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di Roberta Fabris Storto

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Doriano Annibale, Emanuela Ceccon e Manola Bettio

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Ogni esposizione che vede protagoniste le opere di Emanuela Ceccon e Doriano Annibale costituisce un evento non esattamente ripetibile in quanto tempo e spazio vi operano determinando variazioni: il luogo (spazio), il momento della giornata e la durata della mostra (tempo), influenzano la scelta e la disposizione delle opere che quindi, lungi dall’essere quali appaiono semplici oggetti-quadro, sono elementi di una installazione, dettagli di una scenografia, pensieri di un discorso, riflessioni, approfondimenti, interrogativi.
I lavori su tela di Emanuela e Doriano propongono porzioni del corpo che di solito non vengono colte per loro stesse, ma solo come parti collegate all’intera persona; i temi delle loro opere si staccano quindi dai consueti contenuti pittorici e si offrono come una specie di ossessione feticista. Labile il confine tra grafica, fotografia e quadro nelle opere dei due artisti, apparentemente dipinte a pennello, di fatto elaborate col computer, strumento interessante per le molteplici possibilità di sperimentazione e mezzo duttile adatto a favorire la ricerca.
La loro pittura digitale tuttavia, pur utilizzando i mezzi della tecnologia, mantiene il rigore delle regole pittoriche con protagonista la figura umana: le porzioni di nudi, gli ingrandimenti di parti del corpo, i particolari dei ritratti, sono osservati con l’occhio abituato alla classicità, con lo sguardo educato alla visione che sa ritrovare anche nelle immagini contemporanee l’armonia e la plasticità antiche (non a caso Emanuela Ceccon lavora come restauratrice di dipinti su tela, tavola e su affreschi).
Mantenute le radici che consentono una sicurezza di temi e composizione, Emanuela e Doriano si spingono oltre quando propongono lo svilupparsi della loro "pittura" in gesto, il gesto in danza. Si realizza così un rapporto tra immagine e realtà in cui i corpi giocano liberi nello spazio uscendo dalla tela che li imprigiona. Questo gioco ambiguo di contaminazione con altri linguaggi artistici, rivelatore della necessità di superamento di quanto potrebbe ancora essere considerato datato in certe opere, permette di andare oltre i temi rappresentati e di trasformare l’immagine digitale in un’esperienza di sensazioni ed emozioni. Nasce così il connubio dei due artisti con la danza, praticata in passato e con la quale hanno mantenuto sempre contatti attraverso numerose esperienze; e tale connubio si attua attraverso l’interessante collaborazione con il gruppo della coreografa Manola Bettio, una delle ideatrici del Jazz Dance Studio di Mestre.
Alle performers Marta Inclimona e Chiara Vittadello che hanno offerto una intensa interpretazione in occasione dell’inaugurazione dello stand all’Esposizione "Arte Europa Reggio" nel dicembre ’99, si sono affiancate da circa un anno con delicata sensibilità interpretariva congiunta ad una freschezza e naturalezza del gesto, Elisa Frasson, Sara Granzotto e Laura Talon, proponendo nella coreografia "Frammenti", ideata sempre dalla bravissima Manola Bettio, una ricerca che esplora "materia e spirito", "corpo e anima".
Tramite tra pittura e movimento, il gruppo gioca un ruolo di primo piano nei confronti dei fruitori e diviene la chiave di lettura delle opere. Ci si accosta così, grazie a loro, al gusto per il dettaglio e la precisione che animano la ricerca artistica di Emanuela e Doriano e si riesce ad entrare in più stretto contatto con le opere esposte affrontando le immagini proposte dalle tele non solo con l’impegno razionale richiesto dalla loro complessità, ma con sguardo libero di giocare con i suoni, con i colori, con i gesti ed infine con la realtà e la fantasia.
La pittura sposa allora il multimediale, rivelandoci la strada che i due artisti hanno iniziato a percorrere e a scoprire.