Racconti
Lavori in corso...
di Valter Fontanella

Le strade di un bel quartiere piuttosto vecchio e tranquillo, non sono adeguate al moderno traffico dei mezzi motorizzati. Finalmente la municipalità ha deciso di intervenire per risistemare la viabilità...


 

Danilo Nordio ama la zona della città in cui abita. É un bel quartiere piuttosto vecchio e tranquillo. É intensamente abitato, ma presenta anche ampie e gradevoli zone di spazio verde. Le strade però lasciano a desiderare. Ecco, le strade sono davvero un problema, perché non sono proprio adeguate al moderno traffico dei mezzi motorizzati. Prima di tutto, sono un poco strette e, con la densità di mezzi stabilmente parcheggiati ai lati della strada, causano molte difficoltà quando delle automobili che procedono in senso inverso devono incrociarsi. Questa circostanza non può non provocare frequenti mugugni, quasi litigi con invariabili musi duri, lunghe suonate di clacson e aspre urla: “Il diritto di passare è mio!” “No, ti sbagli, è mio, perché la fila in sosta dalla mia parte comincia prima della tua”. Per fortuna ancora nessuno ha impugnato un cacciavite per rivendicare con un’arma impropria un presunto diritto, e non ci sono stati ancora dei feriti, fatto non improbabile, visto quello che troppo spesso succede sulle strade. Qualche incidente agli incroci magari è avvenuto, anche perché troppo spesso gli stop non vengono rispettati, con grandi ammaccature di carrozzeria, ma senza molti danni per i passeggeri. La concomitanza poi che tutte le strade si incrocino ad angolo retto, che le automobili siano parcheggiate ovunque e alla rinfusa, anche in corrispondenza degli incroci, e tolgano così la visibilità della strada da attraversare o in cui svoltare, non facilita certamente la circolazione. E può anche accadere che molte automobili siano abbandonate in punti in cui la sosta non sarebbe permessa, e che questo avvenga anche per giorni e giorni di seguito, perché i loro proprietari se ne sono andati via con il treno, che hanno preso nella vicina stazione ferroviaria. Ma dove sono mai i vigili urbani? Agli incroci ormai, per vedere se sopraggiungono veicoli, bisogna portare il cofano dell’automobile ben dentro all’incrocio, con il frequente rischio di scontri e lunghe e inviperite suonate di clacson di chi esercita, non senza un pizzico notevole di impaziente arroganza e correndo un poco troppo forte, il diritto di precedenza. Con il passare degli anni la circolazione nel quartiere è dunque diventata sempre più caotica e difficile, e certamente anche pericolosa. Nei ricordi giovanili di Danilo le vie, e la vita, del quartiere erano molto diverse. Magari non erano ancora asfaltate, ma certamente erano a misura d’uomo. Aveva vissuto l’epoca in cui l’automobile era simbolo e sinonimo di libertà di movimento, di gradevole comodità, di spensieratezza di vita, e le strade del quartiere erano quasi del tutto libere dalle automobili. E ora viveva l’epoca in cui tutte le strade si erano inesorabilmente trasformate in parcheggi a cielo aperto, visto che al numero sempre crescente delle automobili dei residenti si erano aggiunte quelle, ed erano moltissime, di coloro che ogni giorno dai paesi vicini e dalla lontana periferia affluivano in centro e vi abbandonavano per giornate intere le automobili. Un bel giorno Danilo si era sentito rallegrare. Finalmente la municipalità aveva deciso di intervenire per risistemare la viabilità del quartiere, divenuta certamente pericolosa e ben poco agevole, e renderla più moderna, in una parola, più adeguata alla nuova vita cittadina. Andavano razionalizzati i parcheggi e risistemati i marciapiedi, ora in pessime condizioni e occupati dalle auto in sosta selvaggia, per renderli agibili ai pedoni, andavano tracciate nuove piste ciclabili, andava riorganizzato quant’altro era necessario a rendere percorribile con sicurezza tutto il quartiere, a cominciare dagli incroci e dalla viabilità, che andava corretta e migliorata instaurando opportuni sensi unici.
A gennaio un cartello aveva preannunciato i lavori, che avevano preso avvio all’inizio della primavera. Ovviamente presto erano iniziati anche i disagi, ma, per il bene comune e in vista di un fine superiore, Danilo, come un po’ tutti nel quartiere, pensava che andavano pazientemente sopportati. Qualche mese dopo che erano iniziati i lavori, Danilo, stanco della perenne confusione, aveva deciso di anticipare la partenza per la montagna. Contava di rimanere nel piccolo appartamento che possedeva a Fiera di Primiero da giugno a settembre, e ininterrottamente questa volta, o almeno per tutto il tempo necessario alla nuova sistemazione della viabilità di casa. Contava dunque di fare ritorno in città quando nel quartiere fosse finalmente ritornata la quiete abituale. Una bella giornata di metà settembre, dopo una cauta telefonata esplorativa all’amico e vicino di casa Alvise Bertato, a pomeriggio inoltrato Danilo carica in automobile le valigie e si avvia verso casa. Quando giunge in città è già l’imbrunire. Percorre alcune strade di periferia ben conosciute, ma, nel momento in cui fa per imboccare la solita strada che dal Viale della Stazione lo porta verso casa, si ferma indeciso, perché si trova la strada sbarrata da un cartello di divieto d’accesso. Pazienza, pensa, e allunga il tragitto per portarsi alla strada successiva che gli permette di raggiungere quella di casa. In questa si può passare, poco oltre però, al primo incrocio, la strada è bloccata da un altro cartello di divieto d’accesso. Può però girare verso destra o verso sinistra. Dubbioso, Danilo prova a girare a destra. È evidente da tanti indizi che i lavori nel quartiere sono quasi terminati, e infatti solo qua e là è rimasta qualche transenna, ma possono dirsi finiti, e Danilo, mentre procede con cautela, trova anche modo di compiacersi della celerità con cui sono stati eseguiti e del rispetto dei tempi di esecuzione.
Ma ora, quale situazione si è creata? Si chiede perplesso. Certo queste sono le strade di casa. Non ci sono dubbi. Le conosce bene. Ci è nato. Eppure di fronte a tutti questi sensi unici, a questi divieti di circolazione gli sembra di essere capitato in un mondo alieno, e alienante. Forse prima doveva girare a sinistra, pensa, fermo davanti a un cartello che impone un’altra, necessaria deviazione, davanti a lui è infatti un ennesimo cartello di divieto d’accesso, che indica una strada a senso unico, che lui si rifiuta di imboccare nel senso sbagliato. Lui è ligio al dovere, alle leggi e ai regolamenti, ed è forse un poco maniacale nel rispetto del Codice della Strada, ma è anche fermamente convinto che, se tutti si comportassero come lui, ci sarebbero molti, davvero molti incidenti stradali in meno. Ma ora, a furia di rispettare i divieti, non riesce a raggiungere la strada di casa, non riesce a scovare un punto d’accesso che gli permetta di raggiungere finalmente il suo appartamento, e comincia a essere stanco di quel balletto ozioso che gli viene imposto dalla nuova sistemazione del quartiere. Anzi, dopo tanto girovagare, è ormai perfettamente convinto che non solo non si è avvicinato a casa, ma forse se ne è perfino allontanato. “Incrocio bloccato e transennato per lavori di asfaltatura” è scritto su un altro cartello, completato dalle indicazioni di deviazione. Danilo, ormai esasperato da tanto girovagare, pensa che, se i cordoli dei marciapiedi non fossero tanto alti, salirebbe senza indugio sul marciapiede per passare comunque e violerebbe, seppur con qualche rimorso di coscienza automobilistica, il blocco, e dunque non può fare altro che seguire le indicazioni che impongono la deviazione e proseguire con sempre più impaziente e tesa fiducia, nonostante il profondo e inquietante disagio che ha già cominciato ad assillarlo. Il giorno dopo, di mattina presto, una pattuglia di vigili urbani lo trova fermo quasi in mezzo a un incrocio, sotto un cartello di divieto d’accesso. Del tutto disorientato, in preda a un collasso nervoso e pronto per una crisi isterica, Danilo ripete più volte “Ma dove sono? Dove sono mai?” Preoccupati e impietositi i vigili chiamano il 118. Mentre lo aiutano a salire sull’ambulanza, gli infermieri sentono che Danilo, con gli occhi spiritati, continua a mormorare convulso e ossessivo: “Svolta a destra. No, svolta a sinistra. No, a destra. No, indietro tutta”.