Viaggi
di Di Lucia Coletti Luisa

Solo il disagio di un viaggio in autobus su strade sterrate dopo ore di cammino sui sentieri faticosi delle Ande, ci fa godere lo scrosciare lento e sottile della doccia e di un letto pulito.

I monti delle Ande

El Alta a la Paz

Salta - Argentina

 

Mettiamoci in viaggio augurandoci che sia faticoso, ricco di imprevisti, magico e spietato, al punto tale da poter affogare le nostre angosce nel cammino, sperando che sia un cammino della conoscenza e che ne abbia le caratteristiche, sperando che il buio che c’è nel giorno possa dipanarsi
e, che le luci della notte possano essere la guida.

Sperando di poter vedere lacrime di gioia augurandosi di far tesoro delle ore passare a guardare il finestrino rigato e polveroso di un autobus straniero lento e rumoroso.

Partiamo per questo viaggio sperando di aver preso nota di tutto quello che vogliamo scoprire e non vogliamo conoscere, pur sapendo che alla fine, sarà tutto il nostro bagaglio nel viaggio di ritorno partiamo, sapendo che un viaggiatore non accetta mai la fine del viaggio perché è lungo quanto la vita è la sua vita.

Partiamo, i bagagli sono pronti inizia la sequenza delle emozioni che risvegliano l’energia della voglia di acclamare il proprio io.

Accettiamo il viaggio come verifica della propria condizione, di come siamo in realtà, lasciamo il suolo conosciuto e avventuriamoci nelle segrete del mondo e ci accorgeremo di scoprire una umanità sconosciuta, una semplicità di rapporti, un cameratismo nelle difficoltà.

Il viaggio è la risoluzione ai dubbi della vita, alla paura, agli atti di difesa inconsulti, alle meschinità di crederci esseri superiori solo il disagio ci aiuta a godere del benessere.

Solo il disagio di un viaggio in autobus su strade sterrate ci fa godere di un letto pulito e dopo ore di cammino sui sentieri faticosi delle Ande gioisci dello scrosciare lento e sottile della doccia che, calda ti avvolge in un velo di torpore rilassante, cammina, cammina la tua vita è un continuo cammino, non puoi rimanere a fissare l’orologio della torre cammina, quanta strada hanno solcato le suole di queste scarpe, erano a Salta in Argentina, erano nelle lande sconfinate dei deserti americani, erano fra i monti del Tibet.
Quante luci e colori hanno visto questi occhi quando mi addormento rivedo una miscellanza di immagini che si accavallano lasciando il ricordo di profumi e parole lasciate al vento e termino pensando al mio arrivo all’aeroporto di El Alta a la Paz a 4200 metri, al freddo alla città che si stava imbiancando mentre i propri profili delle Ande mi stavano aspettando. Così’ ricordo il piccolo Tibet infilato fra le gigantesche catene del Karakorum e dell’Himalaya una regione dalle lunghe valli e gole profonde solcate dalle acque vorticose dell’Indo, di cieli cristallini, di cime, di nevi, di colori, di genti fantastiche di strade tutte curve e saliscendi che ho percorso col fiato sospeso, la patria del buddismo tibetano con i suoi monasteri sperduti arrampicati su cime incredibili e così concludo con un tuffo nelle acque fresche della mi amata Corfù e mi rimetto in viaggio.

Immagini estratte da vari siti web.