Come
è immediatamente evidente il termine “balcanizzazione” deriva da
Balcani, la regione (o penisola) che si estende dal Mar Nero all’Adriatico.
Fra fine ‘800 e inizi ‘900 quella zona, dalla realtà assai complicata
sotto il profilo etnico e religioso, sottoposta a numerose pressioni esterne,
fu particolarmente “calda”: non solo i paesi, di recente indipendenza,
che la formavano erano internamente turbolenti, ma anche i loro reciproci
rapporti erano infuocati. In rapporto alle condizioni della penisola balcanica
durante questo periodo, nei giornali britannici viene coniato il termine
to balkanize, col significato - registrato già nel 1931 da
Alfredo Panzini - di “ridurre un paese alle condizioni di disordine e violenza
[...] usuali negli Stati balcanici”. Un importante dizionario francese,
il Robert, dà al sostantivo balkanisation il significato
di “spezzettamento politico d’un paese, d’un impero” e ne data la comparsa
al 1920 circa in relazione ai Balcani e la sua estensione ad altre aree
del globo addirittura al 1966. Oggi, sfogliando l’ultimo Zingarelli, noi
italiani possiamo leggere alla voce balcanico, oltre al primo significato
che si riferisce ovviamente a tutto ciò che è relativo alla
penisola balcanica, un secondo che recita: “caotico, violento, secondo
la maniera di governo ritenuta tipica degli antichi stati balcanici”. E
chi vuol capir, capisca.