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LE POSSIBILI ORIGINI.
(I trisavoli?)
E’ ormai tradizione che
ogni storia dei fumetti che si rispetti si apra con una lunga e tediosa
relazione di remoti antecedenti culturali:
· Graffiti e dipinti preistorici: vedi le grotte di Lascaux (sud della
Francia – Uomo di Cro-Magnon).
· Altamira (Spagna) 13000 anni a.C.: La Cappella Sistina della
preistoria.
· Le rocce del Ciad (Africa sett.) 7000 a.C. con rappresentazioni
prevalentemente di caccia o rituali.
· Geroglifici egiziani.
· I fregi nelle metope del Partenone.
· La colonna Traiana e quella di Marc’Aurelio dove grazie ad un
cartiglio elicoidale sono narrate le imprese dei due imperatori.
· Gli arazzi medioevali.
· Il Filatterio: quella specie di cartiglio-nuvoletta che, uscendo
dalla bocca del personaggio raffigurato possiamo considerare a pieno
titolo un casuale protofumetto.
· I cicli a fumetti dipinti da Giotto e dai suoi contemporanei ed il
saluto che Simone Martini pose in bocca all’angelo della sua famosa Annunciazione.
Questa enumerazione di esempi possibili testimonia soltanto che l’uomo,
fin dai primordi, sentì il bisogno della comunicazione grafica e visiva
e, prima che con l’alfabeto, riuscì a manifestare i suoi pensieri
attraverso i disegni. Ciononostante è da ritenersi che questo sia
soltanto un sistema per cercare di nobilitare in maniera superflua un
evento culturale indubbiamente autonomo, poiché uno dei caratteri del
fumetto risiede proprio nella natura di mezzo di espressione di massa che
nasce e si diffonde grazie all’industria giornalistica nell’età dell’oro
del capitalismo industriale (fine del XIX secolo). Di conseguenza si può
decisamente affermare che i fumetti, pur essendo sintesi e perfezionamento
di procedimenti narrativi anteriori, figurativi o figurativi-letterari,
acquisirono fin dalla loro nascita un’entità ed un’autonomia estetica
peculiari grazie al veicolo dell’industria giornalistica, cosa che li
distingue qualitativamente dagli antecedenti storici allo stesso modo che
oggi possiamo differenziare il dirigibile dal jet e la lanterna magica dal
cinema.
La parola fumetto, nella sua accezione più ampia, in Italia,
comprende Comics, Fotoromanzi e Cineromanzi. Questi ultimi nacquero
trasferendo sulla carta fotogrammi di film in voga, vedi: Adua e le
compagne di Antonio Pietrangeli, Poveri , ma belli di Dino
Risi, ecc.
Il fotoromanzo generalmente è destinato ad un pubblico particolare,
abituato a vedersi porgere un prodotto che non lascia margine e respiro al
benchè minimo volo lirico, poiché la fotografia offre i puri dati
percepiti dall’obbiettivo, rigorosamente aderenti alla realtà
rappresentata per il suo tramite.
Il fumetto ed il fotoromanzo hanno quindi due pubblici diversi. Il
fotoromanzo, destinato inequivocabilmente agli adulti, sostituisce il
tradizionale feuilleton su cui hanno pianto e sofferto le
generazioni del tardo ‘800.
Esso ha quindi una valenza ben diversa dal fumetto-comic, ad entrambi
comunque possiamo riconoscere il merito di essere di invito o stimolo a
letture più complete.
Fatta questa distinzione lasciamo il fotoromanzo, il cui esame per ora non
ci interessa e passiamo al Fumetto-comic esaminando per sommi capi la sua
storia attraverso i personaggi e gli autori che maggiormente la
significarono
BREVE
STORIA DEL FUMETTO
La nascita del fumetto
moderno la possiamo stabilire con l’apparizione il 16 febbraio 1896 sul
quotidiano di New York World, del re dell’editoria Joseph
Pulitzer, di una grande vignetta a colori rappresentante una visione di
uno dei tanti cortili periferici della grande città, traboccanti di
animali domestici, di lenzuola stese ad asciugare, di ragazzini. Tra
questi risaltava un esserino di bassa statura, ma ben evidenziato: una
testa calva, due grandi orecchie a vela, una faccia da cinesino, con due
occhi che sembravano fissare di continuo il lettore. Il diabolico
fanciullo era vestito di una specie di camiciola da notte di colore giallo
canarino, sulla quale erano scritte le parole che pronunciava. Ne era l’autore
Richard Felton Outcoult. L’iniziativa della pubblicazione delle
avventure di Yellow Kid (così fu chiamato questo primo
protagonista) ebbe talmente successo che il personaggio ed il suo autore
passarono alternativamente, con una gara a suon di dollari, dal giornale
di Pulitzer a quello del suo più grande antagonista, William Hearst il New
York Journal. Sulle pagine dei quotidiani statunitensi nacque così la
pagina dedicata alle strisce disegnate, con le famose pagine domenicali
dai colori vivacissimi. Destinate inizialmente ad un pubblico infantile,
avvinsero talmente anche gli adulti, diventando davvero uno strumento di
concorrenza.
· Happy Hoolligan (Fortunello) 1900 di Frederick Opper.
· Little Nemo in Slumberlands 1905 di Winsor Mc Cay. Questo autore
merita un cenno meno succinto. Egli aprì le possibilità linguistiche del
fumetto verso nuovi orizzonti meno esplorati e tuttora attualissimi,
dimostrandosi maestro nell’uso della prospettiva, nello studio della
linea e della vignetta panoramica. La premessa è molto semplice: ogni
notte Little Nemo è portato in sogno a Slumberland (il paese del sonno)
ed ogni mattina viene riportato a terra dal rude shock del risveglio. Nel
corso delle sue scorribande notturne Little Nemo entra nella profondità
dei mondi dei sogni, incontrando nella sua strada personaggi destinati a
diventare via via sue guide e suoi compagni.
Con ostinazione Mc Cay prosegue nella metodica esplorazione dei sogni, con
amore illustra le sue trasposizioni, le sue visioni, le sue
trasformazioni, ricreando con maestria, graficamente, le sensazioni della
vertigine e della estraneità. Come Freud e con lo stesso scopo, egli
esplora le profondità dell’inconscio. Mai un tema tanto faustiano ebbe
un trattamento così luminoso. Slumberland è un paese senza ombre e la
sua luce è quella della pittura rinascimentale. La grazia della
composizione barocca e la libertà del disegno art nouveau tocca i
suoi palazzi, i suoi paesaggi fiabeschi, le vesti e l’equilibrio dei
suoi personaggi.
· Archie & Maggie (Arcibaldo
e Petronilla) 1913 di George Mc Manus.
· Popeye (Braccio di
Ferro) 1919 di Elzie Crisler Segar.
· Mickey Mouse (Topolino)
di Walt Disney.
Sul finire degli anni ‘20
fu però l’avventura a prevalere con eroi portatori di giustizia e di
ordine, in ambiti esotici e con caratterizzazione figurativa più
realistica, nacquero così svariati personaggi tra i quali: Cino e
Franco, Tarzan ecc. E per ricordare i più grandi di nostra
memoria:
· Mandrake the
Magician 1934 disegnato da Phil Davis.
All’inizio Mandrake era
un vero mago con poteri soprannaturali, ma in seguito ha assunto un
carattere più umano e credibile come maestro dell’arte ipnotica ed
illusionistica, che avrebbe imparato nel Tibet. Questo personaggio riporta
il fumetto nel mondo della più sconfinata fantasia, e lo si può
considerare come il progenitore di quei supereroi con poteri
soprannaturali che nacquero conquistando il lettore americano, qualche
anno dopo.
· The Phantom (L’Uomo
Mascherato) 1936 disegnato da Ray Moore su testi di Lee Falk. Seguì
quindi la nascita di tutti quei supereroi tipo Superman (1938) Batman
(1939) e tanti altri protagonisti con super-poteri.
Tra la serie di questi e
altri grandi autori, che non abbiamo ricordato perché questa rassegna
serve soltanto per osservare la progressione nel tempo dell’affinarsi di
questo mezzo di comunicazione, meritano una segnalazione particolare Alex
Raymond e Milton Caniff, che sono stati maestri di tutta una schiera di
disegnatori, in tutto il mondo, che da loro trassero insegnamento ed
ispirazione.
Il primo, Alex Raymond,
è il creatore di Flash Gordon il memorabile protoastronauta. Il
secondo, Milton Caniff, nel 1947 diede vita a Steve Canyon che
potremmo definire il Gary Cooper dei comics. Oltre che per l’importanza
dei personaggi creati questi due autori sono da ricordare per gli stili
che usarono. Perfettamente realistico Raymond; inimitabile nella
stilizzazione del suo segno il secondo.
Un ricordo particolare lo
si deve a Charles Monroe Schulz (1922 – 2000), l’indimenticabile padre
dei Peanuts. Nati nel 1950 suscitarono inizialmente poco consenso di
pubblico, però dopo breve tempo diventarono il più straordinario
successo editoriale e sociologico di tutti i tempi.
Per i contenuti delle sue
brevi storie, concluse in un’unica striscia, Schulz si è rifatto ai
suoi ricordi d’infanzia (anche il padre di Schulz era barbiere come il
padre di Charlie Brown che è il personaggio principale del fumetto), ma
da grande osservatore del mondo dell’infanzia e non solo, ha trasmesso
nella sua opera tutti i tic del mondo contemporaneo.
Il tema dei Peanuts è
quello del grande insuccesso americano. Il conciliante eroe del fumetto, Charlie
Brown, ha dimostrato di non essere nemmeno capace di calciare una
palla, o far volare un aquilone, o vincere una partita di baseball, solo
per citare alcuni dei suoi insuccessi. Il più grande tormento di Charlie
Brown è una bambina beffarda, accigliata e sibillina di nome Lucy Van
Pelt. Suo fratello Linus è un bambino precoce, ma psicologicamente
fragile che va in pezzi senza la sua coperta di sicurezza. Schroeder, la
cui unica passione è suonare Beethoven su un pianoforte giocattolo; la
generosa Peppermint (Piperita) Patty, il sudicio Pigpen, Franklin (il
negretto con gli occhiali) e pochi altri completano il cast dei Peanuts
nel quale non è mai comparso un adulto.
Nella striscia ha un
posto a sé Snoopy, il bracchetto di Charlie Brown che del suo padrone è
la completa antitesi. Sia pure nella fantasia egli è un grande scrittore,
un grande atleta, un grande amatore, il proprietario della cuccia più
lussuosa ed il più celebrato pilota della seconda guerra mondiale ("
Un giorno ti avrò, Barone Rosso!"). Questi bambini che si comportano
e ragionano come adulti, le situazioni in cui la commedia è solo un velo
lieve buttato sulla sottostante tristezza, la crudeltà celata dietro le
risatine, tutto ciò conferisce ai Peanuts un sapore agro-dolce e una
sottintesa ambiguità spesso sconcertanti. C’è, nei Peanuts, un grido
di disperazione dall’accento quasi kirkegaardiano e decisamente attuale,
nel racconto della piccole nevrosi quotidiane della società dei consumi.
Questi gli autori ed i
personaggi che sono stati privilegiati in questa breve rassegna; sono
americani perché è negli Stati Uniti che è nato e si è maggiormente
affermato il fumetto. Sono stati scelti perché dopo anni talora sui
nostri giornaletti (e non nelle pagine dei quotidiani come negli U.S.A.)
sono stati tradotti e letti dagli italiani, a volte ribattezzati con altri
nomi. Fra le tante testate: Corriere dei Piccoli, Topolino, il
Giornalino, l’Intrepido, l’Audace, l’Avventuroso e molte altre.
Su questi giornali
apparvero tuttavia dei personaggi nati dalla fantasia e dalla penna di
grandi autori italiani. Fra questi vengono alla memoria i nomi di:
· Bonaventura:
Sergio Tofano – 1917.
· Sor Pampurio:
Carlo Bisi – 1928.
· Marmittone:
Bruno Angoletta – 1928.
Da sottolineare che sui
nostri giornali le nuvolette non uscivano dalla bocca dei protagonisti;
per parecchi anni i testi erano delle strofette a rima baciata, inscritte
in pannelli, in calce alle vignette.
Craveri, i fratelli Pagot,
De Seta, Manca (autore dell’arcinoto Professor Lambicchi il
quale, con una pennellata di una vernice di sua invenzione, materializzava
qualsiasi oggetto o persona che lui disegnasse) e qualche altro, furono i
disegnatori che durante l’arco di alcuni decenni detennero il monopolio
dei personaggi apertamente comici nel nostro paese.
Di tipo assai diverso per
il contenuto delle sue storie, per le vicende del periodo storico in cui
visse, per l’impostazione grafica di estrema semplicità, pur trattando
storie del mondo reale, è il personaggio di Dick Fulmine dei
fratelli Carlo e Vittorio Cossio, iniziato nell’anno 1938 e pubblicato
fino al 1955. Nato come normale personaggio avventuroso, vagamente
somigliante al campione dei pesi massimi di allora, Primo Carnera, durante
il periodo della guerra, fu sfruttato dal Minculpop come simbolo del
valore e della forza italico-fascista.
Negli anni della seconda
guerra mondiale fa il suo apprendistato il giovane Benito Jacovitti con i
suoi primi personaggi Pippo, Palla e Pertica cui seguirono leggendari
altri nati dalla sua stralunata fantasia: Mandrago il Mago, Cip, Zagar e
tanti altri tra cui Cocco Bill, indimenticabile eroe western.
Altri characters italiani
famosi di questi ultimi decenni sono da ricordare:
· Asso di Picche
(1945) di Hugo Pratt e Mario Faustinelli.
· Tex Willer
(1948) di Gian Luigi Bonelli e disegnato da Aurelio Galeppini (Galep).
· Pecos Bill
(1949) di Raffaele Papparella.
E a seguire tanti altri
fino all’avvento nel 1969 del grande personaggio che è uscito, per la
prima volta nella storia del fumetto italiano, dai confini del nostro
Paese, diventando, per la genialità del suo autore Hugo Pratt, un
personaggio mondiale (forse più conosciuto e stimato all’estero, che
non in Italia). Si tratta di: CORTO MALTESE.
Fine della prima parte.
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