I film che sono stati proiettati in occasione della rassegna sono: Orizzonti di gloria, di Stanley Kubrick, Uomini contro di Francesco Rosi e la Grande guerra di Mario Monicelli. Noi abbiamo assistito alla proiezione degli ultimi due e del film di Monicelli vi riportiamo una breve scheda e un commento a margine, suggerito dal film.
Scampare la guerra”
una breve riflessione

La prima guerra mondiale è stata una guerra di governi e di popoli, un evento epocale anche e soprattutto per il coinvolgimento emotivo di milioni di persone militari e civili. Un coinvolgimento pagato con la morte di 10 milioni di soldati e di un alto numero di civili colpiti dalle epidemie e dalle privazioni. Amor di patria, convinto entusiasmo, spirito di corpo, obbedienza all’autorità, fatalistica rassegnazione erano le variabili che rendevano accettabile la probabilità di morte ai soldati di tutti gli eserciti.
“Partir si deve, partir bisogna…”, canticchiavano i soldati italiani verso il fronte. Una volta in trincea, tuttavia le motivazioni di partenza spesso non valevano più e quando lo spirito di sopravvivenza e l’orrore del fuoco avevano la meglio, entrava in azione l’articolato sistema disciplinare militare. Nonostante ciò moltissimi soldati tentarono, con più o meno successo, di sottrarsi alla guerra, gesto dettato, nella quasi totalità dei casi, dalla umanissima paura della morte.
In molti casi i soldati approfittavano dei momenti di confusione dell’assalto per darsi prigionieri, in altri casi simulavano la malattia fisica anche producendosi ferite con armi da fuoco. Un modo inconsapevole per scampare la guerra è la fuga nella malattia mentale: il fuoco, i bombardamenti, l’ansia di essere uccisi producono choc più o meno persistenti. Ma il modo più frequente per sottrarsi alla guerra era quello dell’imboscamento, cercare di farsi assegnare a servizi nelle retrovie. E’ spesso solo la dura disciplina, la paura di essere passati per le armi, senza neanche un processo, che fa desistere i soldati dalla diserzione. Tutti i tentativi di sottrarsi al conflitto sono spesso tortuosi., disperati, perché il quadro della guerra era quello, una guerra totalizzante entrata dentro il territorio fisico e mentale in modo superiore ad ogni esperienza passata.

LA GRANDE GURRA 1959 ITALIA

regia: Mario Monicelli
sceneggiatura: Age, Scarpelli, Monicelli dal racconto “I due eroi” di Vincenzoni
musica: Nino Rota
interpreti: Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Silvana Mangano, Romolo Valli, Folco Lulli
produzione: Dino de Laurentis
durata: 135 minuti

La I guerra mondiale, i soldati provenienti da tutte le regioni d’Italia al fronte, un romano e un bergamasco che riescono sempre ad imboscarsi evitando i rischi della prima linea, sono gli ingredienti de “La grande guerra”. Narrazione dolce-amara, il film racconta le imprese dei soldati. Oreste Jacovacci e Giovanni Busacca abilissimi nell’arrangiarsi, nel salvare la pelle e nel riuscire ad evitare gli impegni più pesanti: l’imboscamento era del resto uno dei sistemi più sfruttati dai soldati della I guerra per evitare la prima linea e salvare la pelle. Oreste e Giovanni rappresentano però anche l’immagine più deleteria, il luogo comune dell’italiano nel mondo, quello, per intenderci, che ci vede come quelli che non hanno voglia di far niente. Accanto a loro abbiamo una stupenda galleria di personaggi, dal siciliano innamorato di Francesca Bertini di cui difende un’improbabile illibatezza al veneto Bordin pronto a sostituirsi ai compagni nelle missioni più difficili in cambio di qualche lira da mandare alla sua numerosissima famiglia. Questi ed altri personaggi pur essendo diversissimi tra loro per carattere, pur parlando dialetti diversi, hanno un dato in comune: la grande umanità e soprattutto la solidarietà tra loro. E umani sono Oreste e Giovanni con la loro vigliaccheria, antieroi pieni di timori che però, nonostante le loro debolezze, pagheranno con la vita la fedeltà alla patria e ai loro compagni. “La grande guerra” è un inno agli italiani con i loro tanti vizi ma anche con le loro non poche virtù, un film che però trascura una presa di posizione ideologica nei confronti della guerra. E’ stato girato in anni ancora troppo vicini alla fine della I guerra mondiale ed il finale rispecchia la volontà di incitare alla ripresa, celebra il valore di un paese che forse stentava ancora a credere in se stesso.