Ricerche
Dalle palafitte alle ville venete .

a cura di Aldo Ghioldi

I Visigoti guidati da Alarico penetrarono in due riprese (401 e 408) lungo la via Annia e nel 452 gli Unni di Attila conquistarono Aquileia, Concordia e Altino. In queste occasioni è probabile che le popolazioni dei territori saccheggiati si siano rifugiate temporaneamente nella zona lagunare, per far quindi ritorno alle proprie case una volta passato il pericolo.


Canaletto:
Canal Grande alla Salute


Incisione del XVI secolo:
Doge in processione a Venezia.


Villa Barbaro a Maser, progettata da Andrea Palladio.

 

I primi abitanti della città di Venezia non possono essere considerati dei fuggiaschi come i loro antenati, ma avevano già sviluppato diverse attività sul mare. Molti di loro vivevano ancora della pesca e del commercio del sale, altri erano calafatari e carpentieri, ma i più facoltosi spingevano già i loro traffici al di fuori della laguna.
Nelle isole lagunari vicino a Malamocco, il trasferimento della sede ducale comportò un intensificarsi degli insediamenti. Durante il governo di Angelo Participazio (809-827) la sede ducale venne trasferita da Malamocco alla meglio difesa “Rivoalto” (l’attuale Rialto). Furono costruiti il monastero di San Zaccaria, un primo palazzo ducale e la prima basilica di San Marco.
Nell’828 i Veneziani trasferiscono il corpo dell’Evangelista Marco nella cappella del Palazzo ducale, già sorto nell’isola di Rialto. Secondo la leggenda, due mercanti, Tribuno e Rustico, capitarono in Alessandria d’Egitto nel momento in cui il Califfo faceva saccheggiare la chiesa cristiana dove era conservato il corpo di San Marco (martirizzato nel 68). Temendo che il sacro corpo venisse profanato, i due mercanti lo trafugarono, trasportandolo sulla loro nave, in un cassone di legno ricoperto di quarti di maiale. I veneziani gli diedero poi onorata sepoltura nella prima basilica di San Marco e lo elessero loro patrono. Questo evento accrebbe il prestigio di Venezia, non solo come capitale ducale, ma come sede religiosa e comportò in seguito il trasferimento della sede patriarcale.

Lo sviluppo di Venezia
Venezia, rivaleggiava con Genova e il suo predominio sull’Adriatico era tale che i veneziani lo indicavano con il nome di “Golfo di Venezia”, le repubbliche marinare di Ancona e di Ragusa (Dalmazia) solo con una stretta alleanza reciproca riuscirono a rimanere indipendenti e a continuare i loro traffici con l’Oriente, altrimenti dominio esclusivo dei navigatori veneziani. In questa chiave si deve leggere l’alleanza stretta nel 1174 da Venezia con il Sacro Romano Impero con l’intento di assediare Ancona. L’assedio di Ancona fallì militarmente ma ebbe il pregio per i Veneziani, che avevano perso recentemente l’alleanza di Bisanzio, di ingraziarsi l’imperatore Federico Barbarossa e di fargli dimenticare la precedente adesione alla lega anti-imperiale di Verona che nel 1164 era stata promossa dal pontefice Alessandro III.
Il capo del governo era il Doge, teoricamente eletto a vita, ma in pratica, spesso costretto a rimettere il proprio mandato a seguito di risultati insoddisfacenti del proprio governo.
Nei secoli Venezia divenne la capitale della Repubblica Veneta, che fu la più lunga e duratura repubblica della storia (circa 1100 anni), fu per secoli una delle maggiori potenze europee.

Guerra con Genova
La storica rivalità con Genova aveva origine dalla concorrenza tra le Repubbliche Marinare per il controllo delle rotte commerciali con l’Oriente e nel Mediterraneo. Se con Pisa, la Repubblica di Venezia riuscì a trovare a più riprese diversi accordi di spartizione delle reciproche zone d’influenza, con Genova i rapporti erano sicuramente meno cordiali.
Le due Repubbliche si scontrarono violentemente nella seconda metà del XIV secolo per il possesso del monastero di San Saba nella città siriana di San Giovanni d’Acri.
Proseguiva intanto la lotta per il dominio delle rotte commerciali in corso con Genova. Dopo un’iniziale sconfitta subita a Portolungo (1354) le ostilità ripresero nel 1376 per la conquista dell’isola di Tenedo, importante snodo commerciale all’entrata dello stretto dei Dardanelli. Dopo alterne vicende, la Pace di Torino (1381), in apparenza, concluse la guerra di Chioggia in parità, in quanto Tenedo venne negata ad entrambi i contendenti. In realtà Genova, che non era riuscita ad estromettere la rivale dai commerci con l’oriente, si avviava verso un periodo di lotte intestine, che ne compromisero l’indipendenza. Venezia, al contrario, riuscì a mantenere uno stato coeso e, se non la guerra, vinse la pace. Di lì a pochi anni, comunque, la caduta di Bisanzio in mano agli ottomani di Maometto II, avvenuta nel 1453, rivelò quale fosse veramente la potenza navale dominante nel Mediterraneo orientale e costrinse le due repubbliche marinare italiane a cercare un nuovo destino. Genova lo trovò nella nascente finanza internazionale, Venezia nell’espansione terrestre.

L’epoca delle ville venete
Tra gli ultimi decenni del XIV secolo e i primi del XV secolo Venezia, guidata da una ristretta casta di militari e mercanti riuscì a conquistare l’entroterra italiano, spostando così il suo baricentro più ad occidente. A seguito delle avvenute conquiste, per un più capillare controllo sul territorio e grazie ad elargizioni statali, molti membri della nobiltà vennero in possesso personale di territori.
Esemplare è l’episodio di Caterina Cornaro vedova del re di Cipro, che cedeva l’isola mediterranea e i suoi diritti dinastici in perpetuo a Venezia. In cambio la Serenissima gli concedeva il Ducato di Asolo, affinché potesse finire i suoi giorni all’altezza del suo rango di regina. Sotto i colli asolani, in vista della rocca cittadina, la nobildonna fece erigere una fastosa villa con parco, articolata in più corpi e riccamente affrescata secondo il gusto dell’epoca. La regina di Cipro raccolse attorno a sè letterati e artisti, creando un cenacolo letterario che contribuì significativamente alla formazione del gusto.
Molte altre famiglie del patriziato, al finire del Quattrocento e per tutto il Cinquecento, si insediarono con attività agrarie nei nuovi territori come veri coloni. Nasce così la villa veneta, formata da un corpo centrale, in genere alto, ma di proporzioni domestiche, adatto ad accogliere il proprietario e la sua famiglia, quando si recava a controllare di persona il fondo. Il nucleo abitativo padronale era affiancato da dipendenze confortevoli per i contadini, da depositi per il raccolto e da rimesse per gli attrezzi, come rientrava nell’ottica dell’ideale rinascimentale di buon governo della cosa pubblica e privata.
Nel corso del Cinquecento con le ville palladiane, cioè quelle realizzate dall’architetto Andrea Palladio soprattutto nella provincia di Vicenza, la villa veneta assurge a dignità d’arte e nel contempo conosce un’organizzazione rigorosa, quasi scientifica, delle relazioni funzionali tra i suoi diversi spazi. Attorno a Venezia lungo le vie di comunicazione che portano a Padova e a Treviso, vengono edificate nel tempo una accanto all’altra ville di campagna che rivaleggiano per la loro ricchezza e bellezza.

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