago, metropoli di 6.000.000 d’abitanti (su una popolazione di circa 15.000.000 in tutto il grandissimo Paese). La città è stata fondata nel 1541 dal conquistador spagnolo Pedro de Valdivia che rimase affascinato dal paesaggio verde e fertile di questa valle chiusa tra due maestose catene montuose. La battezzò Santiago del Nuevo Estremo in omaggio all’apostolo san Giacomo e alla sua terra natale, l’Estremadura.
Nel corso degli anni la città si è trasformata nella metropoli odierna caratterizzata da un traffico automobilistico intenso tanto che per attraversarla ci vogliono ore. Nel 2005, proprio nei giorni della nostra visita, è stata inaugurata un’autostrada sotterranea (sotto il fiume Mapocho) lunga all’incirca 30 km, costruita da un’impresa italiana. Il percorrerla abbrevia i tempi, ma è molto costosa. Grattacieli, che hanno poco da invidiare da quelli statunitensi, si susseguono ai lati delle vie (avenidas) dell’enorme città che si estende per ben 40 km da est ad ovest e 35 da nord a sud.
Il costo della vita in Cile è molto conveniente per noi italiani. L’euro è ben apprezzato. Lo stipendio medio per un funzionario raggiunge raramente l’equivalente in pesos di 300 €.
Però è da tener presente che solo il 10% della popolazione gode di questo, diciamo, benessere. La povertà è dilagante specie in certi quartieri, ma non soltanto, perché dopo le 10 di sera è pericoloso percorrere le strade di Santiago. La modernissima e splendida sotterranea chiude per sicurezza i cancelli alle 10 e 30 di sera e durante il giorno in parecchi quartieri bisogna essere molto prudenti nel percorrerli. La polizia di stato (carabineros) è quasi inesistente o finge talora di non esserci ed i quartieri più in si dotano di servizi di polizia privati. Interessanti sono i musei fra i quali ci rimase indimenticabile il MUSEO CHILENO DE ARTE PRECOLOMBINO che (inaugurato nel 1981) raccoglie testimonianze della vita delle popolazioni primitive, coprendo un periodo che va dagli inizi dell’arte ceramica e tessile in America fino all’arrivo dei conquistatori europei. Toccante è stata la visione del palazzo della Moneda che risvegliò in me tristi ricordi riportandomi all’anno 1973 quando l’allora Presidente Salvador Allende dopo un sanguinoso golpe militare condotto dal generale Augusto Pinochet, fu trucidato. Per inciso, dopo un lungo periodo di dittatura seguito da un breve intervallo di democrazia, attualmente il Cile è condotto, democraticamente, da Michelle Bachelet figlia di un generale fedele di Allende, Alberto Bachelet, morto nel 1974 a causa delle torture subite in carcere.
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La casa di Pablo Neruda
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Il clima. Situato nell’emisfero sud il Cile ha le stagioni invertite rispetto alle nostre: è inverno in luglio e agosto, estate in gennaio e febbraio. Il clima in questa città è incantevole quindi all’epoca del nostro soggiorno eravamo nel loro autunno, quindi un periodo che non ci permetteva di poter visitare il sud fino alla Patagonia. Dovevamo tenerci nella parte settentrionale del Paese che del resto offre paesaggi che, seppur diversi, sono altrettanto eccezionali per la flora che grazie alla condizione termica cresce con una rigogliosità unica. Un pino, ad esempio, che nell’Europa del Nord da cui è originario per raggiungere l’altezza media di una quarantina di metri impiega circa quarant’anni, in queste regioni ce ne mette una decina.
Valparaiso e Vigna del Mar. Fummo accompagnati allora, dopo un veloce, purtroppo, giro per Santiago, a Valparaiso e Vigna del Mar.
Lungo l’autostrada ci colpì la visione di sconfinate distese di vigneti ben più vaste di quelle che vediamo lungo le nostre campagne. Un mio cugino che ci faceva da guida allora ci mise al corrente della storia dei vini cileni. Il tutto comincia quando nel 1551 il conquistador spagnolo Francisco de Aguirre pianta la prima vigna in Cile. Obiettivo: produrre il vino per la celebrazione della messa. Passano i secoli e passano le messe e nel frattempo i vigneti si estendono a tal punto da fare concorrenza, per quantità e bontà, al vino spagnolo.
Nella seconda metà del XIX secolo un certo Silvestre Ochagavia importa alcuni ceppi francesi provenienti dalla regione di Bordeaux e li acclimata in queste valli ai piedi delle Ande.
Una fortuna. Le vigne crescono abbondanti e rigogliose. Alla fine di quel secolo la filossera distrugge le vigne francesi. La situazione si capovolge ed i vigneti cileni ricambiano il favore prestando soccorso a quelli francesi.
Le vigne malate vengono sostituite con nuovi ceppi provenienti d’oltre oceano che sono immuni dai parassiti e, come dicono gli specialisti, non essendo innestate possiedono una longevità tre o quattro volte superiore a quelle delle viti innestate europee. Ma non soltanto di viti sono piene quelle campagne. Ogni genere di frutta cresce in maniera che potremmo definire ingigantita, ma non così rigonfia come talora appare quella esposta nei nostri negozi. Del resto questo l’abbiamo potuto constatare nei centri commerciali dove notammo che pur essendo di aspetto superiore come grandezza e varietà la frutta in vendita lì, è soltanto di seconda o terza categoria, essendo la prima destinata al commercio estero. Oltre che per ragioni di clima ciò è dovuto a ferrei controlli alle dogane effettuati affinché nel Paese non entrino o.g.m. con la stessa severità ed impegno con cui viene impedita l’introduzione delle droghe.
Sulla strada per Valparaiso ci soffermammo a visitare la singolare casa di Pablo Neruda che si affaccia sull’Oceano Pacifico.
Si tratta di una strana costruzione piena di bizzarri cimeli, un po’ dannunziani davvero, che il poeta aveva raccolto durante la sua vita. Dentro troviamo oggetti, cianfrusaglie e gli arredi i più svariati; polene e strumenti nautici abbondano in ogni luogo in una confusione volutamente divertita e divertente.
Accanto alla casa c’è la sua tomba.
Questo grande poeta e scrittore (il cui vero nome era: Neftalì Ricardo Reyers Basoalto), secondo premio Nobel (1971) cileno, nacque nel 1904 e scomparve nel 1973, sotto la dittatura dell’odiato Pinochet.
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Vulcano Licancabur
Museo arqueologico
Padre le Paige
Crani modificati
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Il deserto di Atakama. I nostri cugini del Nuovo Mondo ci avevano preparato una grande sorpresa. Avevano organizzato un’escursione nell’incantato deserto di Atakama al nord del Cile. Partendo dal secondo aeroporto di Santiago, quello in altre parole per i voli interni, la mattina del 10 d’aprile, siamo scesi dopo circa un’ora di volo a Calama, città sperduta nel bel mezzo del deserto e che si trova a 2250 metri d’altitudine. Questo perché essendo la nostra ultima meta i geyser del Tatio a 4300 metri, è consigliato acclimatarsi gradualmente agli sbalzi d’altitudine.
Calama non possiede nulla di straordinario, ma è un punto di passaggio obbligato per raggiungere e visitare San Pedro de Atakama.
San Pedro de Atakama. Splendido villaggio nascosto in mezzo ad un’oasi in pieno deserto.
Negli ultimi anni è diventato uno dei principali poli turistici del nord del Cile, con molti ristoranti, alberghi e agenzie di viaggi. Fortunatamente il centro del villaggio, con gli edifici in argilla (adobe) ad un solo piano, è stato dichiarato monumento nazionale, per preservarlo da qualsiasi cambiamento.
San Pedro de Atakama è il punto di partenza ideale per le escursioni nel deserto e l’Altipiano, verso l’ammaliante valle de la Luna, le lagune popolate da fenicotteri rosa del salar di Atakama, il campo geotermico dei geyser del Tatio, i vulcani Licancabur e Lascar ed il famoso osservatorio Cerro Paranal.
Il villaggio possiede un fascino incredibile: casette basse in argilla, viuzze sterrate, una tranquilla piazza alberata, il tutto con il sontuoso sfondo del vulcano Licancabur.
Di notte, allontanandosi un po’ dal centro, è un’emozione stupenda osservare il cielo.
Lo spettacolo è magnifico! Avevamo quasi dimenticato che lassù ci sono così tante stelle!
Trovarsi a San Pedro e non visitare il Museo arqueologico Padre le Paige è impossibile. Si tratta di una moderna costruzione dove sono raccolte le antiche testimonianze delle popolazioni del salar (salina) di Atakama, dai primi cacciatori fino alle complesse influenze delle civiltà tiwanaku (Bolivia), inca e spagnola.
Il Museo fu fondato nel 1965 da Padre Gustavo Le Paige. Si tratta di una delle più belle collezioni del Cile. Missionario belga, padre Le Paige arrivò nel 1955 a San Pedro con la mansione di parroco. Qui si appassionò all’archeologia e nel corso di 25 anni accumulò una grande quantità di tesori.
L’Universidad Catòlica del Norte ha deciso di aprire questo museo per esporre gli oggetti da lui raccolti. Detto questo, va precisato che Le Paige non gode di un consenso unanime: alcuni gli rimproverano tra l’altro, di essersi preso poca cura delle cose da lui trovate.
Nel museo scopriamo la descrizione geologica dell’Alta Puna (il deserto, la quebrada canyon, o l’oasi), risorse animali e vegetali. I primi cacciatori, l’età della pietra tagliata ecc.
Un’occasione per conoscere le piante dell’Atakama: il chanar (che fornisce la farina per il pane, la quinoa (una specie di riso da minestra), l’algarrobo o carrubo (che produce una specie di fagioli), la rica-rica (erba medicinale). Tra i punti forti del museo ci sono le superbe mummie di adulti e bambini, alcune disposte nella loro urna funeraria. Si possono anche vedere alcuni impressionanti crani che venivano volutamente deformati per sottolineare le differenze sociali.
In apposite bacheche possiamo vedere strumenti e tecniche per l’inalazione di allucinogeni, tavolette scolpite per raccogliere la polvere. Infine si passa a visitare la sala del tesoro dell’Atakama: gioielli in oro, collane di pietra, kero (vasi da libagione) di influenza inca.
Mummie di adulti e bambini |
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Las Tres Marias
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La Valle de la Luna. A 10 km da San Pedro troviamo questa splendida valle, con paesaggi proprio lunari, nascosta nella magnifica cordillera de la Sal. La cordillera (cordigliera o gruppo di sistemi montuosi) si è generata per l’accumularsi orizzontale di materiali sottili (arena, argille, sali) che si sono modificati per i movimenti della crosta terrestre. L’azione del vento e dell’acqua sopra questa formazione geologica ha dato origine ad una sequenza di colline che somigliano ad un soffietto di fisarmonica. Un esempio di questo fenomeno lo abbiamo in quella specie di scultura, che incontriamo nel nostro cammino, chiamata: Los vigilantes o Las Tres Marias. La forma richiama tre persone in atto di preghiera. Questa composizione è la testimonianza degli intensi processi di erosione e logorio delle rocce. La sua struttura è di ghiaia, argille, salgemma e quarzo. L’età di questa formazione rocciosa risale a circa un milione di anni fa. Nel cratere centrale si estende una maestosa duna di sabbia percorrendo la quale, con non poca difficoltà, anche data l’altitudine, abbiamo assistito ad uno spettacolo di grande bellezza: il tramonto sulla valle. Indimenticabile!
Girando lo sguardo attorno a noi possiamo vedere i coni di numerosi vulcani alle pendici dei quali, ci hanno riferito, si trovano i più alti osservatori astronomici del Cile e forse del mondo. In questa nazione c’è una legge che obbliga le città a fornire le fonti d’illuminazione notturna di dispositivi che non emettano luce verso il cielo evitando in tal modo l’inquinamento luminoso.
Toconao. Piccola oasi a 30 km da San Pedro con 500 abitanti circa. Le case sono costruite con una pietra vulcanica (liparite) proveniente da una vicina cava: una particolarità che aggiunge al luogo un fascino speciale.
L’attività della gente del luogo, i cui tratti somatici sono quelli caratteristici delle popolazioni andine, è un artigianato di tessitura delle lane che sono qui ricavate dall’allevamento delle vigogne e dei lama.
Qui la lana viene lavorata su telai tradizionali e alcune persone utilizzano ancora le spine di cactus come ferri da maglia. Caratteristiche sono le piccole botteghe dove vengono venduti multicolori maglioni, tappeti e sciarpe di lana di alpaca o lama. Alcuni artigiani vendono statuette scolpite nella pietra vulcanica.
Il Salar de Atakama. A sud di San Pedro, subito dopo Toconao, l’accompagnatore ci ha portato a visitare il salar de Atakama immensa depressione salina di 300.000 ettari. E’ il più grande salar del Cile. Le immense distese di sale assumono, secondo il momento, riflessi ocra, rosa e beige, per effetto della sabbia trasportata dal mare. Le croste di sale tormentate, le piccole onde rugose, quasi pietrificate, formano un rilievo assolutamente unico.
L’escursione permette di ammirare questa strana distesa di lagune dai colori indescrivibili, cangianti con il passare delle ore.
La laguna Chaxa è una riserva protetta dalla Conaf, centro di nidificazione dei fenicotteri rosa. Per vedere i famosi flamencos (fenicotteri) rosa le guide suggeriscono di arrivare il mattino presto: noi siamo stati fortunati perché abbiamo potuto filmarne parecchi pure di pomeriggio inoltrato.
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I Geyser
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I Geyser del Tatio. Per andare a vedere questa regione del deserto di Atakama che si trova a 4300 metri d’altitudine, a 96 km da San Pedro, bisogna calcolare tre ore di strada. E le strade a queste quote non sono delle più confortevoli. Inoltre bisogna avere degli accorgimenti particolari. Attenzione al mal d’altitudine. Le raccomandazioni sono sempre le stesse: gesti misurati, respirare lentamente, portare con sé acqua, zucchero o qualche pastiglia di glucosio.
Di norma quest’escursione viene fatta alla fine del soggiorno in modo da permettere al fisico di abituarsi progressivamente all’altitudine.
Noi, con l’accompagnatore, a bordo di una Land Rover, siamo partiti da San Pedro verso le quattro del mattino con lo spettacolo della notte stellata nel deserto. Il paesaggio varia di continuo in funzione dell’altitudine.
Verso le otto siamo arrivati sull’altipiano dei geyser e il paesaggio che apparve ai nostri occhi fu una visione da inferno dantesco.
La vista dei geyser è impressionante soprattutto all’alba: il contatto dell’aria ancora fredda con il caldissimo vapore che fuoriesce dai geyser crea, per condensazione, alte colonne dai bellissimi colori grazie alla presenza di diversi minerali. Un posto magico.
Il deserto attorno lascia a poco a poco spazio ai rilevi ed alla vegetazione tipica dell’altopiano: montagne ricoperte d’erba giallastra.
Prima di scendere dalla Land Rover la nostra guida ci ricordò di coprirci bene giacché al di fuori dell’automobile c’era una temperatura di dieci gradi sottozero. Cosa che verificammo appena discesi e che ci convinse a risalire in fretta al tepore della macchina.
Lo farà con tutti i viaggiatori, in ogni caso ci fece un grande effetto l’accompagnatore quando scese dalla macchina con un contenitore che poi avremmo appreso pieno di uova crude; si avvicinò ad una piccola polla gorgogliante, lo immerse per alcuni minuti quindi risalì in auto e ci offerse delle caldissime uova sode!
Per far passare il tempo onde dar modo alla temperatura esterna di diventare più mite, la guida ci fece girare per l’altipiano dove potemmo osservare delle bellissime famiglie di vigogne brucare i bassi cespugli d’erba d’alta quota.
Potemmo anche ammirare un fenicottero rosa che, come ci raccontò la guida, si era smarrito durante l’ultima emigrazione e che aspettava la successiva stagione delle migrazioni per riunirsi al suo gruppo.
Verso le dieci del mattino, il sole riscaldando l’aria fece scomparire quasi del tutto la magia delle fumate dei geyser e ci permise di scendere dall’auto ed avvicinarci alle polle ribollenti prestando attenzione a dove mettevamo i piedi poiché vicino ai geyser il terreno è scivoloso ed ogni anno accadono incidenti, talora mortali a causa dell’impossibilità di raggiungere, date le distanze, un pronto soccorso. In una polla molto grande d’acqua tiepida abbiamo potuto vedere turisti immergersi e nuotare mentre all’esterno la temperatura, pure essendosi mitigata, era ancora intorno a zero gradi. Durante il ritorno la guida ci fece notare sulle rocce ai lati della strada dei disegni scolpiti sulla pietra (petroglifi) risalenti a parecchi secoli, se non millenni, fa. Chiu-Chiu. Nel primo pomeriggio abbiamo attraversato il solitario, piccolo villaggio CHIU-CHIU, ora semideserto. Con una piazza dall’aspetto grazioso, con la chiesa dedicata a San Francesco tipicamente coloniale. Aspetto massiccio, muri di mattoni di terra spessi un metro. Soffitti in assi di legno di cactus, porte fatte con listelli dello stesso legno, legati tra loro con corde di cuoio.
Laguna Inca Coya. La guida volle portarci a vedere questa strana laguna che più che una laguna appare come un lago dalla forma perfettamente circolare. Ci raccontò che per cercare di conoscerne la profondità fu invitata la troupe di Auguste Piccard, famoso per le sue esplorazioni in batiscafo nella profondità degli oceani. Si fermarono alla profondità di 800 metri non essendo forniti, in quell’occasione, di cavi di lunghezza superiore. Quindi probabilmente doveva trattasi del cratere di un vulcano riempito di acqua dolce proveniente da qualche sorgente sotterranea.
Pukara di Lasana. Passammo accanto a questa fortezza india, a 10 km, da Chiu-Chiu, in fondo ad un canyon. Costruita nel XII secolo e ben restaurata. Lungo la strada, le rupi sono ricoperte di pictoglifos, pitture rupestri.
Caspana. Transitammo per questa splendida oasi a 3000 metri di altitudine, abitata da una comunità india molto unita che ha a cuore la propria tranquillità con coltivazioni a terrazze sui pendii del canyon.
San Pedro de Atakama. Un po’ intontiti per i momenti che quella giornata ci aveva riservato, alla fine ci ritrovammo a San Pedro.
Quella sera, era il 13 di aprile, uscimmo per l’ultima volta a farci una scorpacciata. . . di quel cielo che sarà difficile dimenticare.
Calama. Il giorno seguente siamo ritornati a Calama dal cui aeroporto siamo partiti per far ritorno a Santiago. Dopo 22 giorni il nostro sogno cileno si stava concludendo.
I nostri parenti desideravano che ci soffermassimo ancora, ma i biglietti aerei scadevano e non volevamo approfittare.
A malincuore li salutammo dall’aeroporto internazionale Arturo Marino Benitez con la promessa, che speriamo di mantenere, di accettare il loro invito di far ritorno in Cile nel mese di gennaio di un non troppo futuro anno, per visitare con loro la Patagonia.
. . . QUIEN SABE ? ! ? !
P.S.: E’ stato per me assai piacevole scrivere queste pagine. Mi si è offerta la possibilità di vivere nuovamente momenti indimenticabili rivedendo i filmati ripresi laggiù per ricostruire, il più fedelmente possibile, quel viaggio straordinario. Ancora una cosa: Se andiamo in qualsiasi agenzia di viaggi in Italia, troviamo proposte per Cuba, Brasile, Perù, Equador ecc, ma niente per il Cile. Chissà perché? |