La parola ai ragazzi
a cura della Redazione
  Il Concorso “Io scrivo” si è svolto il giorno 20 aprile 2005 ed ha visto la partecipazione di 21 alunni delle classi terze individuati dai docenti di lettere attraverso prove preliminari. Il coordinamento dell’iniziativa è stata del prof. Giuseppe Grillo, che ha già attivato simili attività didattiche in altre scuole. I ragazzi della “Giulio Cesare” si sono cimentati nello svolgimento di una delle tracce appositamente preparate dai Componenti della giuria.
Gli elaborati, rigorosamente anonimi, sono stati poi valutati dalla stessa giuria composta dal dottor Guido Masnata, direttore di “Telechiara”, dal Preside Antonio Gumina, dal prof. Grillo, dalla prof.ssa Toniolo, dal prof. Stoppani, dalla dott.ssa Teresa Secondi Mongiello, giornalista del “Gazzettino” e dal dottor Marco Di Giovanni, Presidente del Consiglio d’Istituto. La cerimonia della premiazione si è svolta il 23 maggio in Aula Magna ed ha visto l’affermazione dell’alunna Silvia Mazzella della classe 3G.
Gli alunni partecipanti sono stati poi ospiti di Telechiara nella trasmissione “18,25 on line”.
Riteniamo doveroso pubblicare l’elaborato che è stato proclamato vincitore del concorso.
Traccia nr. 3

Ogni settimana, per un anno, puoi condurre un telegiornale locale della durata di 15 minuti su questo tema: cronaca della vita dei ragazzi della tua città dagli 11 ai 14 anni. Notizie in merito sono a tua discrezione.

Svolgimento

«Ciao ragazzi, benvenuti ad una nuova puntata di “Cronache della vita dei ragazzi della nostra città”. Io sono come al solito, il vostro giornalista preferito!
«Oggi parleremo di un tema fondamentale.
«Quale?, vi chiederete voi.
«Bè, devo dirvi che è un argomento molto importante, che spesso viene trascurato, ma alla vostra età, rappresenta una delle più belle esperienze della vita: l’amicizia.
«Incominciamo con l’analizzare questo termine; nel dizionario si dice che amicizia significa un affetto vivo, libero e reciproco tra due o più persone.
«Immagino che tutti voi siate d’accordo nel ritenere che questo sentimento sia tra i più spensierati e che ci accompagni per tutta la vita.
«Ma ascoltiamo le interviste realizzate con voi, ieri, dal nostro telecronista Roberto Roberts che, come al solito, vi ha posto delle domande; sarete riusciti a rispondere? Vediamo allora, via con le interviste!»

Roberto Roberts: «Sono qui con questo bel gruppo di ragazzi di 13 anni, per domandare… ma voi cosa ne pensate dell’amicizia?»

Intervistato: «Eh, non è semplice rispondere… la immagino come una grande corsa ad ostacoli, nella quale chi fa il tifo sono gli amici, che sperano che tu arrivi per primo!»

Roberto Roberts: «Uau! Che bella visione dell’amicizia! E dimmi, tu che ne pensi invece?»

Intervistato: «Mah… tutti dicono che essa sia bella… ma per chi non ce l’ha? non è bello non avere nessuno con cui parlare…»

Roberto Roberts: «Eh già! Anche questo è un bel problema… ma lasciamo la parola allo studio, dove il nostro giornalista potrà capire, insieme a voi, perché molte persone non hanno amici. Da Mestre è tutto… arrivederci ragazziiii!»
«Ed eccoci di nuovo in studio; avete sentito l’ultimo ragazzo intervistato? Ci ha introdotto ad un altro argomento: come mai molte persone non hanno amici?
«Il punto è che, molti ragazzi hanno paura di esprimere quello che pensano e quindi o si chiudono in se stessi, oppure fanno finta di essere dei “super macho” per farsi accettare dagli altri e per piacere alle ragazze anche se, magari, la loro aspirazione sarebbe quella di chiudersi in camera a leggere “L’Infinito” di Leopardi o ascoltare il “Requiem” di Mozart.
«Lo so, a noi giovani del futuro sembra impensabile che un essere vivente che abbia almeno un neurone nel cervello preferisca chiudersi in casa invece di uscire… eppure capita anche questo e vi posso assicurare che questi tipi non sono degli extraterrestri venuti da Marte, per impedire che l’Inter vinca lo scudetto (scherzo, amici interisti!); anzi, essi hanno una capacità emotiva e una sensibilità di gran lunga superiore a quella comune… sono degli ottimi ascoltatori e troverete in loro una spalla su cui piangere quando ne avrete bisogno. «Eppoi, scusate, non è giusto emarginare così la gente, solo perché non ha il motorino o l’ultimo cellulare o perché non indossa le scarpe di Gucci o non si trucca con il rossetto più costoso in vendita al momento.
«Anzi, il mondo è bello perché è vario e gli oggetti originali sono come il proprio modo per distinguersi da una realtà che, altrimenti, sarebbe monotona.
«Dopo avervi fatto questa noiosissima (spero di no!) lezione di vita, passiamo la parola a voi cari ragazzi, che, come al solito, intasate i nostri centralini per dirci quello che pensate sui nostri tanti argomenti.
«La nostra nuova domanda è: Come bisogna fare per inserirsi nel gruppo?»

«Pronto? chi abbiamo in linea?»

«Ciao, sono Francesca e chiamo da Mestre. Credo che sia brutto da dire, eppure, per come ragionano la maggior parte di noi, temo che l’unico modo per farsi accettare sia quello di essere uguale agli altri!
«Tante mie amiche dicono che non farebbero mai quello che fanno i ragazzi del nostro gruppo, solo per farsi vedere… ma alla fine sono obbligate perché, altrimenti, verrebbero prese in giro o tagliate fuori. Purtroppo è questa la realtà che ci circonda ma sono certa che molti comportamenti, derivano da un’educazione superficiale da parte dei genitori!»
«Grazie mille per la tua testimonianza, ci è stata molto utile! E ora sentiamo chi c’è ancora in linea… pronto?»
«Ciao, sono Stefano e anch’io chiamo da Mestre, ho ascoltato la telefonata della ragazza di prima e devo dire che la mia esperienza è completamente diversa: nel mio gruppo abbiamo capito che è giusto essere accettati per quello che si è interiormente e non per quello che vedi dall’aspetto esteriore, tra di noi non ci sono distinzioni: ognuno ha il suo modo di vestire e i propri gusti. Infatti, in questo modo, diventiamo grandi, perché ci arricchiamo con i pensieri e le idee altrui!»
«Grazie anche della tua telefonata, Stefano! Avete visto? Ci sono idee sempre diverse, così mi piacciono i miei telespettatori!
«E ora, ragazzi passiamo ad un altro argomento. Tutti noi sappiamo che le tecnologie fanno passi da gigante e tutti noi abbiamo un cellulare, quindi, la domanda sorge spontanea… come vi esprimete tramite il telefonino?
La parola passa, come al solito, a voi».

Roberto Roberts: «Ciao, usi spesso il cellulare?»

Intervistato: «Altroché, è il mio mezzo preferito per comunicare e per inviare messaggi brevi agli amici!»

Roberto Roberts: «E tu, invece, lo usi il cellulare?»

Intervistato
: «Sììììì! ce l’ho da qualche anno e non me ne staccherei mai! Peccato per tutti i soldi che spendo… però è divertente scrivere tutte quelle abbreviazioni…!»

«Ma, rieccoci di nuovo in studio!
«So benissimo che anche voi usate mille abbreviazioni possibili e immaginabili, disegnetti, smiley nel telefonino… ma sapete che questo modo di scrivere era già diffuso negli anni settanta dai ragazzi che avevano la vostra età? Quindi, non credete di essere dei “geni”, come se aveste inventato il 2° codice Da Vinci… forse, se lo chiedete ai vostri genitori ricorderanno di aver scritto T.V.B. (ti voglio bene) a qualche amica o T.A.T.T. (ti amo tanto tanto) a qualche fidanzata.
«Pensate che ci sono molti studiosi che cercano di capire il perché i giovani preferiscano abbreviare le parole; ci sono anche quelli che temono che la lingua italiana venga usata sempre meno, per lasciare posto a questo nuovo linguaggio, invece molti professori lamentano il fatto che gli alunni scrivono le brutte copie o addirittura interi testi con l’uso di parole adatte ai messaggi del cellulare.
«Ma immagino che non sia il vostro caso, vero ragazzi? E, anche se lo fosse, mi raccomando: non sprecate le vostre conoscenze della lingua italiana… vi serviranno sempre.
«Anche per oggi la trasmissione è finita: da me e da tutto lo studio… buon proseguimento di giornata, ma ricordatevi alla solita ora, la nostra mega puntata di domani!!! Ciao!».