Nel Medio Evo furono i monaci, unici detentori della cultura del momento, a coltivare le piante medicinali e a preparare unguenti, balsami, infusi, decotti, utilizzandole anche in funzione delle loro qualità morali “simboliche”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Michele Ardu
Massofisioterapista
Educatore al Benessere
cell. 347 4843433

*Lorena Mion
Architetto
Educatore al Benessere
cell. 333 301 6008

 

 

 

 

 

 

 


 

di Luciano Niero

 

Le erbe medicinali nei dipinti rinascimentali

 


I pittori del rinascimento dipingevano prevalentemente opere di carattere religioso, frequentavano dunque i monasteri dove, nei chiostri, potevano approfondire la conoscenza botanica delle erbe officinali coltivate dai monaci negli “Herbulari”.
Tra i numerosi pittori dell'epoca si distinguono alcuni per la fedeltà nella descrizione delle piante e fra gli artisti esaminati si evidenziano:
- Giovanni Bellini (1439-1516) con la Pietà Martinengo (1505), (Accademia di Venezia) e il Crocefisso Niccolini (1500?), (provvisoriamente a Vicenza, palazzo Chiericati, con prestito della Banca Popolare di Vicenza);
- Cima da Conegliano (1460-1518) con la Madonna dell'arancio (1498), (Accademia di Venezia).
Invece, nei dipinti di Vittore Carpaccio (1460-1526) del Ciclo di S. Orsola (1495) all'Accademia di Venezia, le piante sono riprodotte meno fedelmente e hanno una semplice funzione di abbellimento.

In Giovanni Bellini e Cima da Conegliano le piante hanno anche motivi simbolici ed è sorprendente la grande rappresentazione delle erbe “officinali” riconoscibili per l'accuratezza e l'esecuzione dei dettagli ed erano già allora evidentemente considerate “medicinali”
- Nel quadro la Madonna dell'arancio (1496), Cima da Conegliano attribuisce alle piante anche funzioni simboliche:
- l’albero dell’arancio, da cui deriva il titolo, è simbolo di castità,
- la quercia, per la sua solidità, simboleggia la forza,
- l’ulivo è l’emblema della pace e della concordia,
- l'edera che si arrampica sulla roccia allude alla croce di Cristo,
- la celidonia allude alla fede,
- l'aquilegia è simbolo di Maria,
- il tarassaco (dente di leone) allude alla Passione di Cristo,
- la viola, dal profumo dolce cresce in luoghi umili, perciò simboleggia l’umiltà.

 
Madonna dell'arancio (212x139 cm.)   Crocefisso Niccolini (81x49 cm.)
Crocefisso Niccolini (part.)  

Nel dipinto di Bellini il Crocifisso Niccolini, a seguito di uno studio del docente di botanica dell'università di Padova Patrizio Giulini, sono state evidenziate 17 piante con numeri, e mostrate in un erbario dal vero a cura del Museo Naturalistico di Vicenza delle quali rappresentiamo di seguito:

   
13. Cicoria   11. 14.
Piantaggine maggiore e lanceolata
  17. Convolvolo

LA PIETA' MARTINENGO (65x90 cm.) di Giovanni Bellini

  Nel dipinto La Pietà (1505) sono molto verosimili inferiormente l'angelica, la malva, il tarassaco, il prezzemolo, la piantaggine, nella zona centrale il convolvolo e il verbasco.
     
Convolvolo   Malva   Prezzemolo e piantaggine   Verbasco

Molte delle erbe di questi dipinti sono presenti anche nell'Orto Botanico Didattico della scuola Caio Giulio Cesare.

Questo ci ha dato l'opportunità di creare degli incontri scolastici nei quali porre in relazione l'Orto con gli studenti che, con la loro visita, possono entrare in contatto diretto con le piante presenti, confrontare le erbe rappresentate nei quadri del Bellini e Cima da Conegliano ed inoltre toccare e odorare le stesse; potrà nascere così in loro, attraverso la conoscenza della natura e della sua intrinseca bellezza, l'interesse, il rispetto e l'amore per essa.