Lì 29 febbraio 1992 Marcello Pirro è venuto a ragionare di poesia con i docenti ed i corsisti delle 150 ore alla Scuola Media Bandiera e Moro, nella tradizione che lo vuole più presente sulla piazza che nella turris aeburnea. Gabriele Stoppani, insegnante di lettere, ci propone questo ritratto dell’amico poeta.
Marcello Pirro
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Per Marcello Pirro di Apricena (FG), pittore scultore e mosaicista di vaglia internazionale, la poesia non è uno sfizio estetico, ma una scelta di vita: “Madre/ti colsi appresa quando capisti/che il mio giaciglio era di carta/le lenzuola ricamate d’inchiostro...”.
Usa la parola come un laser, per togliere come diceva Picasso la polvere dalla quotidianità, e scoprire i reconditi segreti dell’Essere: “ ... Sono inutili le parole se restano parole/se non diventano seta per legare il tempo”.
Poeta dunque, non per convenzione, ma per convinzione, etica e sociale. Al servizio della verità in una continua ricerca artistica e filosofica, spinto da “ossessione di pulita chiarezza”, a costo del proprio sacrificio personale: “ ... oggi/all’alba del settimo giorno di marzo/trentenne/sono appena appena buono per il macello/la testa come un melograno/spaccata”.
Siffatta coerenza Socrate la chiamava intellettualismo etico. E prima di lui Parmenide usava la forza del verso per distogliere l’uomo dalla banalità e portarlo a scoprire il Senso delle cose.
“Dove non ci son strade per camminare/Tu riuscirai a trovarle” ha scritto di lui il pittore Hans Richter. E Pirro le sogna per darle in godimento all’uomo, e le segna costellandole di prorompenti presenze che, sottratte al tempo, s’affiancano durature all’opera della Natura. Per lui infatti la poesia, nel suo significato più originale è “poiesis”, cioè produzione capace, in una visione globale, di rappresentare ed inventare il reale.
Sia quando parla della sua terra e della condizione di chi nasce legato a “L’ulivo e la pietra” (è il titolo dell’ultima sua raccolta di poesie); dell’amore per la donna o per la vita; del dolore come situazione esistenziale: “Se passerai, dolore, per la mia casa/non fartene un problema/entra. /C’è una porta secondaria/donde potrai uscire ed entrare non visto/quando gli occhi si aprono alla luce...”; od ancora della frustrazione degli emigranti costretti a vendersi “per pochi marchi e una pagnotta di pane/impastata di calce di sudore di pianto/di tutto tranne che di farina”. Sia quando agita la sferza contro i camaleonti, gli sfruttatori e gli arrivati: “Meglio divorato dai cani/meglio divorato dal rancore/che sostenere battendo le mani questa realtà conciliante/sbattendo sul palco del vincitore la testa del vinto/con i testimoni a favore del povero per il ricco/che si è giuocato a testa e croce/l’anima tubante di un uccello cittadino”.
A chi pensa che la poesia sia un trucco da salotto o nell’era dei computer un optional inutile e desueto, Marcello Pirro sa rispondere... per le rime.
Poesie proposte:
2 tempi 1957
Ero abituato al nitrito dei cavalli
alla pazienza delle greggi
alla essenzialità dell’ulivo.
Mi accompagnano lo sferragliare dei tram
e i fantasmi dei grandi palazzi.
Sotto i ponti del Naviglio
dove placide scorrono le vicende
e dormono i barconi
mi ritrovo con alle spalle il sole di Puglia
l’antica sete, nel cuore, a divorarmi.
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Cartolina illustrata 1970
Eccoti ragazza bionda
senza lamento senza trucchi senza versi
un cuore in frantumi
due valvole mitrali svuotate
un ago largo di cruna e il filo
per cucire con pazienza ferita per ferita
questo corpo giovane in disuso.
Eccoti una banalissima cartolina illustrata
ricordati che poche cose sono mie come il
mio sangue.
“Stringendo la vostra dolcissima mano
un palpito avvince il mio cuore.
Mille e mille sentimenti al vedervi passare
intrecciano intorno intorno ai vostri fianchi
una corda insolubile di affetti
un desiderio solo mi pervade
il vostro amore”. |
APRICENA 4/10/1991
Il viaggio verso la notte è cominciato.
Sarà lo stesso treno del sole a bucare le
nebbie
tra sapori e dissapori
la memoria mi terrà per la gola
perché taccia mi accarezzerà gli occhi.
Siamo al capolinea Occhio di Falco
l’odore dell’uva matura è lontano
prossima la semina.
Tra poco il ferro della gondola e il remo
ti chiederanno di questa lunga assenza
notizie concrete della tua Bisanzio.
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