I Corsi del Saba


di Roberto Vianello

Lunedì 15 maggio 2000 ore 19,48. Mi trovo nell’autobus che porta a Venezia; si è concluso, con la lezione di oggi, il mio primo incontro con quella strana idea che si chiama Astronomia.


È una serata limpida, tersa, con una luminosità così forte, nonostante l’ora, da far quasi pensare di trovarsi in un paese metafisico, anziché nel grigio percorso che porta fuori Mestre.
Alta nel cielo, ancora chiaro, troneggia una luna quasi piena che sembra essere di materia trasparente, e m’invita, direi quasi automaticamente, ad una riflessione: che cosa può spingere delle persone della più disparata età e dai più diversi interessi a ritrovarsi, con una frequenza mensile, ad ascoltare ma soprattutto a restare affascinati da quella sorta di favola eterna, antichissima e nello stesso tempo assolutamente contemporanea che parla della nascita e dello studio dell’evoluzione dell’universo?
Ovviamente avremo tante risposte quante sono state le persone che hanno con costanza seguito le lezioni del professor Tegon.
Andiamo con ordine. Non vi è mai capitato di passare una notte di settembre in un rifugio di montagna a 2500 metri? Non vi è mai capitato di restare per quasi un’ora, con il naso all’insù con sopra la testa la Via Lattea che sembra quasi stia per precipitarvi addosso?
Bene, a me è capitato lo scorso settembre e il destino ha voluto che poco tempo dopo iniziasse il "corso" d’Astronomia presso la scuola Giulio Cesare organizzato dell’Associazione culturale "Nicola Saba" e tenuto dal professor Tegon del Circolo Astrofili di Marghera. Poiché due più due fanno ancora quattro (non si sa ancora per quanto), eccomi iscritto ed ansioso di partecipare alla prima lezione prevista nel mese di novembre.
Il Programma è davvero promettente. Le stelle (a novembre), la gravità (a dicembre), l’evoluzione delle stelle (a febbraio), le nebulose (a marzo) per finire con le galassie (a maggio).
Ed eccoci alla prima lezione: eravamo davvero numerosi, e forse non molto consci di ciò che costituisce l’oggetto di studio dell’astronomia, che, anche se trattato con l’indispensabile semplicità, non può essere disgiunto dalle basi fondamentali di tutte le discipline scientifiche, in altre parole lo studio di fenomeni fisici tendente a determinare leggi matematiche che ne spieghino i meccanismi.
L’attesa di molti partecipanti, infatti, fu delusa; probabilmente si aspettavano di uscire dall’aula ed essere in grado di distinguere, guardando il cielo, i Gemelli da Orione o da Cassiopea o di identificare Arturo o Sirio.
Così la prima lezione con i primi approcci all’orientamento ci vede subito alle prese con ascensione retta, declinazione, linea ecliptica, per poi passere alle caratteristiche delle stelle con Magnitudini assolute, apparenti, black body, equilibri termodinamici, spettrografi, leggi di Wien, fino a spiegare il meccanismo di produzione d’energia del sole e di tutte le stelle: la fusione atomica.
Gli argomenti sono certamente tosti, ma proprio per questo estremamente stimolanti, tant’è che si presenta immediata la necessità di ricercare qualche libricino che, magari con un po’ di sintesi, aiuti a ritrovare il bandolo della matassa.

Ed è credo, l’innesco di tale stimolo a cercare di saperne di più sull’argomento, il maggiore risultato che un tale tipo di attività scientifico-divulgativa deve tendere ad ottenere: aprire una finestra che si affaccia su nuove conoscenze.
Alla seconda lezione si registra la prevedibile "morìa infantile" che comporta da una parte la defezione di alcuni compagni di corso, dall’altra il rafforzamento della volontà di continuare nella "ardua impresa" nei tenaci superstiti!
E così lezione dopo lezione si affrontano i vari argomenti scoprendo le leggi della gravità, che consentono di mantenere ogni cosa al suo posto in tutto l’infinito spazio; comprendendo la grandezza della mente di Einstein, che con la sua teoria della relatività ha aperto la nuova era scientifica; ascoltando il professor Tegon parlare di supergiganti e nane bianche e sentire quanti miliardi di stelle formano una galassia e di quanti miliardi d’anni luce sia esteso l’universo; e scoprire che quando vediamo il tremolio di una stella stiamo guardando milioni d’anni indietro nel tempo perché tanto ci ha impiegato quel tremolio luminoso per arrivare a colpire il nostro occhio.
Una riflessione finale: la conoscenza di ciò che esiste nello sconfinato universo, al di là di qualunque credo laico o religioso, non può non riflettersi su quello che è il centro del pensiero umano, cioè la finalità della nostra esistenza e il rapporto che l’uomo ha con se stesso e il mondo che lo circonda.
Con la consapevolezza che costituiamo veramente un infinitesimo frammento di questo universo senza fine(?).