Spunti poetici
di Milo Polles

 

Esistere è l’inizio di essere.
Si può esistere da molto, per molto,
ed essere sempre all’inizio.
Sentire che si è (prima di volerlo)
È la molla per il moto: mutamento..
Progredire, progressione?

Vivere l’attimo come condizione,
sapendo gli attimi trascorsi,
ipotizzando l’incertezza dei futuri.

Ogni struttura artificiale
è documento di fantasia concretizzata
(realizzata attraverso il reale
il quale risulta dalla coltura della realtà)
che nel contempo documenta limiti.

La previsione,
attraverso considerazioni sul precedente,
è attesa calcolata (e frenata)
per conoscere l’incerto del successivo.

La ricerca della regola
(come punto d’intesa) nasce
dalla paura di essere sopraffatti;
se non è per intesa,
è sopraffazione.

Se uno aderisce
completamente
ad una religione o ad una ideologia
inevitabilmente diventa partigiano
categorico e razzista.
Ispirarsi alle stesse è altra cosa
se pure resta che il vivere
si ispira a principi fattisi regola e non alla vita,
la quale muta lentamente,
ma continuamente.
Tant’è che
religioni o ideologie devono aggiornarsi,
oppure diventano tragici anacronismi:
impedimenti fino alla tragedia.
Ispirarsi senza confluire mai
significa lasciare spazio alla contaminazione,
cioè alla vita che procede dal vivere.

 

Le arti per definirsi tali e per crescere
necessitano almeno di fantasmi poetici.
La poesia è pulsione, vis appunto, energia:
se drenata da, oppure convogliata
in un’arte espressione proposta
estetica educazione.
Un’arte, toccata da poesia, si palesa
quale fantasia da godere.

La poesia esiste senza le arti e fa storia.
Le arti sono veicoli specializzati:
ciascuna ha la sua storia.

L’UOVO si pensò.
Non che fosse scontento, ma una larvata
inquietudine vagava, vagava intermittente,
nella sua essenza.
Egli, l’Uovo, onnipresente, onnipotente,
forma primordiale e finita, egli, uno e tutto,
che tutto ha in sé,
da cui tutto proviene e che tutto ingloba,
egli si sente di tanto in tanto come stesse
in piedi o sdraiato o compisse evoluzioni
in quel nulla che, con moto proprio, espulse
dalla sua essenza, così liscia
così concentrata così totale: come avere
due centri, due poli,
la quale cosa gli permette una varietà
indefinita di movimenti nel grande fare
che sempre egli esplica.
(cerco di dire con parole umane,
ché l’essenza è inarrivabile)
Egli si pensa. E si fa sfera
con tutti i centri nel centro e il centro
dovunque ed una forma tanto formata
da essere l’idea di
unico da parere esprimere movimento
mentre sta.
(non so se sorrise –soddisfatto-
per la simultanea conversione sferica
del suo pensiero, ma da allora è così)
SFERA e lo si conosce col nome di DIO.
In lui il silenzio e il suono hanno la
stessa voce,
così tutto il resto; ed è UNO.

Le femmine per natura hanno anima spudoratamente mercenaria.
Per natura sono intrise di gelosie al fine di primeggiare, pertanto restano sincere e coerenti con se stesse – I mutamenti sono aggiustamenti per mantenersi naturali nel tempo -
Per generosità sono solidali tra loro.
In confidenza sono sincere, cioè si graffiano.
L’aggressività difende l’individualità.
Nella sopraffazione usano sadismo fino alla perversione sull’avverso.
Assumere forme di masochismo, anche fino al sacrificio, serve loro per farsi notare, cercare riconoscenza e amore.
Le femmine in ogni tipo di rapporto vogliono essere necessarie, se no, significa che hanno istintivamente rifiutato di faticare.
Quando una femmina si matura in donna, allora la sua esistenza diventa amministrazione.
La poesia è voglia di vivere: dalla vis alla fantasia è finestra sul possibile; è vita e sogno per un delirio; è un folle viaggio con partenza delirante e, al ritorno, il rendiconto per un possibile, se possibile.

Per affetto agli amici ed ai redattori della rivista EP, per affinità culturale all’educazione permanente, per fedeltà ai valori letterari, per fiducia nella costante creatività artistica... e forse per molte altre ragioni ancora, fatto sta che ogni anno Milo Polles porge a tutti noi righe di autentica scrittura che distillano esperienze interiori capaci di rendere migliori cioè più felici nello spirito i lettori. Che sentitamente ringraziano.
In questa puntata Milo presenta dei “Pensierini mattutini” scritti, appuntati (coccolati?) quando andava al lavoro. In-datati comunque perché dotati di una caratteristica peculiare tipica di chi sa “intelligere” cioè leggere e legare assieme nitide e sagge verità: sottrarre al tempo impressioni intuizioni riflessioni, per consegnarle all’eterno presente dello spirito che le può accogliere con inquieta-quiete che arricchisce, con passione che, toccando i sensi, s-muove la mente.
“Pensierini” che distolgono dalla quotidianità per riflettere sulla situazione umana con poesia che è “voglia di vivere…finestra sul possibile; è vita e sogno per un delirio; è un folle viaggio con partenza delirante e, al ritorno, il rendiconto per un possibile, se possibile”. Così virgolettato recita l’ultimo pensierino di Milo, posto in chiosa, e non a caso, a tutti gli altri, proprio perché tutti sono scritti in forma poetica. Milo porta la poesia cucita nel cuore, vive e scrive elaborando e curando parole che in dolce suono consegnano resoconti di “viaggi” intrisi di emozioni ed intuizioni. Questo è il pregio di chi sa creare gomitoli di immagini, in apparenza limitati, ma in realtà, se dipanati, formati da chilometri di strade pensate. In altre parole questi pensieri, sull’essere e l’esistere umano, sull’arte e l’artificiale, sulla femmina e la donna, sull’uovo-tutto, e su altro sono ancora una volta “film condensati” testi o manuali di arte e filosofia che rendono in stile poetico, leggero ed affascinante, temi che se espressi in altro stile sarebbero certo dotti astratti colti, ma anche pesanti e bibbiosi.