Scuola Cinema

Dietro l’organizzazione di una rassegna cinematografica come quella che viene proposta da Cinema-Scuola ogni anno, c’è un lavoro di valutazione e selezione non sempre facile. Premesso che il criterio principale con cui viene scelto un film è la sua attitudine a suscitare curiosità, dubbi, voglia di discutere, rimangono delle questioni sulla sua compatibilità con le persone a cui è diretto: ci saranno delle scene troppo forti, sessualmente troppo audaci, parolacce?
Ne argomenta con arguzia la prof.ssa Elena Ramacciotti.


 

Ogni anno ci ritroviamo, io e i miei colleghi, per decidere su cosa fare o non fare durante il periodo scolastico alle 150 ore. Ogni anno le proposte cambiano, le idee si adattano alle esigenze del nostro “pubblico” che è in continua modificazione. Ogni anno ci domandiamo se quello che stiamo facendo è giusto, se siamo al passo con i problemi che i tempi ci pongono oppure no. Ogni anno, però, non ci passa per la testa neanche per un attimo di fare a meno della nostra rassegna cinematografica.
Per chi ci leggesse, o fosse in contatto con noi per la prima volta, tengo a specificare che da molti anni i corsi 150 ore per lavoratori della Giulio Cesare, già Bandiera e Moro, promuovono una rassegna di film tra i più belli e interessanti delle stagioni appena trascorse. La rassegna “Non solo cinema” del corrente anno scolastico ha presentato sei film nel periodo tra novembre e dicembre 1993. Portiamo i nostri corsisti al cinema Dante, li “costringiamo” ad assistere a proiezioni che ancora non possono aver visto alla TV e poi, il giorno dopo, li “obblighiamo” a riflettere, a ragionare, a discutere (il sottotitolo di Nonsolocinema è, per l’appunto, “sei film per discutere”) l’opera di cui sono stati spettatori.
“Bene!” direte voi; e poi “che problemi ci potranno mai essere?” continuerete a dire voi... Eppure quando ci troviamo lì, seduti, sempre io e i miei colleghi, faccia a faccia, pronti a scegliere i titoli delle opere da proporvi, ci si prospettano delle questioni da risolvere.
Ci sono intoppi di tipo organizzativo, ma soprattutto il fatto che io e i miei colleghi non siamo donne/uomini di mondo; al cinema, si, ci andiamo, ma non riusciamo a vedere tutto quello che il mercato della celluloide propone.
Ci affidiamo quindi in alcuni casi ad un validissimo consulente che invece i film in circuiti li ha visti tutti, ma proprio tutti, e che conosce molto bene il linguaggio cinematografico.
Il nostro esperto non tiene conto però della “moralità” delle pellicole. Voi non ci crederete, ma noi ci facciamo molta attenzione. Ridete pure, ma tre anni fa ci è capitato di invitare figlioli e figliole dei nostri corsisti ad assistere al film “The Doors” dopo aver avuto assicurazione dal nostro consulente che trattavasi di film “musicale”. C’era il rock- and roll, ma pure il sesso e la droga: poveri noi! Ed i film di Spike Lee? A noi piacciono molto, ci teniamo tanto a presentarne almeno uno per ogni rassegna: però sono pieni di parolacce, a rispecchiare lo slang dei fratelli afroamericani. Ma almeno non c’è il sesso... Quest’anno l’incipit di “Junglefever”, di Spike Lee per l’appunto, consisteva in un caldo amplesso tra i due protagonisti; ci siamo sentiti morire! Per televisione si guardano schifezze e porcherie di tutti i tipi, ma quando si vedono certe cose in un film presentato dalla scuola, anche la più piccola trasgressione diventa inaccettabile.
Eppure siete adulti... invece noi ci curiamo della vostra sensibilità come se foste dei pulcini!