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Videoarte, computer arte,
arte cibernetica, arte multimediale, digitale, interattiva, sono fenomeni
artistici che si sono diffusi da alcuni decenni e che oggi sono accomunati
in quella che viene definita arte elettronica, che è caratterizzata da un
coinvolgimento creativo tra arte e «nuove tecnologie».
Da oltre trent’anni gli artisti hanno fatto propri nuovi strumenti quali
il video e il computer, utilizzati come nuovi materiali plasmabili che
offrono innovative ed interessanti possibilità; il dato costante è il
trattamento delle immagini che possono essere rielaborate, scomposte e
ricomposte, moltiplicate, ecc.
Si predilige alla tecnica tradizionale la sperimentazione di nuovi mezzi
che possono includere qualsiasi tema e qualsiasi linguaggio. Nuovi mezzi
che offrono anche nuove possibilità di contaminazione con altre forme d’arte
e di visione, dalla musica, al cinema, al teatro, alla danza, alla
letteratura, alla poesia. Per quanto riguarda la sperimentazione del
computer in campo artistico, ha inizio nei tardi anni sessanta, legata
soprattutto all’animazione e alla computer grafica, ma nell’ultimo
decennio del secolo appena finito ha ricevuto un’ulteriore spinta in
avanti con la diffusione di nuovi dispositivi e
programmi sofisticati che hanno reso comuni le pratiche dei mixed media e
ulteriori contaminazioni fra pittura, cinema, fotografia, video..
Per quanto ci riguarda, il computer equivale al pennello, lo usiamo per
elaborare l’immagine ma poi stampiamo il risultato su un supporto che
nel nostro caso è la tela, ma potrebbe essere anche un altro materiale (pvc,
carta, ecc). Il computer rimane per noi, come per quella linea di tendenza
chiamata Pittura Digitale, uno strumento, la vera differenza la fanno le
idee. La computer arte non vive più dentro il monitor, non si vuole più
una tecnologia autoreferenziale. Rimane il gusto per la materia (non è un
caso che a volte interveniamo nelle nostre opere anche con il pennello
"tradizionale" e con i colori ad olio), per la realizzazione,
non solo in immagine ma anche nel reale, dell’oggetto-quadro e l’interesse
per la sua fisicità.
Il computer ci permette di cogliere le immagini che ci stimolano da foto,
prese da cd-rom, scaricate da internet o fatte da noi, e di elaborare, di
trattare particolari di nudi che hanno una loro armonia, plasticità,
proporzione in un richiamo ad una classicità mai abbandonata e sempre da
riscoprire.
C’è in questo l’interesse a valorizzare ad osservare in modo
«artistico» (a riportare ad una classica concezione artistica) il corpo,
soprattutto femminile, che molto spesso viene trattato dai media (tv,
giornali, la rete) come semplice oggetto sessuale; ciò non significa
escludere una componente erotica che è comunque parte dell’essere
umano.
Il corpo che noi osserviamo è fermo nella sua armoniosa plasticità o in
movimento nelle sue infinite sfaccettature. Movimento che viene suggerito
nelle nostre opere e che viene sviluppato nel gesto danzato. Il legame con
la danza viene da una passione per questa forma di spettacolo, da una
personale esperienza (entrambi abbiamo danzato in passato) e dalla
volontà di cercare una fusione tra varie arti (fotografia, pittura,
musica, danza, tutte adatte a sviscerare le nostre idee) che ci consente
di percorrere una strada, secondo noi ancora poco esplorata e che offre
invece tante possibilità, che è quella del multimediale.
Da qui la collaborazione con Manola Bettio che ha realizzato la
performance «frammenti» che viene proposta alle nostre esposizioni o
come spettacolo a sé. Nel rapporto tra danza e pittura, come ricorda
Guatterini (1), spesso la prima ha preso spunto dalla seconda ma tende a
nascondere più che a rendere palesi le fonti della sua ispirazione. La
ormai chiara e innegabile trasformazione della danza in arte dell’essere
più che del rappresentare, ha reso più difficile e allo stesso tempo
più interessante ogni relazione interartistica. Spetta, il più delle
volte, allo spettatore andare a scovare i riferimenti artistici che si
celano dietro una coreografia.
In «frammenti» la connessione reciproca tra le due arti è subito
evidente, il movimento coreografico, infatti, prende spunto dalle nostre
stampe e a loro volta queste fissano il gesto in uno scambio continuo, in
una scoperta graduale del corpo intesa come scoperta dell’anima, per una
maggiore consapevolezza di se stessi. L’introspezione vista come bisogno
d’intimità e momento personale per indagare la propria identità e per
maturare un migliore rapporto con gli altri.
(1) M. Guatterini, Francisco Goya- Johann Kresnik un confronto tra
pittura e danza, in
"Danza&Danza", n. 140, novembre 2000.
Emanuela Ceccon, nata a
Mestre, storica dell’arte e restauratrice, incontra nel ‘82 Doriano
Annibale, nato a Mira, quando entrambi entrano a far parte della compagnia
di danza contemporanea "Teatro Danza Venezia" diretta da U.
Manani. Si accostano alla pittura digitale dal ’97, realizzando assieme
degli elaborati di particolari di nudi stampati su juta. Hanno esposto i
loro lavori in locali del Veneto, ad «Arte Europa Reggio 2000» nel
dicembre ‘99 a Reggio Emilia e nel marzo 2000 ad Assago (Mi).
Manola Bettio, nata a Venezia, danzatrice e coreografa, è una delle
ideatrici fondatrici del Jazz Dance Studio di Mestre, uno dei primi centri
in Italia nella tecnica modern-jazz. Da oltre quindici anni insegna danza
e presenta le sue coreografie nei più prestigiosi teatri del Veneto e
dell’Italia settentrionale.
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