Il parere dei corsisti
di Stefania Lorenzon

 


 

Nella palestra della S.M.S. Giulio Cesare di Mestre da alcuni anni si insegna la pratica del TAI CHI CHUAN. Questa parola è composta da tre ideogrammi: Tai significa alto, massimo, estremo. Chi significa sommità, la trave più alta. Chuan si traduce con metodo marziale.

Il TAI CHI CHUAN può essere praticato da chiunque e a tutte le età, perché i movimenti dolci, lenti e leggeri che la fanno sembrare più una danza, che un’arte marziale, ridonano flessibilità e forza ai muscoli, rilassano e tonificano il corpo e la mente.

Il TAI CHI CHUAN è bello da praticare insieme, perché abitua, oltre che a conoscere se stessi a sentire, saper ascoltare gli altri e aiuta a controllare e gestire l’aggressività. Pertanto partecipare a questi appuntamenti è un’occasione per trarne un beneficio psicofisico.
Alcuni movimenti hanno nomi curiosi come: accarezzare la coda del pavone o La gru bianca spiega le ali.
Gli esercizi come li pratichiamo oggi furono ideati da ZHANG SAN FEN (sec. XIII) uno dei monaci più famosi del *Wu Dang (Cina), del quale si narra una curiosa leggenda.

Un giorno ZHANG stava meditando in aperta campagna quando gli capitò di osservare un airone e un serpente che lottavano tra di loro. L’airone tentava invano di conficcare il becco nel corpo del serpente e questo, a sua volta, tentava senza successo di colpire l’airone con la coda. Passava il tempo e nessuno dei due animali, stremati, riusciva a sconfiggere l’altro, per cui finirono per separarsi e ciascuno se ne andò per la sua strada. ZHANG si rese conto che la forza più grande era la flessibilità e che con l’arrendevolezza si poteva vincere.

*(E’ un complesso di monti (72 cime). Il picco più alto è il Pilastro del cielo che raggiunge i 1620 metri. Si dice che le 71 cime si inchinano al Pilastro del cielo).