La Pagina di Rosetta



di Gino Fiorin

Che sarà!
Questo è un nodo avvilluppato, questo è un gruppo rintrecciato,
chi sviluppa più inviluppa; chi più sgruppa più raggruppa.
Dalla Cenerentola di G. Rossini

 

 

 

 

 


S.Agostino

Per Agostino il problema del tempo e della creazione viene, forse, volutamente visto sia dal punto di vista della fede che da quello della filosofia, per non ingannare sé stesso né i fratelli a cui avrebbe proposto le sue riflessioni.
Dopo essere stato nominato vescovo di Ippona, Agostino scrive Le Confessioni. (397-398 d.C.)
Nella prima parte di queste riflessioni ci mette a conoscenza dell’evoluzione che ha avuto la sua vita e quali e quanti sono stati i travagli che ha subito prima di essere generato a vita nuova. Alla fine de Le Confessioni, dal Libro 11 al 13, commenta la prima parte del primo libro della Bibbia, Genesi; lo fa sia dal punto di vista della fede che della filosofia, ma anche trattando dei problemi cosmologici, etici e religiosi ad esso impliciti , ai quali avevano già dato i loro pareri gli antichi abitanti del mondo orientale e medio-orientale.
Nel cap. 1 del XI libro ci dà indicazione dello scopo e natura delle Confessioni: noi diamo sfogo al nostro desiderio che Tu, come hai cominciato, così ci porti a completa liberazione: cesseremo allora di essere infelici in noi e saremo beati in Te, avendoci Tu chiamati ad esser poveri in spirito, miti; a piangere, ad avere fame e sete di giustizia: ad essere misericordiosi, puri di cuore e pacifici. Con questa premessa ci fa capire che non è nelle sue intenzioni proporre una tesi scientifica sulla creazione del mondo (come anche nella Bibbia), ma che lo scopo principale è quello di portarci a ragionare sul nostro essere partecipi assieme all’assoluto di quanto è stato messo nelle nostre mani, non solo per mantenerlo ma per continuarne la sua evoluzione.
Agostino, quando dice saremo beati in Te non si riferisce a ciò che sarà dopo, ma a ciò che è già ora e qui; farci conoscere un aspetto fondamentale del cammino dello spirito umano che è insito in tutti gli uomini, con intensità e consapevolezza diversi, che molte volte cerchiamo di soffocare.
Quando l’Assoluto parla, lo fa senza imporre il suo volere e noi siamo liberi di afferrare ciò che ci è dato, ma non l’afferrare stesso, il nostro atto deve essere radicalmente nostro.
Solo così: si schiuderà ciò che deve essere dischiuso e che ad ognuno deve schiudere lui stesso.
Nella teonomia (governo, amministrazione) la legge divina ricerca la tua, e la vera rivelazione ti rivela te stesso. (M. Buber)
Anche Agostino, in fin dei conti non inventa cose completamente nuove, si rifà anche lui a cose già dette in precedenza e i riferimenti possono essere molteplici, ma ha, a mio avviso, il merito di riproporre l’insegnamento del retto comportamento che le potenze celesti hanno dato agli uomini, un ordinamento non inventato per gli uomini, ma che è il loro stesso ordinamento; un ordinamento morale identico a quello cosmico.


(vedi: Cina il Tao, in India il Rita, nell’Iran l’Urta o Asha, in Grecia come Dike. Rif. M. Buber Religione ed etica in L’eclissi di Dio pag. 95 e seg. Di cui riporto alcune parti.)

L’ordinamento morale è identico a quello cosmico…..ed è l’ordinamento secondo giustizia.
Il Rita, che nel mondo a noi conosciuto distingue e decide il vero dal falso, il giusto dall’ingiusto, è un ethos cosmico, ma anche metacosmico dell’essere; il vostro Rita- così ci si rivolge agli dei in un inno dei Veda- che è celato al di là del Rita (quello percettibile nella vita empirica) sta saldo in eterno, là dove vengono staccati i cavalli del sole.
Secondo uno dei primi testi di Zarathustra, il Dio altissimo, che ha creato l’esistenza corporea, è anche il padre delle buone intenzioni e della dedizione che compie le buone azioni.
Nel libro delle trasformazioni, uno scritto cinese di origine assai antica, si legge: Cielo e terra si muovono nella dedizione, per questo il sole e la luna non oltrepassano mai la loro orbita.
Eraclito di Efeso, il sole non oltrepasserà la sua misura, altrimenti le Erinni*, le aiutanti di Dike*, lo rintraccerebbero. Le vendicatrici della colpa umana vegliano anche sopra il sacro ordinamento del mondo.
Ancor prima di Eraclito, Anassimandro di Mileto intendeva la legge del mondo come l’obbligo per tutti gli esseri di usare giustizia e far penitenza tra loro per il male da loro commesso.
Secondo la scuola di Confucio: Un vero uomo è colui che si sente responsabile di fronte al Tao del cielo e della terra.
Tutte queste sentenze si completano a vicenda, come se si trovassero in uno stesso libro.

*Erinni-Aletto Tisifone, Megera-Spiriti di giustizia e vendetta, perseguitavano chi si macchiava di grandi delitti.
*Dike-Diche -Dea della giustizia.


La crisi di questo insegnamento ha luogo nell’ambiente greco, l’espressione concettuale di questo processo è conosciuta sotto il nome di sofistica.
Criticano la connessione dell’etica con l’assoluto, mettendo in dubbio il cosmo quale modello. La loro dottrina insegna che dove c’è vita regna un’altra legge, secondo la quale il più forte predomina sul più debole.
Sarà la società umana che deciderà che cos’è buono e giusto, cosa le è utile; esistendo società diverse il bene non sarà unico ma molteplice e variopinto.

Il maggiore dei sofisti riassume così il suo punto di vista: L’uomo è la misura di tutte le cose.
La dottrina delle idee di Platone va intesa come protesta contro la relativizzazione di tutti i valori, come il grande tentativo del pensiero antico di ristabilire l’unione dell’etica con l’assoluto, affinchè l’uomo che agisce concretamente possa di nuovo entrare in contatto con il fondamento dell’essere. E Platone, alla fine del suo cammino ha poi contrapposto al detto di Protagora l’affermazione che Dio è la misura di ogni cosa.

Secondo Platone, il bene e il dover-essere collegano e tengono insieme tutto l’essere. E ancora: Se uno non si stanca di insistere finché ha afferrato il bene stesso mediante la conoscenza stessa, allora giunge alla fine del conoscibile.
Da quel poco che conosco di Agostino a me sembra che sia su questa linea di idee; o almeno lo spero, perché anch’io condivido in buona parte questi pensieri, e anche quando non mi sono del tutto soddisfacenti trovo sempre dei punti di condivisione. (S.Paolo -I Tes. 5,19-21 esperimentate tutto e trattenete ciò che è buono).
Se ora riprendiamo il pensiero di Agostino sulla creazione e sulla creazione fuori dal tempo, e lo confrontiamo con la visione sofistica, forse riusciamo meglio a capire la differenza fra una
creazione che non ha nè inizio nè fìne ed una creazione che ha fìne nella morte.
Nella visione sofistica, mettendo l’uomo come misura di tutte le cose, legittimiamo qualsiasi sua azione perché è lui a comandare l’esito di qualsiasi cosa decida, sarà una scelta che ha lo scopo di trarre sempre il maggior vantaggio per sé o per coloro che ne condividono il suo operato.
Se si troverà a difendere i suoi operati sarà libero di usare qualsiasi mezzo, solo delle regole concordate con i suoi oppositori potranno costituire dei limiti al suo agire.
Per Agostino la creazione è fuori dal tempo perché è una creazione da sempre in atto, le regole non sono dettate dall’uomo ma dall’ è ma l’uomo ha il potere di mettere mano a queste regole secondo il suo volere.
Questo potere, dato all’uomo, ha la possibilità di modificare anche la creazione, di dare nuove regole e di condizionare la vita e l’evoluzione di tutto il creato, evoluzione che potremmo considerare sia positiva che negativa a seconda dei risultati che saranno apportati, ma sempre secondo un nostro modo di vedere, che sarà sempre unilaterale.
Questa nuova evoluzione, che è continua, potrà far scomparire o dare altre forme di vita, ma ancora non sappiamo quali saranno le conseguenze finali, a noi è dato solo fare delle ipotesi; ed è forse questo che ci divide dalla visione sofìstica; a noi non è data mai la certezza di aver raggiunto la misura di tutte le cose.
Quando Agostino parla di Dio, Signore, Verità, di colui che E’, dell’Essere, penso dica di Uno che non può pensarsi, di Uno che è fuori dal tempo, ma che avendo la possibilità di essere pensato quando viene pensato non è già più, ma era; è un’immagine che ha già cessato di essere.
Quando il pensato, è fatto, viene materializzato, in quanto pensato diventa merce e quindi non sarà più essere ma avere.
Con la creazione l’uomo è stato messo sullo stesso piano di Dio, venendo materializzato, perde il benefìcio dell’essere, ma è sempre, anche se in modo meno puro, una forma dello spirito; la conferma di questo potrebbe dipendere dal fatto che riusciamo a cogliere dei significati e degli insegnamenti dai segni che succedono attorno a noi, siano essi a noi contemporanei o passati.
Se un tempo esiste è quello della storia. E’ un tempo che è, pur essendo passato esiste, perché è impresso nella nostra memoria. Quando un fatto viene ricordato, ripreso o ripescato, non è mai il tempo che è stato, perché gli diamo sempre una lettura attuale, che è; è un ricordo nuovo di un episodio da noi vissuto o che ci è stato tramandato, che noi ricreiamo a nostro modo.
Questo sistema di lettura è legato al nostro essere qui ora, fa parte del nostro cammino verso una evoluzione che prosegue la creazione; ciò potrebbe essere, in modo semplicistico, una delle ipotesi sulla impossibilità di dare un tempo all’inizio della creazione.

Ed intanto la mia testa vola, vola e poi s’arresta,
vo tenton per l’aria oscura, e comincio a delirar.
G. Rossini