Si aggiungono a quelle pubblicate nei numeri precedenti, alcune brevi biografie di coloro chegovernarono la serenissima: i Dogi.
Raniero Zeno
Lorenzo Tiepolo
Giovanni Dandolo
Pietro Gradenigo
Bajamonte Tiepolo
Il luogo dove era eretta
la colonna d’infamia di
Bajamonte Tiepolo.
La colonna d’infamia. |
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Jacopo Tiepolo detto Scopulo (data nascita sconosciuta – Venezia, 19 luglio 1249).
Fu il quarantatreesimo doge di Venezia dal 6 marzo 1229 al 2 o 20 maggio 1249, quando abdicò e si ritirò a vita privata.
Uomo risoluto e deciso, dalla sua casata vennero inoltre il doge Lorenzo Tiepolo suo figlio, (1268 – 1275), il famoso notabile Jacopo, suo nipote, e il tristemente noto Bajamonte Tiepolo suo bis–nipote.
VITA
Di famiglia ricca ed importante, Jacopo presto si distinse per la sua capacità acquisendo fama e ricchezze (tra le quali il dominio sull’isola greca di Scopulos, da cui il soprannome). Abile e gradito a molte persone fu eletto duca di Candia (odierna Creta) e due volte ambasciatore a Costantinopoli. Si sposò due volte ed ebbe quattro figli ed una figlia. Nonostante le sue indubbie capacità, al momento dell’abdicazione del suo predecessore Pietro Ziani i 40 elettori che dovevano scegliere chi far ascendere al prestigioso incarico si divisero esattamente a metà tra lui e Marino Dandolo. Alla fine la modalità di scelta fu quanto mai curiosa e quasi indegna d’uno stato: si sorteggiò il vincitore lasciando al caso la scelta. Si narra che, in seguito a ciò, cominciò l’astio tra Tiepolo e le famiglie più prettamente conservatrici quali i Dandolo ed i Gradenigo, con ripercussioni per tutto il secolo ed anche oltre.
DOGADO
Appena assunto l’incarico affrontò di petto le numerose rivolte che erano scoppiate nelle “periferie” dell’impero veneziano. La situazione era grave, soprattutto a Candia, ed il doge inviò ingenti truppe. Il Tiepolo, abile politico oltre che valente soldato, prima di far ciò inviò molti nobili veneziani come podestà in città della terraferma, in modo da placare eventuali guerre che avrebbero potuto danneggiare la città lagunare. Nel 1234 la prima di numerose rivolte a Creta venne finalmente sedata ma quasi subito dopo toccò alla terraferma veneta impegnare la Repubblica con le sue forze militari: Ezzelino da Romano, leader dei ghibellini, infiammò il territorio circostante con le sue campagne militari. In questi anni Pietro, uno dei figli del doge, venne ucciso dai ghibellini. Venezia, schierata con i guelfi per motivi politici, fece numerose incursioni nella terraferma e soffocò ogni tentativo città di sottrarsi alla sua “protezione”. Col tempo, con lo scemare della guerra ed il predominio guelfo nell’Italia del nord, la situazione tornò calma e Venezia poté ritirare le truppe. In quegli ultimi anni di dogato il Tiepolo risistemò il diritto marittimo veneziano e creò nuove istituzioni per aiutare il doge nella conduzione dello stato.
Vecchio e stanco, dopo tanti anni al potere, infine decise di ritirarsi il 2 od il 20 maggio 1249. Morì il 19 luglio dello stesso anno; ciò fa supporre che l’abdicazione fosse dovuta a malattia o a vecchiaia, e non a costrizione.
Raniero Zeno (o Renier Zen) (data nascita sconosciuta – Venezia, 7 luglio 1268) figlio di Pietro e di madre ignota, fu il quarantacinquesimo doge di Venezia dal 8 gennaio (o 15 o 25) 1253 alla morte. Il suo dogado fu contrassegnato da scontri con Genova per il predominio del commercio orientale. Fu uomo deciso e risoluto e comandò la Repubblica con capacità.
VITA
Raniero Zeno, pur con una giovinezza oscura, fu uomo di indiscusso valore e capacità e presto ascese alla ribalta delle cronache del suo secolo. Le prime fonti ce ne parlano come uomo di diplomazia con numerosi incarichi in Francia ed in Italia, (dove incorse persino nella scomunica papale per aver sobillato Bologna a non pagare i tributi dovuti) ma anche come un abile combattente. Nel 1240 era al fianco del doge Jacopo Tiepolo nell’assedio di Ferrara e nel 1244 fu fatto capitano da mar (comandante della flotta). Divenne podestà di molte città della terraferma italiana accrescendo la sua fama di uomo saggio e retto. Sposatosi con Aluica di Prata, non si sa quanti figli ebbe.
DOGADO
Alla morte di Marino Morosini concorse al dogato con Marco Ziani e vinse con 21 voti su 41 disponibili. Al momento dell’elezione era podestà a Fermo e rientrò in città solo dopo circa un mese. Per festeggiare la sua elezione s’organizzò una grande giostra di cavalieri che richiamò l’interesse internazionale e rimase a lungo nella memoria del popolo, come fanno capire le cronache dell’epoca, entusiaste di tale insolito spettacolo. Se il dogado cominciò bene il compito dello Zen si fece subito in salita. Nel 1256 – 1259 la Marca Trevigiana fu scossa dalla guerra tra il papa, sostenuto da Venezia e da Treviso, ed Ezzelino da Romano. Solo con la morte di quest’ultimo, nel 1259, la situazione si placò un po’. Risolta la situazione in Italia esplose subito la guerra con Genova. Le due potenze marinare, divise sul fronte economico – politico, si trovarono a discutere sull’appartenenza del monastero di S. Saba nella città di Tiro: nel 1255 i genovesi ne presero possesso saccheggiando il quartiere veneziano. Lorenzo Tiepolo, futuro doge e all’epoca ammiraglio della flotta, intervenne e nel 1257 distrusse la flotta genovese e pure il monastero, portando a Venezia molte delle sue parti (alcune colonne sono ancor oggi visibili presso il Palazzo Ducale, davanti alla Porta della Carta). Genova, sconfitta, decise allora di abbattere l’impero di Costantinopoli, filo veneziano, sostituendo la dinastia allora regnate con quella dei Paleologo, dinastia a cui apparteneva il noto generale Michele II Paleologo (trattato di Ninfeo, 1261). La caduta di Costantinopoli bloccò l’accesso al Mar Nero a Venezia. Venezia rispose armando poderose flotte al comando di Gilberto Dandolo e spedendole contro Genova: due importanti vittorie (Morea 1262 e Settepozzi, 1263) migliorarono la situazione ma non mutarono in modo definitivo la questione. Giunti ad un punto morto nel 1265 Venezia stipulò una tregua quinquennale e, nel 1270, una pace definitiva: pur con numerosi privilegi non aveva più il predominio dei commerci, diviso con Genova. All’epoca Renier Zen era già morto. Sarebbe comunque riduttivo citare questo dogado solo per le numerose guerre combattute; occorre ricordare l’approvazione degli Statuti che, in 129 articoli, crearono una legislazione marittima efficace e moderna. Durante il dogado si cercò di ridurre ogni possibile frattura tra classi sociali, dando origine a quell’armonia tra il popolo e l’aristocrazia che terrà salda la Repubblica veneziana, oligarchica, sino alla sua fine. Reniero Zeno morì il 7 luglio 1268.
Lorenzo Tiepolo (data nascita sconosciuta –Venezia, 15 agosto 1275) figlio del doge Jacopo Tiepolo fu il quarantaseiesimo doge di Venezia, dal 23 luglio 1268 sino alla morte.
Vita
Crebbe sin da subito all’ombra del potente padre dimostrando, al pari del genitore, una forte tempra ed una predisposizione per gli affari e la conduzione dello stato. Durante la sua vita accrebbe le fortune familiari e giunse al punto di sposare, in seconde nozze, la figlia d’un re (è ancor dubbio se fosse figlia del re di Romania o di Rascia). Dai suoi matrimoni ebbe due figli, anch’essi accasati con ricche dame.
Il Tiepolo, lungi dall’esser famoso solo per i meriti altrui, dimostrò d’esser un abile condottiero quando, nel 1257, durante la guerra con Genova, conquistò S. Giovanni d’Acri dopo una perfetta campagna marittima, escludendo la rivale dai preziosi mercati del Libano ed infliggendole pesanti perdite finanziarie. Nel 1268, alla morte del doge Reniero Zeno, apparve subito chiaro che l’unico vero pretendente alla massima soglia fosse lui ed, infatti, venne eletto il 23 luglio 1268.
DOGADO
Venne eletto il 23 luglio 1268 con 25 voti su 41; la nuova soglia minima di voti infatti fu stabilita proprio in quell’occasione mentre in precedenze, bastavano appena 21 voti (la maggioranza semplice) per l’elezione.
Il numero non sarebbe più cambiato fino alla caduta della Repubblica.
Il popolo lo amò e gli tributò grandi feste ed onori, d’altro canto i nobili ed i responsabili dello stato veneziano non poterono approvare certi suoi comportamenti di chiaro indirizzo nepotistico (cariche ed onori concessi ai figli) e, per questo, gli s’affiancò un “Cancellier Grande” col compito di controllarlo (questa carica sarebbe esistita fino alla caduta della Repubblica).
Il dogato del Tiepolo non fu semplice dal punto di vista della politica estera visto che, se da un lato si firmò la pace con Genova (1270) dopo la lunga guerra che aveva visto le due potenze coinvolte sotto il dogato di Reniero Zeno, dall’altro Venezia dovette lottare per farsi veder riconosciuto il primato sull’Adriatico, conteso da altre potenze minori. Nel 1270 – 1273 dovette affrontare una lega (composta da Bologna, Treviso, Verona, Mantova, Ferrara, Cremona, Recanati, Ancona ed altre città minori) a seguito di dispute commerciali e, dopo una fase negativa, vinse la guerra giungendo ad un proficuo accordo. Sotto il suo dogato, nel 1273, Marco Polo, con i suoi familiari, partì per la Cina; sarebbe ritornato solo attorno al 1295. Lorenzo Tiepolo morì il 15 agosto 1275, compianto da moltissimi.
Giovanni Dandolo (data nascita sconosciuta – Venezia, 2 novembre 1289) figlio di Gilberto Dandolo (famosissimo ammiraglio veneziano di metà del secolo) il 31 marzo 1280 divenne quarantottesimo doge di Venezia, sino alla morte, avvenuta il 2 novembre 1289.
Vita
Nonostante fosse figlio d’un “eroe”, Giovanni non si mostrò inadatto alla fama del genitore ed, anzi, presto intraprese una notevole carriera militare tanto che quando divenne doge era a capo delle truppe veneziane nell’Istria, intento a sedare una rivolta. Nel suo “cursus honorum” contava anche incarichi diplomatici e titoli prestigiosi concessigli dai potenti dai quali s’era fatto ben volere. Si era sposato con una certa Caterina ed aveva avuto da essa quattro figli.
DOGADO
Eletto il 31 marzo 1280 subito prese in mano le redini dello stato, lasciate dal suo debole predecessore Jacopo Contarini. Nel 1281 fece pace con Ancona e subito dopo riprese la guerra contro i rivoltosi istriani e cretesi.
Nel periodo 1282 – 1285 Venezia venne persino scomunicata per non aver voluto contribuire ad aiutare il papato a riconquistare la Sicilia, feudo del papa conquistato dai d’Aragona. Nell’alto Adriatico quegli anni furono convulsi a causa dei numerosi scontri tra Venezia ed i rivoltosi, spalleggiati dal patriarca d’Aquileia.
Le cose presto si misero male per Venezia, circondata da troppi nemici, ma si giunse ad una tregua che rinviò la soluzione fino al 1304. Se la politica estera fu travagliata, non da meno lo fu quella interna. Il 31 ottobre 1284 fu coniato il primo ducato, moneta che presto sarebbe diventata una tra le più ricercate nel Mediterraneo.
Nel 1286 si propose di ridurre il numero di aderenti al Maggior Consiglio, limitandone l’accesso solo per via ereditaria (Serrata del Maggior Consiglio) facendo svoltare la Repubblica in forma oligarchica; la proposta non passò per l’opposizione del doge ma fu riposta con maggior successo nel 1297. Il Dandolo morì il 2 novembre 1289.
Pietro Gradenigo (Venezia, 1251 – Venezia, 13 agosto 1311) figlio di Marco, fu illustre uomo politico e dal 25 novembre 1289 alla morte quarantanovesimo doge di Venezia. Fu uomo risoluto e deciso, pronto a mettersi contro il papato ed ad imporre i voleri di Venezia alle città più deboli. Durante il suo mandato si verificò la cosiddetta Serrata del Maggior Consiglio (28 febbraio 1297) ed in seguito a ciò vi furono tentativi da parte dei “borghesi”, esclusi di prendere il potere che si concretizzarono in due tentati colpi di stato (Marin Bocconio, 1299 o 1300 e Bajamonte Tiepolo, 1310). Nel 1310 in seguito a queste congiure nacque il famoso Consiglio dei Dieci. Sotto di lui la Repubblica rischiò di distruggersi in una logorante guerra civile, ma sconfitti gli avversari più potenti riuscì a placare la situazione e a far vincere la sua fazione che plasmò Venezia in senso oligarchico.
Vita
Pietro Gradenigo apparteneva ad una famiglia che risaliva a quella cosiddette “apostoliche” (le dodici che secondo la tradizione veneziana elessero il primo doge) e quindi, politicamente, apparteneva al partito “conservatore” che desiderava limitare la possibilità d’accesso al Maggior Consiglio da parte delle nuove famiglie di maggiorenti. Questa collocazione gli permise di fare una buona carriera politica ma gli alienò la simpatia di parte del popolo che lo vedeva come un “uomo del potere”. Alla morte del doge Giovanni Dandolo nel 1289 nonostante la sua giovane età riuscì a succedergli dopo un’estenuante lotta contro Lorenzo Tiepolo, discendente diretto dei dogi Lorenzo Tiepolo e Jacopo Tiepolo e rappresentante delle classi “minori”, che era stato eletto a furor di popolo ma non secondo la forma stabilita. Il Tiepolo, per evitare una guerra civile, preferì ritirarsi, ma questa divisione rimase insanabile fino alla rivolta del 1310. Il Gradenigo era sposato con Tommasina Morosini.
DOGADO
L’inizio del dogado, come visto, fu abbastanza convulso e presto il popolo appioppò a Pietro il soprannome dispregiativo di “Pierazzo”. Oltre a questi presto s’aggiunsero nuovi problemi quali; la ripresa della guerra con Genova (1294 – 1299) e la crisi dei mercati orientali. Mentre la guerra proseguiva con alterne fortune il conflitto latente che proseguiva sin dal 1286 esplose nel 1296 con la proposta di ridurre l’accesso al Maggior Consiglio e selezionare i suoi appartenenti, escludendo le classi medie che si stavano appropriando del potere. Curiosamente i più forti oppositori non furono i popolani quanto piuttosto i nuovi entrati nel Maggior Consiglio che così perdevano la certezza di far carriera nell’amministrazione. In mezzo a manifestazioni e proteste il 28 febbraio 1297 avvenne la Serrata del Maggior Consiglio: potevano esservi ammessi solo coloro i quali vi avevano seduto negli ultimi quattro anni e i discendenti di coloro che vi avevano fatto parte sino al 1172. Se dopo l’approvazione del provvedimento si giunse ad una tregua politica presto le contese ripresero in seguito alla grave sconfitta militare avvenuta alla Curzola l’8 settembre 1298 contro i genovesi. La successiva pace (1299), assai dura, lasciò strascichi economici sulla classe media, quella già colpita politicamente dalla serrata.
Tutto ciò condusse ad una crisi politico – istituzionale.
Crisi e prima congiura:
Marin Bocconio 1300
Nel 1300, secondo le cronache, alcuni maggiorenti esclusi dal potere e colpiti dai recenti eventi, decisero di rovesciare violentemente la situazione: uno di essi Marin Bocconio si offrì di entrar in Maggior Consiglio e sterminare tutti i capi delle fazioni conservatrici. Grazie ad un informatore il governo sventò il complotto e giustiziò i congiurati, ma quest’azione invece che far cessare rinfocolò il malcontento ed inasprì la contesa. Da una parte ormai s’ergevano le famiglie Querini – Tiepolo spalleggiate dalle famiglie minori, dall’altro i nobili conservatori. Questa tensione interna si ripercuotè presto anche nelle faccende estere: la guerra contro il papato nel 1308 per questione di confine provocò l’esplodere del bubbone che in quegli anni s’era ingrossato.
Ad un passo dall’abisso, seconda congiura: Bajamonte Tiepolo, 1310
Nel 1309, durante la guerra in Romagna contro il papa, il comandante Marco Querini permise alle truppe nemiche di conquistare un prezioso caposaldo (Castel Tebaldo, 28 agosto 1309) e vincere la guerra. Tradotto a Venezia per esser giudicato incassò l’appoggiò di Bajamonte Tiepolo e di parte del clero. Pietro Gradenigo parteggiò chiaramente per una condanna esemplare dell’avversario politico e ciò inasprì gli animi, non si sa se per chiara scelta della fazione “gradeniana” che voleva concludere subito la lotta. Presto si giunse a scontri fisici durante una seduta del Maggior Consiglio che, in mano ai conservatori, ritennero responsabili i Querini. Una tale situazione, insostenibile sia politicamente che moralmente, sfociò in una seconda congiura. Questa volta a capo di tutto fu messo Bajamonte Tiepolo, nipote dei famosi dogi e uomo rispettato ed amato in molti strati sociali. Alla congiura s’unirono tutte le più grandi ed importanti casate popolari e della bassa nobiltà. Presto si decise di agire nella notte tra il 14 ed il 15 giugno 1310 conquistando i punti nevralgici della città e massacrando i nemici, tra i quali il doge. Qualche ora prima d’agire giunse però la solita soffiata e lo stesso doge, secondo alcuni racconti, guidò una colonna di difensori in piazza San Marco mentre altre squadre intercettavano e massacravano i rivoltosi. La sconfitta dei congiurati fu totale ed il solo Tiepolo riuscì a cavarsela con l’esilio dopo essersi ritirato in una zona sotto suo controllo. Curiosamente la repressione, che poteva attendersi come violenta, fu abbastanza limitata e pochi furono i giustiziati. In seguito a questa congiura nacque il Consiglio dei Dieci (10 luglio 1310) con l’incarico di scoprire e reprimere rivolte simili.
Ultimo anno di vita
Pietro Gradenigo, risultato vittorioso, poté godersi per poco tempo la sudata vittoria infatti il 13 agosto 1311, a poco meno di sessant’anni, morì improvvisamente. Venne sepolto a Murano. Simbolo dell’oligarchia durante l’occupazione napoleonica il suo sepolcro venne violato ed il suo teschio, infisso in un bastone, portato in giro per la città in segno di derisione.
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