Una carrellata sui grandi centri di distribuzione alimentare. I loro sistemi di vendita, i loro trucchi per catturare i clienti quasi un vademecum per ciascuno di noi, che almeno una volta alla settimana è costretto a fare i conti con queste “cattedrali” moderne dedicate al Dio Consumo.
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S.M.S. Giulio Cesare – Mestre |
ATTIVITA’ DI EDUCAZIONE PERMANENTE |
Anno scolastico 1993/94 |
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I Corsi Sperimentali per Lavoratori 150 ore
L’Associazione Culturale Nicola Saba
Il Movimento dei Consumatori Veneto
presentano:
IL CITTADINO E I SERVIZI PUBBLICI
5 INCONTRI PER CAPIRE |
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7 marzo |
I farmaci e la nuova legge |
dott. Giorgio Pisani |
14 marzo |
Le trappole del supermercato
Le svendite |
Daniela Tonin |
21 marzo |
La bolletta e il servizio SIP |
prof. Giulio Labbro Francia |
11 aprile |
Bolletta e manutenzione gas |
prof. Giulio Labbro Francia |
18 aprile |
Il cittadino e la pubblica amministrazione |
dott. Francesco Tito |
Gli incontri si terranno nell’Aula Magna
della SMS Giulio Cesare dalle ore 17 alle 18.30 |
Quello che mi preme di farvi capire è come funzionano i supermercati. Vediamo di dividere la distribuzione della vendita degli alimentari. Voi tutti conoscete i negozi di quartiere: quelli per il momento li lasciamo completamente stare; ci sono poi i mercati e i mercatini rionali e, ci sono inoltre le grandi superfici di vendita che sono divise in supermercati, gli ipermercati (l’insegnante d’italiano vi dirà che iper vuol dire ancora più di super, per cui ancora più grandi) e, ultimi arrivati sulla scena, gli hard-discount (qui l’insegnante d’inglese vi dirà che hard-discount vuol dire letteralmente sconto duro, ma nel senso che ci sono sconti molto molto forti). Questi tre tipi di mercati hanno chiaramente delle finalità molto diverse nella scelta del cliente.
I supermercati
I supermercati normali, oltre a essere più piccoli degli ipermercati sono anche ubicati in posti dove devono servire una clientela che nella maggior parte dei casi (e provate a pensare quelli che ci sono qui nel centro di Mestre) fa degli acquisti diciamo più frettolosi; ormai il supermercato all’interno della città è diventato il posto di appoggio quando si deve fare la spesa per una giornata o due giornate. I gestori sanno che tipo di clientela sarà: gente che lavora per cui ha poco tempo sia per fare la spesa che per cucinare; ci sono tante persone che vivono da sole per cui hanno bisogno di un certo tipo, o perlomeno, vogliono che abbiano bisogno di un certo tipo di merce, e quello è il tipo di merce che danno. Sono dei negozi dove trovate più o meno tutto quello che serve ma, se ci pensate bene, con una certa predominanza di quelli che sono gli articoli di impulso: hanno un sacco di cibi preconfezionati, hanno tutta una serie di lattine, scatolette, barattoletti e molto meno invece quelli che sono gli alimenti di base perché si presuppone che il tipo di clientela che va in questi negozi non prenda il chilo di farina e le sei uova per farsi la pasta, ma prenda la pasta, se non addirittura precotta. Questo significa chiaramente anche che i prezzi sono più cari perché sono dei generi voluttuari. Sulla farina o sulle uova, cioè su quella che è la merce base non è possibile avere dei ricarichi molti alti, non possono caricare molto sul prezzo, però lo si fa molto di più sulle salsine della pasta, salsine della pasta che si troveranno molto più facilmente in questo tipo di supermercati che non piuttosto negli ipermercati o addirittura quasi per niente negli hard-discount.
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La presentazione del prodotto è un elemento fondamentale della strategia del supermercato. |
Gli ipermercati Vediamo poi quelli che sono gli ipermercati:
gli ipermercati, e anche di questi ne abbiamo abbastanza esempi sui due poli opposti della città, hanno non solo all’interno il settore alimentare, ma anche tutta una serie di altri servizi, ad esempio vendono elettrodomestici, abbigliamento, ecc., questo appunto li rende diversi dai supermercati. Non ci soffermiamo sulla parte non alimentare; vediamo invece la differenza tra gli ipermercati, dal punto di vista alimentare, e gli altri punti vendita. Gli ipermercati sono più o meno simili al supermercato; quello che li distingue intanto è la superficie enorme e poi oltre tutto, perché molto più del supermercato, fanno le famose offerte speciali. Se notate, normalmente, quando entrate in un ipermercato la prima zona degli alimentari che trovate, è la zona delle offerte speciali: paghi 2 prendi 3 o addirittura prendi 4, ecc. ecc. ecc.; quelli sono i cosiddetti articoli civetta: vengono venduti a prezzi di costo, o addirittura talvolta sotto costo, dal supermercato che sa che così attirerà la clientela; una volta entrato il cliente certamente non prenderà solo quello che è in offerta e se si riesce a fargli fare tutto il percorso, chiaramente l’acquisto che verrà di sicuro fatto servirà alla gestione, che in precedenza aveva provveduto a ricarichi maggiori su altri articoli, a coprire il minor guadagno delle offerte speciali. Il novantotto per cento delle persone cade e compra esattamente quello che la gestione vuole; vi attira con i prodotti civetta dopo di che vi porta per tutto quanto il percorso e vi vende quelle cose dove invece i ricarichi sono molto più alti. Arrivano fino al 20% di guadagno netto.
Voi pensate che il 20% di guadagno netto, eliminate tasse, eliminate tutte quelle che sono le spese di gestione, il 20% netto, oltre tutto sul tipo di vendite di un iper o di un supermercato, è una cifra notevole. In quanto al resto della disposizione anche quella è importantissima ma, vorrei finire di parlare del terzo tipo di superficie di vendita per poi illustrarli tutti quanti assieme.
Gli hard-discount
Ultimo arrivato sulla scena è il cosiddetto hard-discount. Gli hard-discount sono una cosa che hanno suscitato notevole interesse ultimamente tanto che parecchia gente ci telefona chiedendo che cosa sono, come funzionano ecc. Gli hard-discount altro non sono che dei supermercati tirati all’osso. I prezzi bassi, bassissimi che riescono ad avere, li hanno per tutta una serie di ragioni.
Primo, normalmente non curano minimamente il servizio perlomeno non all’inizio; si parla di scaffalature metalliche su cui vengono addirittura messi gli scatoloni aperti col taglierino e il cliente si prende la roba; questo significa che i costi per il personale sono molto bassi. Ma non è solo questo che riesce a far tenere bassi i prezzi degli hard-discount: se notate al massimo uno o due prodotti venduti negli hard-discount sono i prodotti di cosiddette marche conosciute. Il resto delle marche sono, o sottomarche di marche più o meno conosciute, o marche totalmente sconosciute. Allora essendo marche sconosciute significa che: intanto non hanno i costi di pubblicità, e i costi di pubblicità incidono tantissimo sul costo del prodotto al pubblico; se poi avete notato sono anche confezionati in maniera molto più rudimentale di quello che è il confezionamento normale in un ipermercato o supermercato commerciale, nel senso che normalmente non abbiamo i biscotti con la vaschettina di plastica incartati nel cellophane e dentro la scatola, ma abbiamo il sacchetto da chilo semplicemente chiuso e basta per cui anche questo incide moltissimo sul costo della merce.
Altra cosa che riesce a far tenere basso il prezzo in questi negozi è il fatto, per esempio, che il produttore non deve pagare quelli che invece sono dei costi notevoli in un’altra superficie di vendita normale, cioè vi spiego: se voi andate in un supermercato o in un ipermercato e andate, per esempio, nel reparto “olio” voi vedrete che come minimo avete venti marche diverse di olio con prezzi che possono variare ma che più o meno entrano in un certo ventaglio di prezzi però, quello che è molto importante è la collocazione di queste bottiglie: una, due, tre al massimo quattro marche riescono ad essere collocate nella fascia ottimale che è lo scaffale che sta tra la vita di una persona normale e l’altezza d’occhio; per riuscire ad essere collocate in quegli scaffali, i produttori devono pagare notevolmente; devono pagare in termini o di fortissimi sconti alla gestione o con tutta una serie di incentivi al negozio per poter essere collocati li perché quello è il posto dove uno prende; è ben difficile che qualcuno vada alla ricerca del prezzo più basso o della qualità magari anche migliore ma che non riesce o a prendere o sta talmente in basso che uno deve infilarsi e poi, oltre tutto, gli scaffali sono fatti in modo tale che quelli sotto siano dei veri e propri pozzi per cui è ben difficile che uno, a meno che non lo faccia proprio scientificamente, fa i tuffi per andare lì sotto. Il supermercato lo sa e lo fa pagare, lo fa pagare al produttore che chiaramente non è che dice bene ti do i soldi e vediamo; no, lo carica a noi nel senso che qualsiasi cosa il produttore faccia e cioè pubblicità, confezioni, qualsiasi cifra di gestione alla fin fine la paghiamo noi.
Gli hard-discount non avendo scelta perché di solito il tipo di olio è uno, il tipo di pasta è uno, qualsiasi cosa abbiano, qualsiasi tipo di prodotto al massimo ne hanno di due tipi ma molto probabilmente ce l’hanno di una marca sola. Potranno avere marmellate di cinque tipi diversi ma, la marca è sempre quella, per cui non hanno neanche questo tipo di discorso, loro mettono lì se tu lo vuoi te lo vai a pescare di sotto, di sopra, dove vuoi.
Un’altra cosa che permette agli hard-discount di tenere i prezzi così bassi, è la politica degli acquisti; hanno una politica degli acquisti diversa da quella delle altre superfici di vendita.
Un supermercato o un ipermercato non può permettersi di rimanere senza una determinata marca perché, se il cliente arriva e non la trova, può anche succedere che può acquistarne un’altra, ma se il cliente è particolarmente affezionato a quella marca, se ne vada in un’altro supermercato si trovi al limite meglio e non ritorni più, cosa che invece il supermercato assolutamente non può permettersi. Allora anche dovendo fare arrivare un cartone unico di quella determinata merce, ma la deve tenere. Gli hard-discounts questo problema non ce l’hanno, non ce l’hanno perché la distribuzione non viene decisa sul posto ma viene decisa dalla sede centrale. Fanno un container pieno di roba, che l’hard-discount ne abbia bisogno o meno devono prenderselo e, chiaramente a questo punto hanno delle scorte che gli permettono di continuare a lavorare; nel momento in cui non dovesse esserci il prodotto la cosa non tocca, però questo riesce a tenere bassi i prezzi. In realtà quelli degli hard-discounts dicono di essere i figli della crisi nel senso che dicono che avranno una nicchia sul mercato finché il mercato è così come adesso, finché avremo problemi di crisi economica. E’ stato detto da un gestore di un hard-discount, prendetela con beneficio di inventario, che questo tipo di vendita avrà vita breve cioè ancora per quattro o cinque anni, dopo di che sono destinati a sparire.
E’ difficile da credersi ma sicuramente la crisi economica, si crede, dal punto di vista acquisti abbia insegnato a tutti molto meglio come acquistare di quanto non facessimo, per cui non si crede che gli hard-discount spariranno nel momento in cui dovessimo avere una situazione economica più florida perché, se notate, anche negli altri supermercati tradizionali ormai la gente ha la tendenza ad andarci solo ed esclusivamente per le offerte speciali e poi al limite acquistare quello che serve.
La pubblicità dei prodotti influisce notevolmente sul loro prezzo;
naturalmente i maggiori costi ricadono sul consumatore.
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