Antonio Socal è docente di Scienze Umane per l’Associazione Nicola Saba.
Temi trattati: psicologia, sociologia, antropologia culturale nella letteratura

 

 

di Antonio Socal

 

Il tema del doppio

Che il doppio nella letteratura occupi un posto rilevante appare quasi una ovvietà e il tema non manca di arricchirsi continuamente fino a costituire una sorta di sotto-genere letterario.
Certo, c’era stato un momento particolarmente ricco da questo punto di vista, nella seconda metà dell’ottocento e nel primo novecento (qui soprattutto con gli sviluppi cinematografici), come se il particolare livello di evoluzione sociale di quel periodo avesse richiesto il tema, lo avesse sollecitato.
Riesce impossibile non metterlo in rapporto con la nascita della psicoanalisi; lo stesso Freud lo ha evocato, e un fondamentale libro di Otto Rank lo ha codificato in via definitiva (per un primo orientamento si può rimandare all’articolo sul doppio in Wikipedia).
A noi oggi la cosa appare come un sintomo, per quel periodo, di un malessere sociale: il doppio implica l’impossibilità di accettarsi, il soggiacere dell’individuo a contraddizioni così laceranti da non trovare sintesi in una società perbenistica e repressiva.
La scoperta freudiana dell’inconscio, quella acquisita e sofferta consapevolezza dell’umano di “non essere più padrone in casa propria”, darà una spiegazione psicologica ad una tematica che la creatività intuitiva degli scrittori aveva saputo rendere benissimo.
Certo, l’uomo prende atto di essere una cosa complicata: scopre di non rivelarsi così lineare e perbene come vorrebbe essere e tenderebbe ad apparire.
E non a caso il doppio dei racconti è malvagio, è spiacevole, è infamante, e si carica di tutte le nefandezze che il personaggio principale aborre in pubblico, e che forse non gli sono così estranee, in qualche modo fanno parte di lui.
Nel corso che si è concluso nello scorso anno, sono stati presi in esame tre capisaldi della problematica, che sono anche delle opere letterarie di primaria importanza e di grande successo: si tratta de Il sosia di F. Dostoevskij (questo della prima metà dell’ottocento e sorprendentemente anticipatore), de Lo strano caso del dottor Jekyll e di mister Hyde di R.L. Stevenson, e de Il ritratto di Dorian Gray di O. Wilde.
Tutti e tre accomunati, oltre che dalla tematica psicologica del doppio, che allude ad una scissione della personalità, ad una spaccatura dell’Io, anche dall’individuazione di un profondo disagio sociale, di una difficoltà ad adattarsi ai valori e ai parametri comportamentali che le società delle rispettive narrazioni esigono.
Come se l’Io, stretto nelle strozzature delle aspirazioni e delle convenzioni, non potesse che arrendersi e spezzarsi. Come inevitabilmente accade.
Con tutte le variazioni del caso, il tema ha continuato ad ispirare opere: impossibile non ricordare qui Il visconte dimezzato di Italo Calvino e il più recente L’uomo duplicato di J. Saramago.