Arriviamo a buio (naturalmente) su una specie di altipiano nei dintorni di Trieste.
Per fortuna è una serata abbastanza limpida e senza nuvole; rischiavamo altrimenti di fare il viaggio inutilmente.
Tuttavia la visibilità non è perfetta e ci accorgiamo che questo dipende dalla luminosità diffusa causata dalle luci della città. Apprenderemo in seguito che proprio per questa ragione l’attività dell’osservatorio come istituto di ricerca, si è ormai spostata altrove e usa altri mezzi; i grandi telescopi ottici si trovano ormai in altre parti del mondo dove la purezza dell’aria e la mancanza totale di luci artificiali consentono un’osservazione assai più accurata.
Ci accoglie uno dei ricercatori dell’Osservatorio che ci darà prima una breve descrizione del cielo in questa stagione, con le sue stelle più luminose e le costellazioni visibili, in modo da avere un orientamento di massima e poi, ci promette, ci farà osservare al telescopio alcuni di questi oggetti celesti.
E’ una persona molto cordiale e preparata; parla in modo semplice e comprensibile: non crediate che sia da tutti!
Qualcuno di noi ha registrato la sua voce:
Vi do una brevissima descrizione del cielo che vediamo adesso, in primavera.
Ci sono tre stelle di riferimento, che costituiscono il cosiddetto “Triangolo di primavera” (in ogni stagione ci sono stelle di riferimento): se guardate in direzione sud, vedrete una stella abbastanza luminosa.
E’ una stella della costellazione della Vergine e si chiama Spica; è una stella dalla colorazione bianco-azzurra una temperatura superficiale piuttosto elevata.
Se adesso vi spostate in diagonale, in alto a sinistra, vedrete un’altra stella molto luminosa, dal colore un po’ rossiccio. Si tratta di Arturo, una stella che in astrofisica si definisce “gigante rossa”; ha infatti un diametro che è circa 30 volte quello del nostro Sole, una temperatura superficiale piuttosto bassa, dell’ordine di qualche migliaio di gradi (bassa rispetto ai 6000 gradi del nostro Sole, che è una stella “gialla”). E’ però 100 volte più luminosa del Sole ed è così grande perché si trova in una fase evolutiva più avanzata (il nostro Sole sarà così tra circa 5 miliardi di anni; aumenterà il suo diametro di circa 27 volte e la sua luminosità di un centinaio di volte). Quindi Arturo è una stella più vecchia del sole, dista circa 36 anni-luce e si trova nella costellazione di Boote o Bifolco. La costellazione di Boote è quella che assomiglia vagamente ad un aquilone; riuscite ad individuarla? Sotto Boote potete osservare un arco di stelle che costituisce la cosiddetta Corona Boreale.
Se ora vi spostate in basso a sinistra, vedrete un trapezio di stelle: si tratta della costellazione di Ercole e quel trapezio è, appunto il torso di Ercole fate attenzione riuscirete ad individuare anche le gambe. In quella costellazione osserveremo poi, al telescopio, un ammasso stellare che si chiama M13. E’ un ammasso di circa 300000 stelle, più o meno della stessa età e che distano circa 25000 anni-luce.
A questo proposito, una cosa interessante da dire è che quando noi guardiamo il cielo, in realtà guardiamo nel passato. Infatti questi oggetti sono così distanti che la luce (che è l’entità fisica che si muove più rapidamente nell’universo: circa 300000 km al secondo, un miliardo di km in 1 ora) sta un certo tempo per arrivare fino a noi. Quindi ad esempio Arturo, che dista 36 anni-luce, ha emesso la luce che noi vediamo ora, in realtà 36 anni fa: dunque noi vediamo Arturo com’era 36 anni fa, teoricamente potrebbe essere già spenta. Ecco perché dicevo che quando si guarda l’universo, si guarda indietro nel tempo e tanto più indietro quanto più sono lontani gli oggetti che osserviamo. Se ora, da Ercole ci spostiamo in basso a sinistra, vedremo una stella molto luminosa: è Vega, che fa parte della costellazione della Lira, lì ci sarebbe una bella nebulosa planetaria che varrebbe la pena di osservare al telescopio.
Torniamo ora al punto dal quale siamo partiti, cioè la costellazione della Vergine: vedete che c’è un punto molto luminoso. Quello non è una stella, ma un pianeta. Lo capiamo subito perché il suo aspetto è quello di un dischetto e la sua luce è più stabile rispetto a quello delle stelle, che baluginano. Si tratta di Giove.
Il pianeta Giove |
Il cielo di primavera |
Più tardi lo osserveremo al telescopio e vedremo anche le sue 4 lune, che sono quelle scoperte da Galileo Galilei nel 1600 e perciò dette anche lune galileiane o anche astri medicei: sono lo, Europa, Ganimede e Callisto. Successivamente la sonda Voyager ha scoperto altre lune, per un totale di 16.
Giove è il maggiore pianeta del sistema solare; ha un diametro di 140000 km, 1/10 di quello del Sole e 10 volte quello della Terra e dista 37 minuti-luce.
Più in alto, rispetto alla costellazione della Vergine c’è un ammasso di galassie, non visibile ad occhio nudo; un ammasso di 3000 galassie (le galassie a loro volta sono ammassi di stelle legate gravitazionalmente e ciascuna di esse ne contiene da 100 a 400 miliardi). Questo ammasso è molto importante perché anche la nostra galassia ne fa parte e in realtà è un cosiddetto super-ammasso. Infatti la materia non è distribuita uniformemente nell’universo, ma è concentrata in galassie che si associano in ammassi di galassie e che poi a loro volta si associano in super-ammassi di galassie. Se adesso ci spostiamo a destra della costellazione della Vergine, potete osservare una configurazione di stelle “a falcetto”. In realtà, quella specie di falcetto è la testa del leone, della costellazione, appunto, del Leone. La stella più luminosa, alla base del falcetto, è Regolo, una stella bianco-azzurra distante 85 anni-luce. Sempre facente parte del falcetto vi è un oggetto molto interessante, una stella doppia; sono due stelle di colore aranciato e che poi osserveremo al telescopio.
A questo punto la nostra guida viene interrotta da un “ooho” di meraviglia e di sorpresa, perché sulle nostre teste è sfrecciata una “stella cadente”. La guida non si lascia sfuggire l’occasione per commentare l’avvenimento con la consueta competenza:
Stavo per dirvi che questa sera potremo vedere delle stelle cadenti perché siamo nel culmine del periodo delle Liridi, che sono dei meteoriti provenienti dai residui di una cometa che ha un periodo di 415 anni.
Invece quei due oggetti luminosi a destra sono Polluce e Castore e appartengono alla costellazione dei Gemelli. Castore ha la particolarità di essere in realtà costituita da 6 stelle, o meglio, da 3 stelle doppie (mi dimenticavo di dirvi che almeno il 50% delle stelle sono sistemi binari, vale a dire sono 2 stelle che ruotano intorno a un centro comune e quindi le stelle singole come il nostro sole sono più rare di quello che sembra).
Ancora più a destra trovate la costellazione dell’Auriga e la sua stella più luminosa, che si chiama Capella.
Sopra le nostre teste vedete la più conosciuta delle costellazioni: il Grande Carro o Orsa Maggiore. Se voi prolungate la linea che congiunge le due stelle estreme del Carro, per una lunghezza di 5 volte, trovate la Stella Polare che fa parte del Piccolo Carro e segna il Nord geografico.
Due galassie |
La guida ci invita adesso a recarci al telescopio per fare le osservazioni che ci aveva promesso. Qualcuno del gruppo però si accorge che nella esposizione manca qualsiasi riferimento alla “terza stella”, quella che deve completare il famoso “triangolo di primavera”.
La guida si scusa e ammette di essersene dimenticato: si tratta, dice, di Regolo, costellazione del Leone, alla quale aveva accennato poco prima. |
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