Racconti
di Tiziano Favaretto

 

 

Nel vaporetto linea 82, un passeggero alquanto singolare viaggiava sempre gratis. Era “invisibile” a tutti, o forse lo ritenevano insignificante, non degno di nota.
L’ho osservato a lungo e con attenzione.
Calzava povero, indossava una strana giacca di colore grigio scuro a righe grosse marroni intervallate da alcune più sottili verdi, della camicia si notava solo il colletto a forma circolare bianco, che emergeva dal panciotto grigio chiaro con striature marroni, i pantaloni attillati, grigi anch’essi, arrivavano fino alle ginocchia.
Era sempre puntuale, all’imbarcadero della Ferrovia, per salire sul vaporetto.
Sfrontatamente, aspettava sempre il vaporetto nella zona vietata, quella riservata alla discesa dei passeggeri, aspettava l’attracco del vaporetto, andando su e giù, guardandosi continuamente attorno, movendo la testa con nervosismo di qua e di là.
Forse aveva paura del controllore Actv? Mah!
Saliva in vaporetto con una certa difficoltà, per via della ressa generale in cui tutti cercano un posto a sedere, lui con signorilità, lasciava passare tutti.
Alla fine, stava sempre al suo posto, vicino al barcarizzo.
Alla discesa invece, all’apertura del barcarizzo da parte del marinaio, si innervosiva e anche in quel momento lui prendeva sempre l’iniziativa, cioè se era il caso si spostava e lasciava il passo. Scendeva sempre a Piazzale Roma, non so dove andasse, non l’ho mai seguito, e neanche mi sarei mai permesso di farlo.
Immagino, visto la direzione, che si recasse ai giardini. Ho notato anche con che disinvoltura e sicurezza camminava tra la folla, doveva conoscere molto bene la sua città, anzi lo devo ammettere era un vero veneziano doc. Sangue Blu.
Il Nobile Veneziano, percorreva le calli della sua città a piedi, lui che era abituato a vederla spesso dall’alto.
Ora era costretto a vederla sempre dalla stessa prospettiva perché aveva un’ala rotta e spennacchiata.
La voglia di vivere, la forza di andare avanti in ogni modo, lo ha trasformato in uno di noi.
Da molto tempo non lo vedo più all’imbarcadero della ferrovia.