Arte contemporanea
Martellago, 17 gennaio 2011
di Mario Zampierin

 



( Opera di Riccardo Corte )

 

Commento

Il pensare di Corte deriva dall’esperienza estetica, cioè attraverso i tre stadi dell’immaginazione: memoria, percezione e progetto (vale a dire passato, presente e futuro), da cui l’opera d’arte scaturisce come operazione tecnica che assume l’aspetto di oggetto privilegiato.
È dal suo pensare artistico che Corte, con “Senza titolo” ci trasporta in un ambiente carico di spiritualità e di terrore, ove l’illusione dell’arte emerge in tutto il suo valore estetico, proponendo nella sua crudezza, il tema della vita e della morte.
“Senza titolo” mostra lo sforzo con cui Corte indaga fino in fondo il significato penetrante del colore e lo traduce sulla tela con soave leggerezza unita ad un’inquietante alternanza tonale monocromatica sul tema del blu. Sulla campitura aggiunge inoltre una forma indefinita (bianca e nera) che s’inserisce nel contesto dell’opera come una componente che ne modifica il rigore estetico, l’equilibrio, provocando un senso d’inquietudine, che porta spontaneamente il fruitore a concentrarsi sul particolare indefinito, imprecisato.
L’opera è contenuta all’interno di un riquadro nero che oltre ad essere, per natura, il colore classico, rappresenta un sentimento di solidarietà e di formalità: il riquadro funge anche da palcoscenico entro cui si compie l’atto della vita e dei suoi aspetti più terribili e tragici. Il nero è allo stesso tempo il colore dell’autorità e del potere, ma implica anche la sottomissione; simboleggia l’oscurità primordiale, l’inconscio, il vuoto, il male, le tenebre della morte.
Se i colori hanno un senso, e in Corte questo senso c’è, allora ci troviamo di fronte alla realtà dell’evento tragico, della forza del male che ingurgita l’essere indifeso che innocentemente cercava, nello spazio legittimo della libertà la sua possibile compiutezza.
La morte è inevitabile, a compimento dell’ineluttabile e incomprensibile destino che tutti accomuna.
Corte con “Senza titolo” si astrae dalla realtà e attraverso lo studio degli elementi formali, attiva un processo di semplificazione e scomposizione delle forme, eliminando totalmente ogni preoccupazione rappresentativa, e ci racconta con i colori della tavolozza, la sua storia della vita, della predestinazione nella trasformazione della materia.
Io vedo in quest’opera anche un contenuto subliminale legato alla speranza; cioè quello che oltre l’inganno, dietro l’agguato fatale, dopo l’inevitabile gabbia maligna della morte, possa, anzi deve esistere quella spiritualità che ci accomuna in un’unica energia, e che in Corte è rappresentata, nell’opera, dallo sfondo blu che simboleggia la purezza infinita che tutto monda, ed eternamente raccoglie in se stessa.