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Pisa, gloriosa per storia, per arte e per tradizioni di
cultura, è adagiata, in pianura, attorno alle sponde dell’Arno, a circa
12 km di distanza dal Mar Tirreno e in prossimità delle alture del Monte
Pisano.
Come mai potrebbe chiedere qualcuno Pisa fu una potente Repubblica
Marinara se... era distante dal mare? E’ una domanda giusta. Pisa,
però, è lontana oggi dal mare. Un tempo non lo era. Infatti l’Arno,
appena superata la città, sfociava in mare attraverso vaste lagune che
costituivano una specie di golfo. Sei o sette secoli prima della nascita
di Cristo quel golfo attrasse alcuni coloni greci che vi fondarono una
città, in seguito occupata dai Liguri, dagli Etruschi, dai Romani: la
città era Pisa. Su quel golfo, detto Sinus Pisanus, l’imperatore
Augusto fondò il "Portus Pisanus" cioè una base navale di
grande importanza per le imprese romane nel Mediterraneo occidentale.
Nei primi secoli del Medioevo, il Porto Pisano continuò a svolgere una
vivace attività marinaresca. Cominciò quindi ad assumersi l’eroico
compito di arginare le minacce dei Saraceni, i feroci pirati arabi che
assalivano i paesi delle coste tirreniche incendiandoli e
saccheggiandoli.Nel 1015, infatti, ecco che i Pisani liberano la Sardegna
dai Saraceni e vi affermano il loro dominio. In seguito, con l’aiuto di
Genova, Pisa occupa la Corsica e aiuta i Normanni a conquistare la
Sicilia.
Ha inizio in tal modo, il periodo più glorioso della vita della città.
Erettasi a libero Comune, Pisa ingrandisce rapidamente e si arricchisce di
monumenti insigni.
Nel 1099 le agili navi della flotta pisana partecipano alla spedizione
della Prima Crociata. Da allora esse veleggiano da un capo all’altro del
Mediterraneo, svolgendo prosperi traffici con l’oriente.
Il secolo XII la città vede affermarsi la potenza marinara di Pisa con le
vittorie su Amalfi e sui Musulmani di Spagna. Il dominio di Pisa si
estende in Sardegna e in parte alla Corsica e sul litorale toscano, da
Portovenere a Civitavecchia, mentre la città si adorna di tre gioielli:
il Duomo, il Battistero, il Campanile, magnifici esempi di architettura
romanico-pisana che si diffonderà poi per tutta Italia.
Nel secolo XIII, cominciano ad addensarsi oscure nubi sulla splendida e
fiorente vita della città. Le nubi venivano da nord e da est, cioè da
Genova, rivale potentissima sul mare, e da Firenze, che tendeva a
espandersi lungo l’Arno fino al litorale tirreno. Lo scontro con la
prima avvenne nel 1284, presso lo scoglio di Meloria. In quella celebre
battaglia navale trionfò la flotta di Genova e la sconfitta subita fu un
colpo durissimo per i Pisani.
Seguì un periodo di feroci discordie interne che posero termine alla
libertà comunale.
Nel secolo XIV la città fu signoreggiata da Uguccione della Faggiola,
dalla famiglia della Gherardesca, dalla famiglia dei Gambacorta. Anche i
domini coloniali, non più protetti dalla flotta, caddero l’uno dopo l’altro,
a cominciare dalla Sardegna.
Nel 1399 toccò a Pisa la grave umiliazione di vedersi venduta ai
Visconti, signori di Milano. Se ne liberò con una riscossa nel 1405, ma
nello stesso anno fu occupata da Firenze. Era ormai la fine per la
splendida repubblica marinara di un tempo.
Rassegnata al dominio dei Fiorentini, Pisa attraversò un lungo periodo di
decadenza da cui si risollevò soltanto sotto la Signoria dei Medici.
Per volere di Alessandro de’ Medici, infatti, fu riattivata l’antica
Università. Cominciò così un nuovo periodo di benessere durante il
quale fiorirono gli studi e rifulse il genio di Galileo Galilei.
Anche sotto i Granduchi di Toscana e, più tardi, sotto i Lorena, Pisa
ebbe una vita prospera e tranquilla, distinguendosi particolarmente come
nobile centro di cultura.
Unita al Regno d’Italia nel Marzo 1860, la città subì durante l’ultima
guerra gravi bombardamenti aerei che distrussero o danneggiarono
moltissimi monumenti, in special modo chiese e palazzi medievali.
Pisa è divisa dall’Arno in due parti quasi uguali ed
è una vista suggestiva con lo sfondo del Monte Pisano e le sue case che
si rispecchiano nell’acqua. Ci sono molti ponti che uniscono le due
parti della città e il Ponte di Mezzo sta proprio al centro ed è
vivamente conteso nel celebre "Gioco del Ponte" dai Cavalieri in
costumi medioevali che rappresentano appunto le due parti di Pisa.
Le numerose chiese sono tutte dei capolavori; la piccola chiesetta di S.
Maria Spina, tutta fiorita di guglie, pinnacoli e statue è un vero
gioiello dell’arte gotico-pisana. Nel suo interno, che un tempo
custodiva una "spina" della corona di Gesù, sorride soave una
statua della Madonna del Latte, capolavoro di Nino Pisano. C’è poi la
chiesa romanico-pisana di San Paolo di Ripa d’Arno del XII secolo, con
una bellissima facciata traforata da logge e sullo spiazzo dietro la
chiesa, sorge la radiosa Cappella di Sant’Agata, sormontata da una
cupola a piramide come la chiesa del Santo Sepolcro.
La strada più famosa di Pisa è via Santa Maria; percorrendola
incontriamo la chiesa di S. Maria con un campanile cilindrico leggermente
inclinato, la casa Pacinotti in cui nacque e morì il grande fisico
pisano, la Domus Galileiana, che custodisce ancora numerosi cimeli del
sommo scienziato ed è centro di studi, il museo di Storia Naturale e un
orto Botanico con rigogliose coltivazioni di varie specie di piante. |
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Ma è proprio alla fine di questa strada che si
apre davanti ai nostri occhi uno spettacolo meraviglioso: è la piazza del
Duomo, detta anche "Piazza dei Miracoli" per la mirabile armonia
dei monumenti che la compongono. Questi monumenti sono: il Duomo, il
Battistero, il Campanile o Torre Pendente e il Camposanto. Candidi di
marmo, essi si innalzano da un’ampia distesa erbosa, come un prodigio di
grazia e bellezza.
Avvicinandoci alla Torre più famosa del mondo, viene da pensare:
"Santo cielo come pende!" Ma niente paura: ormai sono otto
secoli che pende così; l’inclinazione è di oltre quattro metri
rispetto alla verticale e i gradini della scala a spirale che portano alla
sommità sono 294, essi conducono alla cella campanaria, con la terrazza
da cui Galileo fece i suoi esperimenti sulla caduta dei corpi pesanti. Il
Campanile è alto 55,22 metri dal lato più alto e 54,52 da quello più
basso.
Venne iniziato nel 1173. Interrotto a causa del cedimento del terreno fu
ripreso nel 1275.
Il Duomo, capolavoro dell’architettura romanico-pisana è uno dei
massimi monumenti religiosi d’Italia. Iniziato nell’anno 1063 dall’architetto
Buscheto, esso fu portato a termine, dopo oltre un secolo, dall’architetto
Rainaldo. L’esterno è decorato da statue, da mosaici, da rosoni, da
logge e dalle preziose porte in bronzo della facciata e dell’abside.
L’interno, luminoso, è suddiviso da cinque navate di alte colonne di
granito e tra altre innumerevoli opere d’arte sono da segnalare i
dipinti di Andrea del Sarto, del Gianbologna, del Sodoma, del Ghirlandaio
e di Tino di Camino, autore quest’ultimo, della bella tomba di Arrigo
VII.
Ma l’opera più bella, è senza dubbio, il celebre Pergamo di Giovanni
Pisano, straordinariamente ricco di sculture che raffigurano, con
drammatica potenza, numerose scene dei vangeli. Accanto al Pergamo, di
fronte alla grande abside ornata da un mosaico al quale lavorò anche
Cimabue, pende un lampadario in bronzo: è la famosa "lampada di
Galileo," le cui oscillazioni suggerirono al sommo scienziato le
leggi fisiche sul pendolo...
Il Battistero è tutta una delicata trama di colonnine, di arcature, di
guglie e di loggette e ricchi coronamenti gotici.
Esso fu iniziato nel 1152, dall’architetto Diotisalvi, e proseguito nel
secolo seguente da Giovanni e Nicola Pisano. Mirabile, delle quattro
porte, è quella che fronteggia il Duomo, ornata da intagli a rilievi
finissimi. L’interno del Battistero, semplice e solenne è animato dal
magnifico Pergamo di Nicola Pisano, da un’ampia vasca battesimale, opera
di Guido da Como, e dalle grandi statue della Vergine, degli Evangelisti e
dei Profeti, che si innalzano presso le pareti.
A fianco del Duomo e del Battistero si allunga il marmoreo recinto del
Camposanto. Forse nessun altro cimitero è tanto ricco di opere d’arte.
Troviamo queste opere (affreschi, sculture, sarcofagi) raccolte nelle
quattro gallerie (o bracci) dell’elegantissimo portico che si affaccia
sul rettangolo del Camposanto. Degli affreschi che decorano le pareti, i
più celebri sono quelli che raffigurano il Trionfo della Morte, il
Giudizio Finale e l’Inferno, vastissime composizioni di un pittore
toscano rimasto ignoto. Altri affreschi sono quelli che rappresentano 23
storie dell’Antico Testamento, dipinti da Benozzo Gozzoli, e le storie
di San Ranieri, dipinte da Andrea Buonaiuti di Firenze.
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lucca e la sua storia |
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Lucca è adagiata, presso la riva del Serchio, in una
ridente piana resa feconda dai suoi operosi abitanti. Sai com’è
chiamata Lucca? E’ chiamata "la città dell’arborato
cerchio".
L’arborato cerchio è la sua pittoresca cerchia di mura bastionate,
tutte verdeggianti di alberi.
Per conoscere le origini di Lucca, occorrerebbe risalire ai lontani tempi
degli Etruschi. Ma si sa così poco di quei tempi! E’ certo, invece, che
la città, già circondata di mura, era "colonia" romana nel 180
a.C. e che divenne "municipio" nell’89 a.C.
A ricordo del periodo romano rimangono oggi i ruderi di un anfiteatro.
Caduto l’Impero, ritroviamo Lucca capitale di un potente ducato
longobardo. Da allora la città fu per molto tempo il maggior centro della
Toscana, più importante, a volte, persino di Firenze.
Giungiamo così al 1119, anno in cui la città si costituì a libero
Comune dando inizio al periodo più intenso e più prospero della sua vita
grazie al florido commercio della seta e dello sviluppo dell’attività
bancaria. Nel 1314 Uguccione della Faggiola, signore di Pisa, s’impadronì
di Lucca e la saccheggiò, tiranneggiandola per due anni. Riuscita a
liberarsi, la città proclamò capitano generale Castruccio Castracani,
nobile lucchese. Abile politico e valente capitano Castruccio estese il
suo dominio su Pistoia, Volterra e altri Comuni, meritandosi la nomina a
Duca e a Vicario Imperiale. Alla sua morte, avvenuta nel 1328, cominciò
per Lucca un triste periodo, che la vide soggetta a varie dominazioni, la
più lunga delle quali fu quella pisana. Dal 1369 al 1799, la città fu
sempre indipendente come Repubblica aristocratica, cioè governata da
cittadini lucchesi della nobiltà. Nel 1805 Lucca fu eretta a Principato
da Napoleone, il quale ne affidò il governo alla sorella Elisa e allo
sposo di questa, Felice Baciocchi.
I Baciocchi governarono saggiamente fino al 1813, dando a Lucca
prosperità economica e progresso in tutti i campi. E così fecero i
Borboni succeduti ai Baciocchi. La città fu unita al resto della Toscana
nel 1847 ed entrò a far parte del Regno d’Italia il 15 Marzo del 1860.
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lucca
e i suoi monumenti |
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Come si è detto Lucca è cinta da mura e per accedere
al suo interno ci sono diverse porte; la Porta San Pietro ci guida
direttamente fino al centro. In Piazza Napoleone c’è il monumento a
Maria Luisa di Borbone e l’edificio che giganteggia su un lato della
piazza è il Palazzo della Prefettura, iniziato nel Cinquecento dall’architetto
Ammannati. Esso racchiude due grandiosi cortili, di cui uno è detto
"degli Svizzeri"e ospita la Pinacoteca Nazionale, con una
pregevole raccolta di noti artisti fra i quali Vasari, Tiziano, Tintoretto.
La chiesa romanica di San Giovanni è adorna di un leggiadro portale ed è
affiancata da uno spazioso Battistero del Trecento. Il Duomo di Lucca,
fondato nel XI secolo, ma ricostruito più volte nei secoli seguenti, è
dedicato a San Martino, il Santo che spartì il proprio mantello con il
povero e il cui atto di pietà è ricordato ogni anno a Novembre, dai
luminosi giorni dell’"Estate di San Martino". Il tempio ci
presenta una stupenda facciata marmorea traforata da loggette e con un
portico a tre arcate sotto il quale ammiriamo bellissimi bassorilievi
raffiguranti le "Storie di San Martino", i "Mesi", il
"Martirio di San Regolo" e una "Deposizione" di Nicola
Pisano. Anche l’interno è ricchissimo di opere d’arte: il pulpito e i
due angeli della Cappella del Sacramento, l’altare di San Regolo e il
Tempietto del Volto Santo. Quest’ultimo custodisce un prezioso e
veneratissimo Crocefisso in legno, ricordato anche da Dante nella Divina
Commedia. Un’altra stupenda chiesa è San Michele in Foro. Simile a un
grandioso gioiello, la sua facciata marmorea è tutta un ricamo di logge
sovrapposte e preziosamente scolpite che culminano nella colossale statua
dell’Arcangelo San Michele.
L’interno, a tre navate, custodisce fra altre opere d’arte una Madonna
col Bambino di Andrea della Robbia e un dipinto di Quattro Santi, eseguito
da Filippo Lippi.
La Basilica di San Frediano è vigilata da un campanile coronato di merli
e con una nobile facciata la cui parte più alta è decorata da un immenso
mosaico bizantino che rappresenta l’Ascensione. Nell’interno,
suggestivo e solenne, ci si presentano queste mirabili opere d’arte: una
grande vasca battesimale del secolo XII, con rilievi che raffigurano la
storia di Mosè; un altro fonte battesimale di Matteo Civitali con accanto
alcune terrecotte smaltate di Andrea della Robbia; le magnifiche sculture
di Jacopo della Quercia nella Cappella dei Trenta.
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