a cura di Bruno Seibezzi e Aldo Tomasella

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 Giovedì 20 aprile: in mattinata partenza da Venezia per Catania con volo Alpi Eagles.

Arrivati all’aeroporto di Catania Fontanarossa iniziamo il nostro giro turistico della Sicilia accompagnati da una guida locale ma soprattutto dal nostro entusiasmo e dalla voglia di godere di quanto questa straordinaria isola italiana sarà capace di farci ammirare.

Costantemente controllati a distanza dal maestoso vulcano Etna che dall’alto dei suoi 3000 e passa metri incute in tutti noi ammirazione e rispetto ci muoviamo verso la provincia di Messina per visitare Taormina un autentico gioiello incastonato nella costa orientale siciliana.

Secoli di storia rendono questa cittadina una testimonianza dell’arte greca e romana tra le più interessanti. Visiteremo il teatro greco del III secolo a.C. e il prospetto della Naumachia reperto romano tra i più importanti dell’isola. Altre notevoli mete sono la duecentesca Cattedrale e l’ex Convento di S. Domenico, i Giardini Naxos importante centro religioso e commerciale al tempo della Magna Grecia, alcuni tratti della cinta muraria e i resti del tempio di Afrodite, infine il Museo Archeologico dove sono raccolti reperti ritrovati nei fondali delle acque antistanti.

Lasciamo il mare e ci avviamo su verso il più grande vulcano attivo d’Europa. Abbiamo detto attivo perché l’Etna si muove, brontola, erutta fiumi di lava con frequenza e si modifica continuamente. Apre crateri nuovi, fa così da sempre e nonostante ciò l’uomo non fugge, continua a vivere sotto il vulcano, a costruire e a coltivare agrumeti e vigneti. E’ una civiltà che prosegue nel tempo la sua lotta con la natura.

Lasciamo anche il vulcano tutto preso dal suo instabile umore e ci trasferiamo a Siracusa dove passiamo la nostra prima notte siciliana. Appagati da quanto visto e al tempo stesso impazienti di quanto potremo vedere l’indomani.

Venerdì 21/04 intera giornata a Siracusa. Sorge sulla costa sud orientale della Sicilia. Il nucleo antico è situato nell’isolotto di Ortigia, collegato alla terraferma da un ponte. Nasce intorno al 733 a.C. su cinque quartieri: (Ortigia, Acradina, Tiche, Nespoli, Epipoli). Ci rimangono i resti dei Templi di Apollo e di Giove, la latomia del Paradiso con il famoso Orecchio di Dionisio e la grotta dei Cordari. L’Anfiteatro Romano, la Fonte Aretusa celebrata da Virgilio, il Teatro Greco che Cicerone definì Maximum. Monumenti più recenti sono: il CastelloManiace, il Duomo e il Tempio dorico di Atena. Anche qui sono evidenti le tracce lasciate dalle varie dominazioni che si sono succedute attraverso i secoli. Dai Greci ai Romani prima di Cristo, poi i Vandali, i Goti, i Bizantini, gli Arabi e i Normanni. In epoca più recente Siracusa seguì le sorti del Regno di Sicilia.

E’ il sabato che precede la Pasqua, facciamo colazione e poi via, come le mattine precedenti alla ricerca di nuove e mozioni. Arrivano subito non appena entriamo in Noto che ci accoglie con le sue architetture barocche, sorte su terrazze digradanti dei monti Iblei. La via principale ci mostra palazzi e chiese di epoca settecentesca. Su tutti il Duomo e il neoclassico Palazzo Ducezio. Da non dimenticare Piazza 16 Maggio con la chiesa di S. Domenico.

Ad una decina di chilometri vediamo Noto antica che fu splendida in età greco-romana e importante centro arabo, rasa al suolo dal terremoto del 1693. In effetti, sono visibili solo i resti di quanto fu.

Proseguiamo il nostro itinerario e ci accompagna sempre il ricordo del terremoto perché arriviamo a Modica, anch’essa distrutta dall’evento sismico del 1693. La sua ricostruzione ci regala palazzi e chiese barocche come quella di S. Giorgio. Visitiamo anche la pinacoteca comunale con arredi ottocenteschi e dipinti dei secoli XVIII e XIX.

Da non perdere la cava d’Ispica, poco fuori il centro abitato. E’ una stretta gola calcarea di interesse naturalistico e storico artistico. Evidenti sono i segni di epoca preistorica.

Possiamo vedere necropoli sicule, abitazioni troglodite, catacombe cristiane, ruderi bizantini, e tracce medioevali.

Lasciamo questi posti, devo dire un po’ a malincuore e ci avviamo a Ragusa. Capoluogo dell’omonima provincia sud orientale, si estende dai monti Iblei al mare su un territorio prevalentemente montuoso. I reperti che vediamo ci ricordano l’essere stata una fortezza bizantina poi occupata dagli Arabi nel 848. In seguito fu Contea Normanna e successivamente feudo dei Chiaramente, degli Enriquez e dei Sylva-Mendoza. L’abitato, ricostruito dopo il terremoto del 1693 non nasconde l’impronta barocca.

Ci svegliamo, è il 23/04 domenica di Pasqua 2000 e siamo in vacanza in Sicilia basta e avanza per metterci subito di buon umore e riempirci di entusiasmo e di aspettative. Arriviamo subito a Piazza Armerina che si estende davanti a noi su tre colline, e ci offre chiese di stile barocco come S. Stefano e il duomo ma soprattutto Villa del Casale, una delle più importanti dimore dell’età imperiale. Fu costruita tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.C. e abitata fino al XII. Vi si possono ammirare alcuni tra i mosaici più belli dell’antichità. Per gli esperti i più interessanti sono quelli di Ulisse e Polifemo negli appartamenti privati. La guida ci dice che qui si svolge ogni anno il Palio dei Normanni con giostra e sfilata in costume dell’epoca, una delle manifestazioni folcloristiche più belle della Sicilia ma non riusciremo a vederla, si svolge, infatti, a metà agosto.

Proseguiamo verso Agrigento (dove pernottiamo). Il capoluogo di provincia posto su due colline che si affacciano sulla Valle dei Templi. Agrigento fu antica colonia greca in perenne opposizione a Cartagine. In seguito fu occupata dai Romani e infine dagli Arabi, i quali dettero al luogo il nome di Girgenti che le rimase fino al 1927.

Siamo al lunedì di Pasqua, a metà del nostro giro turistico e ci accingiamo ad ammirare uno dei più bei posti della Sicilia. La Valle dei Templi. Iniziamo la visita dal tempio di Giove Olimpico, le cui imponenti rovine danno l’idea dell’enormità delle sue dimensioni. Poi il Santuario di Demetra e Kore, il tempio di Dionigio, le quattro colonne divenute il simbolo di Agrigento, il tempio di Ercole del quale ne parla anche Cicerone.

Proseguendo poi lungo la via dei templi si giunge su di un colle dominato dal Tempio di Giunone Lacinia del quale restano 25 colonne in puro stile dorico.

Infine un altare per i sacrifici che domina un panorama sulle rovine e sulla valle davvero indimenticabile. Da non perdere il Museo Archeologico e la primitiva cinta muraria del VI secolo a.C.

Pernottiamo ancora in Agrigento e la mattina seguente, il nostro itinerario ci porta verso Eraclea Minoa e Selinunte dove sono indelebili i segni del passaggio attraverso i secoli di popoli diversi quali i greci i cartaginesi e nel corso delle Guerre Puniche, i romani.

La scoperta di tali meraviglie di deve in gran parte al lavoro di scavo fatto da due archeologi inglesi, W. Arris e S. Angel.

Proseguendo, a pochi chilometri da Trapani, sull’isola di S. Pantaleo possiamo visitare il Parco Archeologico di Mozia, centro prima fenicio, poi cartaginese.

Anche qui, ci spiega la guida, l’iniziativa per gli scavi è opera dell’archeologo Whitaker il cui nome identifica l’omonima Villa dove è stato allestito il museo che raccoglie i reperti degli scavi stessi.

Arriviamo così a Trapani capoluogo di provincia nella parte sud occidentale della Sicilia.

Mercoledì 26 aprile prima colazione poi visita di Trapani, antica città sicana, e base navale Cartaginese nella guerra contro i Romani che comunque conquistano nel 241 a.C. La città e la sua provincia occupano il territorio tra il golfo di Castellamare e il corso inferiore del fiume Belice: Di fronte le isole Egadi. Da visitare le chiese medioevali di S. Agostino, dell’Annunciata, e di S. Domenico: Del periodo barocco, notevoli, il Palazzo Municipale, la Chiesa del Collegio, e la cattedrale.

Lasciata Trapani ci avviciniamo a Segesta ed Erice.

Le architetture doriche di Segesta ci confermano l’origine greca dei primi abitanti. Gli Elimi. Forse dei fuggitivi da Troia, e Sicani. La prima bellezza che ci appare è il tempio che si erge solitario sul paesaggio. Poi sul monte Barbaro possiamo ammirare il teatro semicircolare costruito nel III secolo a. C. dove nei mesi di luglio e agosto, sono rappresentate le tragedie greche.

Ad Erice nel duecentesco castello che domina il borgo siciliano si possono vedere i resti del santuario dedicato a Venere dai romani, a sua volta eretto sulle rovine di un tempio costruito dagli Elimi. Più in basso si può vedere parte della cinta muraria intesa a proteggere il santuario.

Altre meraviglie delle quali, nel corso dei secoli, si è arricchita la cittadina sono, le chiese di S. Pietro, il Tempio normanno di S. Martino e gli splendidi palazzi barocchi che incorniciano le strette viuzze del nucleo medievale. Dipinti del XVII secolo si possono ammirare nel Museo Civico. L’ex Monastero delle Clarisse, da non perdere, è invece diventato il centro di cultura scientifica Ettore Majorana. Importante manifestazione da segnalare è la settimana internazionale di musica medievale e rinascimentale che si svolge ogni anno a fine luglio per la quale vengono coinvolte le più significative chiese del luogo.

Siamo arrivati finalmente a Palermo, capoluogo dell’isola, posta sul golfo omonimo al margine della Conca d’Oro. All’interno il gruppo montuoso delle Madonie.

Le testimonianze che la guida ci porta via via a scoprire, caratterizzano senza dubbi tutte le varie dominazioni che la sua Storia ha vissuto nel corso dei secoli.

Quella Romana dopo la I guerra punica, poi Bisanzio fino alla conquista Araba. Palermo passò ai Normanni dopo l’anno mille e quindi agli Svevi di Federico II che la identificò come punto d’incontro delle culture Araba e Latina.

In seguito fu dominio Angioino da cui si ribellò con la famosa rivolta dei Vespri del 1282. Ancora, nel quindicesimo secolo fu sotto dominazione spagnola dalla quale riuscì ad affrancarsi con la rivolta del 1647. Passò poi, ai Savoia, agli Asburgo e ai Borboni di Napoli. In passato più recente la città partecipò ai moti del 1820 e 1848 finché finalmente liberata da Garibaldi e i Mille, nel 1860 fu definitivamente annessa al nascente Stato Italiano.

L’ex Palazzo Reale con la Cappella Palatina, la Cattedrale, il teatro Massimo, la chiesa di S. Giovanni degli Eremiti, sono tra i monumenti che più ci faranno conservare il ricordo di questa visita.

Poco fuori Palermo, tra la Conca d’Oro e la valle dell’ Oreto, incontriamo Monreale. E’ ormai venerdì 28 aprile, il nostro viaggio è vicino alla conclusione e la stanchezza ormai si fa sentire in modo notevole. Non ci impedisce comunque di godere di quanto il posto ci sta offrendo. Le architetture greche, arabe, romaniche e normanne che possiamo ammirare rappresentano uno dei gioielli più preziosi del nostro patrimonio artistico. Il Duomo normanno eretto da Guglielmo II nel 1174 con i due maestosi torrioni quadrangolari. All’interno possiamo ammirare i mosaici raffiguranti il ciclo del Vecchio e Nuovo Testamento. Dal lato destro dove sono i sarcofagi di Guglielmo I e II si accede alla Cappella cinquecentesca di S. Benedetto. Altri splendidi monumenti sono, il Palazzo Arcivescovile, il seminario dei Chierici, antica residenza reale normanna e la Galleria d’arte moderna intitolata a Giuseppe Sciortino.

Siamo così arrivati alla fine della nostra avventura siciliana e ci sentiamo tutti un po’ più ricchi dentro. E’ stata certamente una Pasqua della quale ci sarà difficile dimenticare il ricordo.  

Venerdì 28 aprile: in serata partenza per Venezia da Palermo