Si usa uno specchio di vetro
per guardare il viso,
si usano le opere d’arte
per guardare
la propria anima.
Cristo benedicente
a mezzo busto.
Madonna orante.
Rosalba Carriera - Autoritratto
Ritratto di bambina
con la ciambella, 1730.
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Rosalba Carriera nasce a Chioggia il 7 ottobre 1675, morirà a Venezia poco più che ottantenne il 15 aprile 1757; è stata pittrice e ritrattista.
Sui suoi meriti serve spendere poche parole: pittrice italiana allieva di Dimantini e di Balestra, si dedicò inizialmente alla miniatura, ma ben presto si affermò come ritrattista alla moda presso l'aristocrazia veneziana e soprattutto presso gli stranieri illustri in visita alla città.
Nei suoi ritratti a pastello, impareggiabili per finezza di tocco e delicatezza di passaggi e sfumature, interpretò gli ideali di grazia e di eleganza della società mondana del suo tempo, riscuotendo enorme successo presso le corti di tutta Europa.
Invitata a Parigi, dove conobbe Watteau e dove la sua pittura fu fonte di ispirazione per Liotard, a Modena, a Vienna, fu costretta a ricorrere all'opera di aiuti organizzando una vera e propria bottega per far fronte alle richieste degli illustri committenti.
Il tocco femminile dell'artista, artista che sembra essere nata già matura, si palesa in tutte le sue potenzialità, e la differenzia dai suoi colleghi francesi troppo materiali, fotografici, crudi.
Rosalba risalta per la delicata e soave eleganza che caratterizza tutta la sua opera, eleganza che seppe ben manifestare nell'epoca del rococò veneziano.
La peculiarità della Carriera era quella di saper scrutare il volto di chi gli stesse di fronte, leggerlo in tutti i suoi particolari, capirlo e riuscire a trasporre con la pittura ciò che lei vedeva, tutto incorniciato da un profondo realismo come in "Ritratto di signora anziana" in cui dipinge in modo evidente il porro della signora, ritratta molto dolcemente.
Le opere che più destano la curiosità sono la serie dei suoi autoritratti, alcuni dei quali sono conservati a Venezia al museo del settecento a Ca' Rezzonico, mentre altri fanno parte di altre collezioni, come l'autoritratto del 1740, della collezione reale di Windsor.
Questi autoritratti rivelano uno sviluppo psicologico e morale della persona, dalla giovinezza e gioia del primo autoritratto del 1709, conservato agli Uffizi, che rappresenta sé stessa mentre dipinge la sorella, fino a giungere all'ultimo del 1746, quello della "tragedia", dove si rappresenta con un volto molto invecchiato e impassibile, triste e duro (inoltre indossa una corona di alloro) ad indicare lo stato d'animo dell'artista che si ritrasse proprio dopo che volle sottoporsi a un'operazione alla cornea, con esiti negativi e complicazioni ulteriori che aggravarono la sua cecità fino a farla divenire totalmente cieca.
Nei suoi ritratti femminili le pose sono delicate e i drappeggi degli abiti le perle e i merletti, vengono sempre messi in risalto da una luce viva e particolare.
Si nota una grande sensibilità nel riprodurre i tessuti e le trine, forse una sensibilità nata nell'osservare la madre mentre realizzava quei capolavori di filo! Per non dimenticare che iniziò la sua carriera artistica proprio con i disegni per i merletti.
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Una visita alle Gallerie dell'Accademia e al vicino museo di Ca’ Rezzonico permette di ricostruire lo sviluppo artistico di Rosalba Carriera.
A Ca’ Rezzonico sono conservate due miniature in avorio, tipiche della sua prima produzione; una Madonna, raro esempio di soggetto religioso e l’unica testimonianza veneziana della serie delle stagioni. In più i bellissimi ritratti esposti nella sala dei pastelli e messi a confronto con opere dello stesso genere di artisti contenporanei. Una decina di splendidi ritratti a pastello figurano anche alle Gallerie dell’Accademia, dove sono rappresentate diverse tipologie: bambini, diplomatici, nobiluomini, ecclesiastici, donne giovani e anziane. Infine il più drammatico di tutti: l’ultimo autoritratto di Rosalba, vecchia e sulla soglia della cecità. |
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