di Vanda Pacchiani

Ancora una volta la professoressa Comunello è riuscita a programmarci una piacevole giornata tra bellezze culturali e naturali del nostro territorio. 
 

 

 

 

 

 

 

Sto parlando della gita che noi corsisti delle centocinquanta ore, assieme ai nostri professori e agli appassionati di storia dell’arte, abbiamo effettuato prima della chiusura dell’anno scolastico 1997-98 sia alla Cappella degli Scrovegni, che all’Abbazia del Benedettini di Praglia. A commissionare la Cappella di Padova è stato Enrico degli Scrovegni nel 1303. Parlare di quella meraviglia è fin troppo facile. La dolce armonia del paesaggio, la maestria con cui il pittore ha dipinto le immagini sacre e gli spaccati di vita dei pecorai, mi hanno fatto pensare che stesse per davvero vivendo in un momento di grazia. Descrivere la luminosità dell’oro usato per le stelle, le aureole dei Santi, oppure, l’intensità dei blu dei lapislazzuli frantumati infinitamente da mani sapienti su antichi mortai e poi stesi tra morbidi mantelli e volte celesti, vorrebbe dire lasciare da parte altri mille colori, o altre mille sfumature e non rendere giustizia al pittore che ci ha donato un simile capolavoro.
Dopo aver nutrito lo spirito, per il nutrimento del corpo, siamo saliti con il pullman in cima a una collina. Il tempo dedicato al ristorante per soddisfare la gioia del palato, è stato movimentato e chiassoso. I fotografi dilettanti poi, hanno scattato foto ricordo a fiumi, coinvolgendo professori e allievi.
La storia dell’Abbazia di Praglia, ci è stata spiegata da un frate Benedettino, grazie alla sua disponibilità, abbiamo potuto toccare con mano legni e marmi di quel monastero sorto a dodici chilometri da Padova nel 1080 per volere del Conte Uberto Maltraverso e restaurato nel corso dei secoli. Invogliati da un tiepido sole primaverile e dal panorama di morbidi pendii d’erba, che circondavano parte dell’Abbazia, abbiamo deciso all’unanimità un fuori programma; quello di aspettare l’orario in cui i frati si sarebbero dedicati ai loro canti gregoriani.
I nostri ultimi canti in pullman, le battute spiritose, i saluti portati fin dentro la scuola, sono leggere cornici che tengono insieme dei quadri ben radicati nelle nostre menti. Che altro dire a chi si è dato tanto da fare per farci trascorrere una simile giornata se non “grazie di vero cuore”!

 

ABBAZIA DI PRAGLIA

L’abbazia benedettina di Praglia sorge in un’appartata e tranquilla valle che si distende tra i Colli Euganei. Fondata nel1080, era allora un’abbazia di limitata importanza, essendo una dipendenza della grande abbazia di San Benedetto Po di Polisone, ora soppressa.
Nel XVI secolo si rese indipendente entrando a far parte della Congregazione cassinese, e proprio in quel periodo e fino al 1810, quando l’abbazia fu soppressa, furono riedificati ingranditi e abbelliti gli edifici abbaziali, diventando una delle più grandi nelle terre dell’ex Repubblica Veneta. 
Dopo il 1810, i monaci fecero un breve ritorno, ma nel 1867, furono nuovamente espulsi, per ritornarvi solo nel 1900. Da allora cominciò la lenta ma costante ripresa di Praglia, che dura ancor oggi.
L’abbazia occupa una superficie superiore ai 12000 metri quadrati, ed un articolato insieme di edifici di varie epoche, in parte adibiti ad uso monastico, in parte ad uso culturale o scolastico.
Il trecentesco campanile merlato, accanto alla chiesa dell’Assunta è l’unico resto della chiesa originaria, la quale è stata riedificata nel 1490-1545 su disegno di Tullio Lombardo, presenta un elegante interno rinascimentale a tre navate coperte da volte a botte e conserva tele del 500 veneziano del Campagnola e un crocifisso ligneo del XVI secolo.
Il monastero si compone di quattro chiostri, a destra dell’ingresso, il quattrocentesco chiostro botanico, con belle bifore trilobate a due colori, il chiostro pensile del 1492, così chiamato perché la platea è sostenuta da pilastri a volte da cui si accede al refettorio, con tele del Zelotti e una crocifissione affrescata da B. Montagna, e ad un coro settecentesco in legno lavorato, e il chiostro doppio da cui si accede alla biblioteca che conserva oltre cinquemila volumi.
Praglia è considerata oggi tra le più dinamiche abbazie benedettine italiane, perché è non solo sede di importanti convegni culturali, di un famoso laboratorio di restauro del libro, in cui vengono ricomposti manoscritti, incunaboli e pergamene, ma anche perché, partecipando al Gruppo di Chevertogne (Spagna), tiene incontri interreligiosi, e ha pubblicato, nella casa editrice monastica di Praglia, numerosi e importanti testi in materia. Non bisognerà quindi stupirsi se, entrando nella chiesa dell’Assunta, si potrà assistere ad un culto diverso da quello del Monachesimo Occidentale.
I 45 monaci che vivono nel monastero, si occupano anche alla preparazione di prodotti naturali: liquori, creme estetiche, erboristeria e prodotti dolciari, che sono a disposizione dei visitatori nella foresteria, e coltivando una parte dei vigneti che circondano il complesso abbaziale, si dedicano anche alla produzione vinicola. 

Per saperne di più:
una ricerca della Scuola Media Guinizzelli di Monselice
il sito della Provincia di Padova
il sito del Comune di Teolo