I viaggi del Saba
appunti di viaggio (senza pretese)
di Elena Ramacciotti

 



Wadi Rum - il deserto

 

 


Gerasa

 

 


idolo neolitico

 

 


Petra - il tempio

 

 


Petra - abitazioni

 

Lunedì 10 aprile 2006 Sto per partire, ma ho la morte nel cuore. Forse abbiamo perso le elezioni.

Martedì 11 aprile 2006 Le abbiamo vinte! Di poco ma le abbiamo vinte. Arrivo alle 12 ora locale. Si sorvola il deserto e il Sinai emoziona. Aqaba è tranquilla e ordinata, città di mare. Lungo pasto in ristorante, ma cominciamo a guardarci un po’ intorno: donne velate, alcune completamente, uomini in piedi che mangiano con le mani il riso da un piatto comune. Assaggiamo molte salsine con pane arabo e una grigliata proprio buona. Stanchi morti andiamo a fare un giro. Oggi è festa perché è il compleanno di Maometto. Tanta gente per strada e al mare, al mare vestiti. Perché in Danimarca dove fa freddo la gente appena può si denuda e qui, dove c’è un caldo consistente, stanno tutti più che coperti? Misteri della morale. Mercato con molta merce tutta non “comprabile” per noi. Stupisce positivamente la generale pulizia della città.

Mercoledì 12 aprile 2006 Partenza per Amman. Percorso in mezzo al deserto. Alla nostra sinistra Israele. Parecchi posti di blocco ma comunque c’è un’aria molto tranquilla. Percorriamo la spaccatura tettonica che caratterizza da nord est a sud tutta questa zona; è la spaccatura che, passando per il Mar Rosso arriva fino alla famosa Rift Valley africana che da sempre ossessiona gli studenti alle prese con la geografia. Arriviamo al Mar Morto: un vero stabilimento balneare con ombrelloni di paglia. Loro sono tutti vestiti, soprattutto le donne. Le ragazze giordane sono molto divertite nel vedere noi donne non più giovani con le nostre cicciarde bianche e flaccide bene in mostra. ll Mar Morto è una massa oleosa e sporca e fangosa. Credo di non aver mai fatto cosa così schifosa, un bagno nella melma. E poi... che vergogna essere in costume da bagno. È come essere nuda. Non mi sono mai sentita così nuda come qui, nemmeno nel campeggio naturista in Yugo. Pranzo e acquisto di fanghi. Dopo pranzo sito ellenistico Araq el Quir: pieno di gite scolastiche. Vero e proprio bagno di bambini. Tante foto di bambini più interessanti del sito. Sera ad Amman. Grandissima, bianca e color sabbia, pulita ma non caotica. Giretto intorno all’hotel, comprato grano verde in un bel negozio di spezie.
Giovedì 13 aprile 2006 Gerasa, città greca poi romana. Grandioso insediamento con cardo e decumani. Il cardo ha un colonnato fantastico e lunghissimo; perfettamente conservato il lastricato dove si possono vedere i segni dei carri delle numerose carovane che arrivavano qui piene di merci dal Mar Rosso e ripartivano vuote. Su tutto il cardo si affacciano botteghe a due piani. Il foro di forma ovale è molto ben conservato, grande. Due teatri praticamente intatti e belli con scolpiti sulle sedute numeri e ordini di posti. Tempio di Giove; tempio di Artemide, ci beviamo un tè alla menta sotto le sue colonne. Più in su ci sono parti di mosaici in luoghi trasformati in basiliche cristiane: il più è però nel museo di Amman che vedremo domani. È stata un’esperienza strepitosa. Tutta la mattina sotto un sole da collasso ma sono fresca come una rosa. Non ricordo di aver mai visto un insediamento così esteso ed imponente. Di seguito una fortezza araba, Qualaat el Rabad, vicino ad Ajilum non particolarmente significativa. Scopro più tardi che è stata teatro di una resistenza estrema da parte dei guerriglieri palestinesi nel 1971 (ci ricordiamo del periodo di settembre nero?). Lo leggo sulla mia lonely planet però, perché la nostra guida, seppur bravissimo, non ci parla di questi scottanti episodi della storia recente di Giordania. Pranzo alle 4 quasi. Le gitanti mormorano un pochino. In hotel ad Amman e giro nei dintorni prima di cena. È giovedì e domani sarà festa: è pieno di gente. I negozi sono uno dietro l’altro: è come se un suk si fosse trasferito su una grande strada di New York. Compriamo vino giordano. Cena e nanna.

Venerdì 14 aprile 2006 Festa. Ogni quartiere di Amman ha il suo suk. Noi in visita alla cittadella più museo giordano: rotoli del Mar Morto ed idoli del neolitico. Poi partenza per la fortezza di Lawrence ALAZRAK, tutt’intorno deserto nero lavico e caldo torrido. Il vento fa mulinare la sabbia. Desiderio d’ombra. Pranzo con solite ottime salsine più la “rovesciata”, riso pollo verdure ed anacardi (è quella che avevo visto mangiare dagli uomini in piedi nel ristorante di Aqaba!). Partenza per QUSAIRAMRA splendido castelletto privato in mezzo alle rotte delle carovane. Curioso per il fatto che sono rappresentati animali, uomini e donne nude a dispetto delle prescrizioni del Corano. Peccato per i miei occhiali scuri e la fine della batteria della macchina fotografica. Infine il caravanserraglio QASR AL HARRANA. Niente foto per via della batteria scarica. Tè alla salvia nella tenda beduina (finta). La sera cena e spettacolo tradizionale. Ristorante per ricchi ammanuesi.

Sabato 15 aprile 2006 Partenza per MADABA per visitare la chiesa ortodossa che custodisce il grandissimo mosaico della Palestina del 560 d.c. Poi MONTE NEBO sulle orme di Mosé: da questa cima ha indicato agli Ebrei la “terra promessa”. La vista è bellissima, peccato per la foschia. Nei giorni limpidi dicono si vedano i minareti di Gerusalemme. Lungo tragitto di montagna con sosta sul WADI AL MUJIB bella vista, fatte foto. Sotto c’è una diga. Poi pranzo alla base della fortezza di KARAKE (XII sec.). Questa gigantesca fortificazione ha visto la sconfitta di Rinaldo ad opera di Saladino: sembra una grande marea. La sera arriviamo a Petra in un bellissimo hotel.

Domenica 16 aprile 2006 Ci svegliamo con un panorama mozzafiato dalla finestra dell’hotel. Si parte alla volta del sito archeologico di PETRA. Fa freddo. Siamo a 1500 m. Il pullman ci fa smontare all’inizio di una stradina bianca che conduce al Siq (la gola, il canyon). Il Siq è piuttosto lungo e non è il frutto dell’erosione dell’acqua ma della solita spaccatura tettonica. Spettacolosi i colori striati dell’arenaria: rosso, giallo, verde, nero. Dopo un km e mezzo fa capolino in fondo al tunnel il Tesoro. È nuvolo, ma il rosa liscio di questo tempio scavato nella roccia dai Nabatei emoziona. Proseguiamo, non so più cosa guardare, è tutto di una bellezza indescrivibile. Saliamo un po’ più in alto: con questa vista ci sentiamo piccoli e grandi nello stesso tempo. Comincia a piovere e ci rifugiamo all’interno delle tombe dei nobili, un esplosione di colori striati. Non smette, ci muoviamo ugualmente. Arrivati al fondo della valle dobbiamo rifugiarci sotto una tenda. Non smette. Ci incamminiamo verso il ristorante. Mangiamo bene come al solito (falafel, per la prima volta!). La pioggia non smette ma ogni tanto c’è una tregua. Dopo pranzo c’è addirittura un po’ di sole. Partiamo ed affrontiamo la salita per arrivare in alto al Monastero. Devo dire che non mi ero proprio posto il problema di che cosa fosse questo Monastero. Per questo motivo la sorpresa è stata grande quando improvvisamente è comparso questo colosso. Forse mi ha colpito più del Tesoro. Ricomincia a piovere ma non per questo rinunciamo a proseguire per il punto panoramico dove venivano fatti i sacrifici. Panorama da vertigine con tomba di Aronne incorporata. Continua a piovere e torniamo giù. L’acqua esalta i colori dell’arenaria, la difficoltà della camminata sotto la pioggia è compensata dalla vista dei colori più vivi. Ormai bagnatissimi proviamo anche a vedere i mosaici che però sono chiusi. Proseguiamo un po’ perché è tardi e un po’ perché continua a piovere a dirotto. Mi piacerebbe fermarmi davanti al Tesoro ancora qualche minuto ma ci rendiamo conto che si sta formando un torrente dentro il Siq. In realtà scopriamo che si è già formato: è un vero e proprio guado. Dopo qualche timido tentativo di salvare i piedi, ci rendiamo conto che ormai non c’è più niente da fare. È un’esperienza esaltante, però. Ci sono delle vere e proprie cascate che mettono alla prova il sistema di raccolta delle acque dei mitici Nabatei. I conducenti dei calessi e quelli con i muli corrono, gridano e si divertono come matti. Anche noi ci siamo divertiti: ad un certo punto smette di piovere ma ormai siamo bagnati fradici. Ho dovuto strizzare per ben tre volte i calzini strada facendo. In albergo ci industriamo per far asciugare le nostre cose, temiamo molto per domani. Ma c’è un impianto di riscaldamento ventilato che nemmeno in un albergo di Corvara...

Lunedì 17 aprile 2006 Mattino: PICCOLA PETRA. Vallata bellissima con resti di insediamenti umani. Ci sono i pastori che sbucano dalla grotta. Anche qui c’è un Siq, anche se in miniatura, un tempio e delle abitazioni. Una di queste è addirittura affrescata, con vasche per l’acqua e relativa conduttura. Sempre opera dei mitici Nabatei. Bello. Si parte alla volta del WADI RUM. Pranzo sotto la tenda beduina. Tutti a prendere il sole e a scaldarsi le ossa dopo il freddo e il bagnato di ieri. Si parte a bordo di pick-up. Il nostro è il più scassato. È un panorama incredibile, sembra di essere all’alba del pianeta. Ci si sente piccoli piccoli di fronte a questo miracolo della natura. Ci fermiamo a vedere una mappa “topografica” scavata nella roccia. Ci raggiunge un geologo fiorentino con la sua assistente. È un tipo assai curioso, si chiama Edoardo Borzatti ed è vestito come nell’immaginario uno può pensare sia vestito un archeologo dei primi del novecento: tutto di bianco, ghette di panno, cappello e occhiali antisabbia, binocolo, tracolline varie e bastone retrattile. Lindo e profumatissimo. Mi colpiscono soprattutto i baffi tinti di biondo e le lunghe chiome grigie. È un personaggio entusiasmante, è un piacere ascoltarlo. Ci parla della civiltà beduina e di come –secondo lui- sia stata la più antica della nostra Storia. Pastori, già conoscevano ed usavano una scrittura ideogrammatica semplice (è una sua scoperta!) e possedevano una civiltà già 8000 anni fa. Ci porta a vedere degli idoli incisi nella roccia con relativi animali sacrificati. Il contesto è stupefacente, la sabbia cambia colore: da gialla diventa rosa scuro. A tratti sembra di trovarsi in un’altra dimensione. Sono anche un po’ commossa, se non fosse per il piccolo Mattia che fa casino, lo sarei del tutto.
Passiamo quattro ore in questo luogo magico. Credo mi resterà a lungo nel cuore. Torniamo a Petra e lungo la strada ci fermiamo a guardare le stelle. Il cielo è quasi bianco, le costellazioni sembrano a portata di mano, fa freddo. Torniamo allo splendido albergo con piscina di Petra.

Martedì 18 aprile 2006 Si parte. Il percorso da Petra fino a Aqaba è misto montagna-deserto. Sento una grande malinconia. Credo sia la prima volta che mi dispiace partire e che non ho voglia di tornare a casa.
Un’ultima occhiata al Sinai e poi al deserto dal finestrino dell’aereo.