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di Gabriella Comunello

Continua dal numero scorso l'articolo sul Ghetto di Venezia. Ci eravamo lasciati parlando delle sinagoghe, della loro struttura e architettura in rapporto alla funzione rituale e delle differenze con le chiese cristiane contemporanee.
 

La venezianità

Vi è poi un'ultima riflessione da fare su un altro elemento comune delle sinagoghe veneziane: gli elementi di "venezianità" in esse presenti. Ne ricorderemo in breve alcuni tra i quali l'attenzione all'illuminazione che, oltre ad essere una ripresa di elementi della tradizione ebraica per cui la luce è vita, è salvezza, è opera divina, risente della "gran copia de i lumi" peculiare all'architettura veneziana.
Un altro elemento di venezianità è il "liagò", sporto murario caratteristico dell'architettura veneziana, che troviamo sia nella Sinagoga Tedesca, come in quella Canton ed anche in quella Levantina ed in quella Italiana.
Evidenti appaiono poi negli Aron delle Sinagoghe Tedesca e Canton i richiami formali a modelli dei contemporanei altari delle chiese veneziane fatte dal Serlio, dal Palladio, dallo Scamozzi. L'Aron della Scuola Spagnola è poi citazione quasi letterale dell'altare principale della chiesa di San Pietro di Castello fatto dal Longhena. Sempre per quel che riguarda la Scuola Spagnola, è chiaro il rimando ai moduli tipici del palazzo veneziano: il "mezà" adibito ad ufficio (a sinistra ed a destra della prima rampa di scale due belle porte intarsiate immettevano negli uffici della comunità ponentina, oggi divenuti depositi di stoffe e candele), il piano nobile con al centro il gran salone di rappresentanza, il cosiddetto "portego" che corrisponde alla sala della sinagoga.
Ma l'elemento di "venezianità" forse più significativo è il fatto che alle sinagoghe veneziane venisse attribuito lo stesso termine di "Scuola" degli omonimi istituti veneziani. Come le Scuole Grandi di San Marco, di San Rocco, della Misericordia, dei Carmini, di San Giovanni Evangelista erano luoghi devozione, ma soprattutto enti che svolgevano compiti di formazione, di aiuto, di controllo e protezione di alcune categorie, così le sinagoghe, oltre che luoghi aperti di lettura della Torah, costituivano punti di riferimento civile o comunque di difesa delle identità etniche(8).
Le une (Scuole Grandi Cristiane9) e le altre (Scuole Ebraiche) si occupavano di mutuo soccorso (vestire i poveri, curare gli ammalati, seppellire i morti etc.) ma anche di preparare feste, cerimonie e spettacoli. Ed ambedue le Scuole erano in grado di fare questo perché possessori d'immobili dai quali percepivano denari da reimpiegare o nei quali avevano localizzato i principali servizi: l'istruzione dei putti, l'educazione dei figlioli, il ricovero degli ammalati, l'albergo per i viandanti.


"Le scuole"

Brevemente descritta la tipologia generale delle sinagoghe veneziane, passiamo ad una breve descrizione di ciascuna delle tre visitate, di cui solo la Scuola Spagnola è ancora oggi aperta al culto.
La prima sinagoga che viene fondata a Venezia appartiene al rito ashkenazita ed è la "Scuola Grande Tedesca".
Proseguendo per le scale che ci hanno condotto al museo ebraico, entriamo nella sinagoga da una posizione d'angolo che mette in evidenza l'eleganza leggiadra del matroneo ovale ed il sontuoso effetto delle dorature contrastante con la rigorosa boiserie (pannelli lignei) che riveste interamente la parte inferiore delle pareti.
Esaminando attentamente la sala ci si rende conto dell'effetto ingannatore del matroneo ovale che nasconde la grande asimmetria del vano che è in realtà trapezoidale con il lato della base minore che dà sul campo, mentre il maggiore dà sul canale. I palchetti risalgono al tardo Cinquecento e sono decorati da elementi floreali e zampe ad artiglio di leone, il tutto scolpito nel legno di noce. Il rivestimento delle pareti, in marmorino nella parte superiore ed in ciliegio nella boiserie ricordano le scuole delle confraternite devozionali cristiane (v. Scuola dei Carmini). La differenza si trova nella parte superiore dei dossali che non riportano teleri, ma, dato l'aniconismo ebraico, pannelli lignei ad effetto marmorino. Ultimo elemento molto antico è la fascia rossa con iscrizioni in oro dei Dieci Comandamenti che circonda tutta la sala.
L'Aron-ha-kodesh è una struttura tripartita con al centro l'Arca vera e propria contenente i rotoli della Torah. Il timpano spezzato di gusto palladiano è sormontato da vasi e cornucopie e poggia su due colonne corinzie scanalate. Sull'interno delle due porte intarsiati in madreperla su legno i Dieci Comandamenti.
In fronte all'Aron-ha-kodesh arde il Ner Tamid, la luce eterna che simboleggia il ricordo perpetuo della Divinità e la luce di conoscenza che porta la Sua legge. Tutta la struttura della Arca Santa è ricoperta di una lamina d'oro. Dorata è anche la Bimah che si trova sul lato opposto. Nella tradizione ashkenazita, il pulpito era al centro della sala e solo recentemente la Bimah che era una struttura aerea al centro della sala è stata spostata ed addossata alla parete di fondo. Ecco spiegato il vuoto al centro delle decorazioni del pavimento ed il lucernario al centro del soffitto che lasciava vedere il cielo e le stelle a chi leggeva la Torah. Il Matroneo è nascosto da una fitta grata. La seconda sinagoga che venne fondata nel Ghetto, proprio vicino a quella tedesca, è la "Scuola Canton". A rivelarne la presenza c'è una strana costruzione in legno sormontata da una cupoletta ottagonale che corrisponde alla Bimah e che si vede dal campo. Le cinque finestre (cinque come sono i libri del Pentateuco) danno sul canale. Probabilmente il nome "Canton" si riferisce ad "angolo" in veneziano; infatti il "Canton del Medras" è simmetrico ad un secondo toponimo attestato nel campo, quello del "Canton del forno".
Anche a questa sinagoga si arriva salendo delle scale che immettono in corridoio che si pensa venisse usato da coloro che non trovano posto in sinagoga (i banchi erano riservati). La sinagoga è un vano rettangolare illuminato dalle cinque finestre (elemento identificatore di una sinagoga) che danno sul canale, dalle due ai lati dell'Aron-ha-kodesh e dalla finestrella colorata sopra di esso, dalle quattro ai lati della Bimah e dalla sua cupoletta ottagonale. L'arca ricorda, nella struttura, quella della sinagoga tedesca. Il matroneo è nascosto da fitte grate lignee. La Bimah è di forma semiesagonale ed è costruita su cinque gradini. La ricchezza degli stucchi e le dorature ricordano la leggiadria rococò di molti teatrini privati del Settecento veneziano. All'interno della piccola abside vi sono scrani che richiamano la decorazione lignea dei cori delle chiese veneziane del Quattrocento (Chiesa dei Frari, in particolare) riservata ai notabili della comunità.
Chiude la visuale verso il fondo del Campiello delle Scuole nel Ghetto Vecchio, l'ampia facciata della "Scuola Grande Spagnola". E' questa la più grande e la più famosa delle sinagoghe veneziane ed il suo edificio è attribuito alla scuola di Baldassare Longhena (l'architetto della Chiesa della Salute). L'ingresso è costituito da un'ampia sala rettangolare attorno a cui corre una lunga panca. Sulla parete di fondo una pergamena commemora le vittime della schoa (termine ebraico che designa lo sterminio degli ebrei sotto il nazismo). Al centro della parete un elegante cancello in bronzo chiude l'accesso alla scalinata che si biforca poi in due rami. Il doppio accesso alla Sala di preghiera avviene ai due lati della primitiva Tevah fiancheggiata da un parapetto di marmo. La grande sala è rettangolare (m. 22 circa per 13), ha l'Aron e la Tevah (così chiamano i sefarditi la Bimah) che si fronteggiano sui lati minori, mentre i banconi corrono lungo i lati maggiori le cui pareti sono rivestite da pannelli in legno fino all'altezza delle grandi finestre. Il soffitto è riccamente decorato e riquadrato da cassettoni e modanature di legno scolpito e stucchi; i grandi lampadari sono in ottone. Il matroneo, altissimo rispetto al piano della sala, ha forma ovoidale. Esso non è più in uso; una parte dei banchi della sala è stata riservata alle donne. L'Aron è isolato dalla sala da una balaustra di legno semicircolare che racchiude una pedana con due gradini, sul quale è posto il leggio dell'officiante. L'Aron è di stile classico-barocco: ha su ciascun lato due colonne in marmo scuro il cui colore contrasta con il bianco e oro delle Tavole e della corona e l'azzurro del grande fondale. La parete a cui è addossato termina ad arco. La fronteggia la grande Tevah trasformata alla fine del secolo scorso quando fu installato l'organo(10)? Originariamente era costituita da un gran pulpito sormontato da una corona, sorretto da colonne con capitelli corinzi e affiancato da due scale semicircolari. Essa è ora solo un elemento decorativo della sala, poiché non è più utilizzata dall'officiante.

Note
8) Non dimentichiamo che esisteva a Venezia anche una Scuola dei Dalmati.
9) Oltre alle Scuole Grandi, esistevano altre scuole legate principalmente al mestiere dei loro membri (es.: Scuola dei Calegheri).
10) Malgrado l'ostilità dei rabbini più ortodossi, la musica non mancò di penetrare nelle sinagoghe, e se perché un organo entrasse nella sinagoga si dovette aspettare l'anno 1893, è certo che Benedetto Marcello mise in musica cinquanta salmi, dieci dei quali svolti su temi ripresi proprio dalle scuole del Ghetto.

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