a cura di Ardelia Boscolo e Daniela Bellato

Quest'anno, nel periodo pasquale, è stato effettuato un tour in Andalusia sempre preparato dal professor "gita" alias Giuseppe Voi. Sono partiti in settanta e arrivati a destinazione si sono divisi in due gruppi con relative guide. Ecco qui, a caldo, alcune impressioni di corsiste che hanno partecipato al viaggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




 

 

 

di Ardelia Boscolo

Non so se fare solo cronaca o scrivere sensazioni. Intanto sarà bene che mi provveda di un vocabolario per scrivere in modo esatto tutti i superlativi degni a decantare tanta bellezza creata da mamma natura e contornata dall’opera dell’uomo. Andalusia, il nome stesso è un fruscio di seta. Mi dispiace che ho solo la parola per esprimere ciò che ho provato di fronte a tanto spettacolo. Mi provo: fantasmagorico, magnifico, irreale, caleidoscopico, e chi più ne ha più ne metta. Riassumo semplicemente: da restare a bocca aperta.
Dicono che l’Italia è bella, niente da dire, noi abbiamo tesori d’arte a iosa, belle città mari e monti da essere orgogliosi e da bravi campanilisti crediamo d’avere il monopolio della bellezza.
Pia illusione! Il bello è in tutto il mondo.
Bando all’entusiasmo, un po’ di cronaca: Torremolinos, siamo arrivati e ripartiti da qui, purtroppo grattacieli moderni, che rovinano il paesaggio. Praticamente abbiamo fatto il giro del "paletto" e in mezzo Malaga, Granada, Cordoba, Siviglia. Vorrei narrare quello che mi ha colpito di più. Ma come faccio? È stato come un continuo bombardamento: Se volete i particolari andateci e vedrete di persona. Vi assicuro che ne vale la pena. Non posso fare a meno però di nominare la Moschea, l’Alcazar Reale, l’Alhambra, e che dire della Gueva de Nerja formata da tante e incredibili stalattiti. Di questo mi resterà il ricordo oltre all’inesprimibile fascino, i tanti gradini per ammirare il tutto. Spero di non sbagliare nel nominare le varie località, capirete non ci vado tutti i giorni. Meravigliosa la visita a Malaga fino al castello-fortezza di Gibralfaro dalle cui torri si gode il panorama di Malaga, il porto e la Plaza de Toros.
A proposito, niente corride, solo un’arena, ma il toro stava facendo un riposino dopo aver bevuto l’ultimo bicchiere di sangria, ci ha snobbati e non si è fatto vedere. Del resto tutti questi turisti al toro fanno un baffo. Per lui è importante solo il torero e cerca di infilzarlo con le corna. Ma che avrà fatto il toro per essere ferito, ucciso e trascinato via a quel modo!?! Tra l’altro è daltonico e non è il rosso della muleta che lo fa infuriare ma questo drappo davanti al muso e i vari "picadores" ecc. Eccola la Spagna, tanto religiosa poi infierisce su una bestia che poverina pesa solo circa 800 chili. Così è.
Alberghi a quattro stelle. Self service. Peccato d’avere uno stomaco solo. C’era abbondanza di piatti da far invidia a Crapulone. Nell’uscire dal buffet mi veniva il torcicollo e avrei voluto essere Giano per vedere fino all’ultimo tutta quella grazia di Dio. E le processioni? Una realtà virtuale. Specialmente con gli incappucciati che portavano il carro religioso sulle spalle. No, non ero io. A un certo punto vedendo sul carro la Madonna con il Cristo tra le braccia mi ha preso un nodo alla gola e spontaneamente mi è venuta una invocazione. Da dura, in un altro momento, davanti a tanto spettacolo di folla e di fede, avrei detto "patetico", ma chissà che rigurgito mi ha preso, forse suggestionata dalla gente che si faceva il segno della croce, non lo so. Più che brava la nostra guida, che parlava con cadenza toscana, simpaticissima, e così pure il gruppo a cui ero aggregata sotto l’egida di Giancarlo che teneva d’occhio un po’ tutti.

Ci sarebbero ancora tante cose da scrivere ma ho finito il foglio, del resto parlando di sensazioni, sono concetti, perciò razionali, quindi non si possono materializzare. O.K.? Quindi finisco qui.


di Daniela Bellato

Sentire il calore del sole, il profumo degli aranci, l’odore d’incenso delle sue processioni.
Assaporare i gusti forti della cucina andalusa.
Percepire la vita, il calore della gente, la loro genuina religiosità mista forse a superstizione: per loro andare in processione è come andare a una festa che li coinvolge in maniera vitale, allegra, non triste.
Mi è piaciuto tanto, forse tutto, ma mi sono rimaste: L’Alhambra, per l’eleganza, la raffinatezza, lo splendore di quella residenza regale; mai pesante sempre raffinata se pur ricca di decori.
I giardini del Generalife casa di vacanza e parco dei re, dove le piante scolpite, le fontane, i fiori, le costruzioni in pietra formano un tutt’uno armonico. Il paesaggio che mi hanno evocato è stato quello delle Mille e una notte.
La Moschea di Cordoba rimane impressa tanto quanto la chiesa di San Marco. Dentro si respira un’atmosfera che invita al silenzio, ad abbassare la voce e a riflettere. È grandiosa, piena di colonne che formano innumerevoli corridoi.
Mijas, paesino bianco sulla collina; si respira aria araba, aria pulita e calda.
E poi L’arena di Ronda, questo cerchio giallo, il più antico di Spagna, le vie dei quartieri arabi, la veduta di Malaga dall’alto, col porto più bello del mondo perché pulito, elegante non c’è degrado come negli altri quartieri portuali...gli eucalipti e...

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