La pagina di Rosetta | ||
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di Luciano Niero | ||
Nel laboratorio di filosofia continuano le letture
Note: |
S. - Sostiamo ora un poco. Abbiamo sin qui considerato il pensiero di alcuni maestri sull’Arché il “principio di tutte le cose” che vi riassumo brevemente: per Talete di Mileto fu l’acqua, per Anassimandro l’àpeiron, l’illimitato, per Anassimene l’aria. Ma ora mi interessa di più conoscere anche la vostra opinione; Adimanto, mio attento amico, che ne pensi sul principio di tutte le cose o sugli dei che le generano? A. - Ci proverò anche se sarà difficile. S. - Sì hai detto bene senza inizio e fine, e l’Uno deve essere anche “senza forma” e non potrai definirlo di qualsivoglia qualità sia essa di bellezza, di intelligenza o altro, perché ognuna di esse gli darebbe una forma, un limite. A. - Deve essere proprio così: dell’Uno si può dire solo quello che non è. S. - I nostri antichi sapienti descrivono l’universo composto da innumerabili astri, dalle sfere celesti, il sole, le stelle e i pianeti e vedono in loro delle divinità. A. - Non posso che convenire con quanto dici, se ben ricordo, sempre Parmenide, affermava che l’essere É e non può non essere e probabilmente egli voleva significare quello che tu hai detto cioè che il Nulla É. S. - Per Zeus! Il sole è già verso il Pireo, riprenderemo domani questa ardua discussione, ora rientriamo che la brava Santippe avrà pronte le lenticchie e un buon bicchiere con i quali colmeremo il nulla nel nostro stomaco. Il mattino seguente. S. - Riprendiamo la nostra riflessione sul Nulla assoluto che Adimanto pensa essere “il dio”. A. - Mio chiarissimo Socrate a questo punto non ci capisco più niente. “Il dio” è il senza forma ed è senza qualità perciò questo Nulla è anche senza volontà, ma in assenza di una Volontà non può essere possibile la generazione del “principio di tutte le cose”. S. - Dobbiamo prendere atto di quanto hai detto. Per non lasciare insoluti i nostri ragionamenti e inquieto il nostro animo, si può solo dire che il Tutto E’ e il Nulla che lo contiene, anch’esso E’, e che gli dei del nostro Stato non sono che il frutto della fantasia umana, utili solamente per spiegare ai bambini i misteri della vita e della natura. A. - E’ interessante quanto ci hai detto, mi sorge però una nuova preoccupazione. Quando Anito e i suoi focosi amici Meleto e Licone sentiranno queste affermazioni, e soprattutto che i loro dei non esistono, si irriteranno. S. - Questo sarà un loro problema e non mi riguarda. A. - Lo spero vivamente… senza dubbio si irriteranno, perché il credere all’esistenza degli dei, vincola il popolo al rispetto delle leggi. S. – Cari amici, siete qui con me costretti da qualcuno o per qualche vostra aspirazione? A. – Certamente per il desiderio della conoscenza che, come insegni, è soprattutto quella di se stessi e delle virtù. S. – Orbene, vi chiedo, l’uomo deve tendere alla virtù per paura delle punizioni degli dei o … A. – Sicuramente no! S. – E una delle virtù è il non violare le leggi dello stato come è l’onorare le regole dell’ospitalità altrui. A. – Certo, ho inteso. E’ per la Virtù che dobbiamo rispettare le leggi e non per l’esistenza o meno degli dei. S. – Si, è così, la Virtù non deve avere un fine egoistico ma va perseguita per se stessa. |