a cura di Paola Artusi
I poeti del Saba
L’iniziativa si giustifica per il fatto che il corso da sempre ha una duplice valenza, una squisitamente didattica che concerne lo studio di opere ed autori secondo il dettato “ministeriale” esposto in anteprima nella rivista “EP” di ogni anno, l’altra creativa e produttiva in perfetto stile Saba che considera il corso come un laboratorio aperto alle proposte e novità poetiche di Mestre e dintorni.
E’ per tale motivo che invitiamo in aula quanti hanno a cuore ma soprattutto fanno poesia, perchè presentino e discutano con noi le loro poesie, e tra gli ultimi sono stati nostri ospiti M.Dello Jacono e M. Polles.
Siamo inoltre in contatto come associazione con cenacoli di poesia disponibili al dialogo ed all’interazione letteraria, e fra questi il gruppo poesia Mestre.
Alcuni dei nostri frequentanti fanno poesia collaborando con tali gruppi o partecipando ad incontri e concorsi locali e nazionali, insomma non solo studiando ma anche producendo versi.
Allora ci siamo detti: perché non raccogliere le poesie di questi poeti Saba? ed ecco la prima, seppur succinta, antologia che vi porgiamo; e siccome chi scrive ha parecchio materiale ci siamo dati una regola, per stavolta una poesia a testa e per la prossima edizione si vedrà.
Con una chiosa finale.
La signora Paola Artusi ormai eletta all’unanimità lettrice ufficiale (brava ed appassionata tra l’altro) e “voce poetica” del Saba (molti hanno avuto modo di apprezzarla nei prodromi letterari del Dante quando prima del film recitava testi poetici scelti in sintonia con temi ed eventi inerenti le diverse proiezioni) chiude ogni nostra lezione proponendo una poesia a lei gradita, ma possiamo dire, data la cura e le motivazioni con cui sa porgerla, gradita ed apprezzata da ogni corsista.
Così questa raccolta si chiude con i profondi e suggestivi versi di Hamda Khamis, poetessa del Bahrein.
Buona lettura a tutti nella speranza anche che questo articolo “poetico” invogli altri a farci compagnia l’anno prossimo nella nostra avventura letteraria Saba.
GUERRA
Umanità dolente,
ammassata
sopra camion di paura,
fugge,
il cuore a pezzi,
pericolo immane.
Uomo contro uomo,
storia vecchia,
la solita,
lacera, sventra, uccide,
in nome di che, mio Dio!
Guerra,
sporca parola,
intrisa di sangue.
Alberta Salmeri
LA NONNA
Nella notte carica di lampi
la nonna, attratta dal paesaggio lunare
guarda solo una bimba che cammina
lungo il fiume.
Dove ogni cosa sembra distrarsi
lei tutta intera immersa
è completamente nel paesaggio.
Ricordi, nonna, i nostri passi sul sentiero
tenevano calmi i pensieri,
erano i fili del nostro destino
che si intrecciavano sbagliati
era la guerra che non volevamo.
Ricordi, il giorno familiare
accavallava orti e giardini
lumachine e cavolaie si attardavano
sulle verdure e fiori.
Tu stessa dissolta cenere
Tu stessa orto e giardino.
Per un momento, nonna
fammi dimenticare, coprimi…
Ricordi, guardavamo negli occhi
i giorni delle promesse,
le lucciole ritornavano
e le credevamo stelle
mentre l’alba aveva fragranza
di biscotti e pane caldo.
Erano chiassosi quei giorni
giorni felici che ci legavano
e ci portavano sempre
di nuovo a casa.
Mariacarla Gennari
LA RAGNATELA
Una trave e un bastone, fanno d’approdo.
Bava intrecciata, crea
similitudini di tela pregiata.
Capolavoro, che la brina
evidenzia al mattino
e la brezza, fa ancheggiare.
Anche l’uomo
costruisce la sua “ragnatela”
protezione e ristoro per ogni ritorno.
In punta di piedi, con saggezza
si dovrebbe adagiare
per non distruggere, le raggiunte certezze.
Luigina Bovo
MUSICA SUBLIME
Danzano note, si rincorrono, si accavallano
in un crescendo di suoni, teneri, leggiadri
poi sempre più forti
per divenire ancora leggeri, quasi sussurrati
fino ad innalzarsi violenti.
Armonia che avvolge,
si libra, prorompe impetuosa,
poi scende lieve.
Melodia in frantumate note
fugge e ritorna, scompare e riappare.
Filigrane di stelle roteano,
volteggiano farfalle impazzite.
Delicatezza soffusa vibra per dissolversi
in suono – etereo incanto -.
Sinfonia aleggia nell’aria
scivola, rotola, si fa muta invocazione
a diventare violenta, devastante,
pura essenziale follia.
Musica, evanescente magia
vibrazione dell’anima,
musica, essenza del sublime.
Mara Penso
VENEZIA NEL RESPIRO D’AUTUNNO
Come gramaglia stesa sui colori,
la nebbia in cui Venezia s’è svegliata
grava sui tetti e scivola sui muri.
E’ l’umido respiro di novembre
che ristagna sulla città dei Dogi
e tramuta antiche pietre in vaghe ombre.
Spettri le case l’una all’altra strette,
tristi e smarrite nel grigio salmastro
la cui immagine più non si riflette
sull’appannato specchio del canale
dove l’acqua, spinta dallo scirocco,
dal fondo lievitando lenta sale
fino a insinuar le sue bagnate dita
lungo le fondamente e nelle calli
per seminar silenzio sulla vita.
Ma basta un soffio timido di vento
e il defluire dell’acqua verso il mare
che questa mia città in un sol momento
torna ninfea che sulla laguna
galleggia tra le gondole serena
cullando amori nel chiaror di luna
(nota: a Venezia si chiamano “fondamente”-usato come plurale
di fondamenta- le rive.)
Giacomo Soldà
Hamda Khamis
poetessa bahrenita
Quel che non è mio
Tutto quel che ora esiste
non è mio.
L’uomo che si sta facendo la doccia
non è mio.
L’uomo che è stanco
di correre nei miei labirinti
non è mio.
L’uomo educato
che si lima le unghie
prima di grattare la mia monotonia
non è mio.
Queste pareti pulite
non sono mie.
La casa con tutto ciò che è comune e familiare
non è mia.
Il cavallo adornato con sella e briglie
non è mio.
L’aperta campagna
è mia
il tramonto sui prati
è mio
la passione di un cavallo libero
è mia
l’orgoglio dei cervi
è mio
questo splendore
e questo universo
sono miei!